Proposte di lettura, ascolto e visione

arti visive, architettura e paesaggio

Arte pubblica a Bologna
Una parte della scultura bolognese in epoca fascista, forse la più significativa, fu arte per il popolo, destinata ad esaltare alcune idee forza del Regime o a decorare i luoghi simbolo della città moderna. Accantonata assieme al ricordo di una esperienza storica negativa, travolta dal mutare del gusto e degli stili, la scultura pubblica di Bologna ha subito uno strano destino: è ancora ben presente per le strade, ma risulta quasi invisibile.
Le terre dipinte
Piatti, bicchieri, zuppiere, presentatoi, vasi da farmacia, caffettiere, versatoi, lava mani, tazze da brodo, alzate, marescialle, crespine, rinfrescatoi per bottiglia e bicchiere, sottobicchieri, calamai, orinali da donna ... [ma anche] posate, sputacchiere, pomoli da zanetta, lucerne, spergoli da acqua santa, candelieri ... (Le più belle maioliche ... a cura di L. Foschini, Torino 2011, p. 22)
La montagna sacra
Lungo le vallate e sulle vette del nostro bell'Appennino, nella vasta e ubertosa pianura, attorno e fuori delle antiche mura della città, in sempre più laborioso sviluppo, sorsero attraverso i secoli i santuari, le pievi con le chiese parrocchiali dipendenti, le abbazie e i cenobi degli ordini monastici, le cappelle e gli oratori dovuti alla popolare devozione. Varie di queste sacre costruzioni, disperse fra i monti ... sono giunte fino a noi.La citazione tratta dal bel libro di Giuseppe Rivani sulle chiese e i santuari della montagna bolognese (1965, edizione ormai remota) introduce questa bibliografia, che si affianca a quella sui borghi e antiche le case di pietra.
Bologna la Verde
Una bibliografia che tratta del verde a Bologna sotto varie angolazioni: i giardini e i parchi della città e della provincia, gli orti urbani, gli alberi e la flora, ma anche i giardini storici e le "stanze paese", cioè le decorazioni a giardino presenti in alcune ville e palazzi storici.
Il Nettuno si racconta
Nel mese di agosto del 1564 le acque provenienti da Valverde e dalla Remonda iniziarono a zampillare dalla fontana di piazza, ancora sprovvista della statua del Nettuno, issata sul suo piedistallo due anni dopo. Il condotto di adduzione, proveniente da San Mamolo, giungeva a un "grand'Arbore" di piombo sotto la fontana, da cui si diramavano "vari canali e tubetti" per l'alimentazione dei getti. Alcuni di questi "tubetti" e gli scarichi del "vaso" convogliavano acqua al palazzo del Legato, fornito di stalle, di abbeveratoi e di un giardino. Esistente fin dal 1365, nel 1568 il giardino venne trasformato in orto botanico o "Giardino dei Semplici". (A. Zanotti, Il sistema delle acque a Bologna dal XIII al XIX secolo, Bologna, Compositori, 2000, p. 137)
Borghi senza tempo
La civiltà dell'Appennino bolognese, proprio per il patrimonio tuttora immenso dei borghi e delle case rurali, è soprattutto l'orizzonte culturale della pietra lavorata. Queste parole di Giuseppe Coccolini introducono il tema di questa bibliografia, dedicata all'insediamento umano nell'Appennino bolognese, con un'immagine chiara e concreta: la bella pietra delle antiche case e dei borghi disseminati sulla montagna.
Andrea Pazienza
Cronache dal mondo
La storia nel mondo dal '900 ad oggi raccontata a fumetti.