Carlo Pepoli

1796-1881

Nasce nel 1796 da un ramo della famiglia Pepoli, una delle più antiche e nobili a Bologna. Fin da giovane si distingue come letterato e poeta. È autore tra l'altro di un Vangelo di San Matteo in dialetto bolognese, pubblicato a Londra nel 1862. Anche Gioacchino Rossini musica alcune sue liriche. È un nobile

capace di sentimenti forti, di convinzioni salde, di valori etico-politici radicati fra cui quello della resurrezione della patria, della nazione. Sincero e coerente nella difesa della nobiltà e, nello stesso tempo, anche della dignità e libertà nazionale. (Berselli)

Vice-presidente dell'Accademia dei Felsinei, nel 1825 accoglie a Bologna Giacomo Leopardi. Il 28 marzo 1826, nella sede dell'Accademia, il poeta marchigiano legge una epistola in versi a lui dedicata.

Dopo i falliti moti del 1831, in cui è stato membro del governo provvisorio, è iscritto nel Libro dei compromessi politici come uno dei principali fautori del liberalismo ed è condannato all'esilio perpetuo. E' quindi costretto a lunghi soggiorni all'estero. Entra nella Legione straniera francese con il grado di tenente e combatte contro gli arabi in Algeria.

Fra il 1832 e il 1834 collabora al periodico mazziniano "La Giovine Italia": si sente "fratello di quanti sono tra il mare e l'Alpi".

Nel 1833 pubblica a Ginevra Prose e Versi, raccolta in due volumi dei suoi scritti. A Parigi conosce Bellini e collabora con il giornale dei fuoriusciti "Exilé". Per lui compone il libretto dei Puritani. Passa infine a Londra, dove fino al 1847 è professore di lingua e letteratura italiana all'University College.

Rientra definitivamente a Bologna dopo la partenza degli Austriaci nel 1859. Al suo ritorno è eletto deputato dell'Assemblea costituente delle Romagne e poi al Parlamento italiano.

Dal 1860 insegna filosofia e filologia all'Università di Bologna - della quale è anche Reggente per breve periodo - ed è Segretario dell'Accademia di Belle Arti. Fino al 1880 è nel collegio di lettere e filosofia. E' affiliato alla Loggia massonica "Concordia umanitaria", poi confluita nella Loggia "Galvani".

Nel 1862 assume la carica di sindaco di Bologna, dopo la rinuncia di Lodovico Berti, e la tiene fino al 1866. Dal 1862 alla morte, avvenuta nel 1881, è Senatore del Regno.

  • Aldo Berselli, Bologna dalla Restaurazione al 1831, in: Leopardi e Bologna, atti del Convegno di studi per il secondo centenario leopardiano, Bologna, 18-19 maggio 1998, a cura di Marco A. Bazzocchi, Firenze, L. S. Olschki, 1999, pp. 15-17
  • Marina Calore, Bologna a teatro. L'Ottocento, Bologna, Guidicini e Rosa, 1982, pp. 84-85
  • Andrea Campana, Prosa e poesia dal triennio giacobino al governo provvisorio, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 143-144
  • Tiziano Costa, Grande libro dei personaggi di Bologna. 420 storie, Bologna, Costa, 2019, p. 144
  • Giosue Carducci e i carducciani nella Certosa di Bologna, Bologna, Comune, 2007, p.27

Internet:

Luoghi
  • Palazzo Malvezzi de’ Medici via Zamboni, 13
  • Giardino Martinetti - Collegio Ungarelli via San Vitale, 56
  • Società del Casino via Santo Stefano, 9
  • Eremo di Ronzano via di Gaibola, 18
Cerca sue opere nel catalogo