Palazzo Malvezzi de’ Medici

via Zamboni, 13

Ha risuscitato il mio cuore dopo un sonno, anzi una morte completa, durata per tanti anni ... Mi ha disingannato del disinganno, mi ha convinto che ci sono veramente al mondo dei piaceri che io credeva impossibili.

(G. Leopardi)

Palazzo Malvezzi sorge all’angolo tra Piazza Rossini e via Zamboni. È conosciuto come il Palazzo dal portico buio, per la caratteristica penombra delle sue arcate.

Fu commissionato nel 1560 da Paola Malvezzi e dal figlio Giovanni all’architetto Bartolomeo Triachini sull’area di una preesistente dimora di famiglia. Presenta una facciata porticata in via Zamboni e un prospetto senza portico di fronte alla chiesa di San Giacomo Maggiore.

Entrambe le parti, come il cortile interno, sono caratterizzate da tre ordini sovrapposti, nello stile delle grandi dimore rinascimentali fiorentine e romane.

I Malvezzi erano un casato illustre a Bologna, presente fin dal XII secolo. Presero parte alla vita politica cittadina, parteggiando per i Guelfi prima e poi per i Bentivoglio. La partecipazione alla congiura dei Marescotti nel 1488 provocò la loro messa al bando e l’alienazione delle loro ricchezze. Poterono rientrare a Bologna solo nel 1506, dopo la presa di possesso della città da parte del Papa.

Nel 1725 il palazzo subì importanti modifiche: il marchese Giuseppe Malvezzi de’Medici fece costruire lo scalone d’onore, su disegno dei Bibiena, eseguito da Alfonso Torreggiani.

A metà dell’800 Giovanni Malvezzi promosse la decorazione del piano nobile, affidandola allo scenografo Francesco Cocchi, “ornamentista veramente distinto” con esperienze in vari paesi europei. Questi chiamò in aiuto i figuristi Antonio Muzzi e Girolamo Dal Pane e gli ornatisti Giuseppe Badiali, Andrea Pesci e Luigi Samoggia.

Nel febbraio 1854, al termine dei lavori, l’appartamento al piano nobile fu inaugurato con una grande festa da ballo, voluta dal conte Giovanni.

Nel 1931 il palazzo fu venduto alla Provincia di Bologna. L’adattamento alle nuove esigenze amministrative portò alla dispersione di gran parte dell’arredo originario.

Palazzo Malvezzi ospitò nei primi decenni dell’800 il cenacolo letterario della contessa Teresa Carniani, di carattere aristocratico e con interessi spiccatamente intellettuali, più chiuso e riservato degli altri salotti cittadini.

Conosciuta come la Minerva bolognese, Teresa era una donna malinconica, dolce e raffinata. Educata dal Mezzofanti allo studio delle lettere, scriveva poesie, traduceva classici, era amica di letterati quali Paolo Costa, Pindemonte, Monti.

Giacomo Leopardi, che la frequentò durante il suo soggiorno bolognese nel 1825-26, ne rimase profondamente affascinato. Il rapporto, da lui definito come “un amore senza inquietudine”, mutò però alla fine in freddezza, tra le proteste del poeta.

Approfondimenti
  • Maria Gabriella Mantovani, Il salotto della contessa Teresa Carniani Malvezzi, in: F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, L. Parma, 1988, pp. 33-36
  • Pantaleo Palmieri, Leopardi: frequentazioni bolognesi, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 124-126
  • Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all’arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 4., pp. 1091-1099