Margherita Moscardini
L'artista di manifesto e segnalibro dell'ottavo compleanno di Salaborsa
Il lavoro di Margherita prende forma dalla sovrapposizione di due immagini. La prima è una fotografia dalle ambientazioni familiari: si tratta infatti di una foto scattata nel 1928 durante i lavori in sala Collamarini, l'attuale Auditorium Enzo Biagi. La foto, pubblicata all'interno del libro Il palazzo Comunale di Bologna a cura di Camilla Bottino, fa parte dell'Archivio Storico della Cassa di Risparmio di Bologna e riprende alcune figure impegnate nei lavori di completamento della sala. Margherita ha pensato di sovrapporre a questa fotografia, l'immagine di un ponteggio usato nelle impalcature dei cantieri attuali. Un cantiere contemporaneo sovrapposto a un cantiere antico, per dare vita a un’immagine che trattiene l’idea di un luogo in continua costruzione, in divenire nel tempo, che cambia in un tutto che cambia. Tante sono le possibili suggestioni, letture, riflessioni che possono scaturire dall'associazione tra un cantiere e una biblioteca come Salaborsa, all’interno di un edificio come Salaborsa, cresciuto e stratificato nel tempo. A voi la possibilità di pensarle...
Qualche domanda a Margherita Moscardini:
Chi è Margherita?
Sono toscana e ho studiato all'Accademia di Belle Arti a Bologna. Lavoro da qualche anno sviluppando progetti specifici per gli spazi su cui scelgo di intervenire o nei quali sono invitata. Spazi pubblici e privati. Tra le mostre più importanti, ho partecipato a Public Improvisations, a Careof, Milano, a cura di L.Cerizza e A.Daneri, Mastermind a neon>campobase, Bologna a cura del laboratorio di Cornelia Lauf, IUAV, la personale assieme ad Uzunovsky e Bazzana, galleria SpazioA a Pistoia, Ad'A ad imola, la BJCEM a Bari. Nel 2008 ho vinto il premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, grazie al quale ho realizzato un intervento permanente nel carcere Le Vallette di Torino. Ho avuto la fortuna di frequentare diversi workshop per me importanti, tra cui quello con Peter Friedl della Fondazione Spinola Banna di Torino, e il CSAV Fondazione Ratti di Como con Yona Friedman.
Da dove sei partita per sviluppare il lavoro che hai donato a Biblioteca Salaborsa?
Ho iniziato cercando nei volumi della biblioteca immagini del cantiere che fu allestito durante gli scavi sotto la attuale piazza coperta. Quegli scavi archeologici sono adesso protetti e visibili dalla pavimentazione di vetro.
Mi interessava utilizzare un'immagine appartenente alla storia dell'edificio ma che non si esaurisse nel documento: l idea era quella di costruire sopra quell'immagine una struttura che si presentasse come sua estensione. L'immagine di un processo, in un certo senso. O l'immagine di “una struttura che prepara ad un'altra struttura”.
Il cantiere è spesso architettura temporanea funzionale alla edificazione (o il ripristino) di altra architettura. Come una sceneggiatura, che ha valore autonomo di struttura, e allo stesso tempo vive della tensione di realizzarsi in qualcos'altro.
Un cantiere può essere di diversa natura: edilizio, ad esempio, o di scavi archeologici, può essere allestito per un restauro, per la preservazione, oppure per un consolidamento.
L'immagine di un cantiere manifesta il tempo di un processo che può guardare verso tempi diversi: da una parte la volontà di agire verso la realizzazione di un progetto, dall'altra (nel caso del restauro o nei cantieri di scavi archeologici), agire per la preservazione di un'idea di un'immagine della storia che ci si è fatti, ma che può essere solo arbitraria.
In ogni caso il tempo del cantiere è un tempo indeterminato, fatto sempre di tanti tempi. E' innanzitutto un'attesa (strutturata) che qualcosa si compia, che ha luogo nell'intenzione.
E' quello che accade in una biblioteca: archivio ragionato di tempi diversi, raccolti in un unico tempo indeterminato e destinati a servire infinite trasformazioni perdendo la propria sostanza di documento (autore, luogo, epoca), per passare da dato a pensiero.
Alla fine ho scelto di utilizzare l'immagine di archivio del consolidamento della vecchia sala Collamarini, con il presunto ingegnere che, al centro del cantiere, guarda in camera. Ho sovrapposto a quella, l'immagine di un ponteggio attuale, attraverso il quale il vecchio cantiere è visibile.
Come ti immagini l’utilizzo, la diffusione di questo tuo lavoro, di questa tua immagine attraverso manifesti, cartoline, segnalibri?
Le cartoline e i segnalibri li vedo incastrati fra i libri.
Bologna, è la città dove hai studiato e dove in parte vivi. Sei legata a qualcosa in particolare di questa città?
Tutti i suoni delle cucine, di notte, delle case in cui ho abitato. E poi via di Casaglia, fino alla scuola Longhena, in alto, e poi a destra, giù e a sinistra.
Ora, quali idee ti stanno guidando? a quali progetti stai lavorando?
Sto lavorando ad un progetto piuttosto complesso di cui preferisco non parlare fin quando non è strutturato bene. E intanto sulla documentazione. Sto pensando a quanto sia importante la documentazione all'interno del mio lavoro: i miei interventi spesso vengono distrutti o rimangono inaccessibili, e l'immagine che resta diventa fondamentale. Che si tratti di documentare un processo oppure un fatto che si presume compiuto, sto cercando di sviluppare un modo di documentare che non si dia come conclusione, arbitraria, di un fatto, ma piuttosto come una serie di elementi (fonti?) ancora aperti, magari capaci di alludere a qualcosa che può ancora accadere.
Le biblioteche nella tua storia: hai qualche ricordo in particolare?
Ho sempre avuto due problemi con le biblioteche: io leggo ad alta voce, preferibilmente camminando, e fumo.
Comunque sì: la Biblioteca Palatina di Parma, nel Palazzo della Pilotta, dove studiavo su un testo originale (prima edizione) di Salvator Rosa sulla vicenda critica del Correggio.
Frequenti ancora le biblioteche per cercare informazioni, testi e altro materiale utile per il tuo lavoro?
Capita spesso, sì, ma non è mai materiale che uso direttamente.
Cosa vorresti trovare in biblioteca che ora non c'è?
Una serra. Potrebbe essere ad esempio un wintergarten: dove ora è la piazza coperta, in Salaborsa, c'era in origine l'orto di Ulisse Aldrovandi. Progetto: togliere la pavimentazione di vetro che copre gli scavi. Lavorare direttamente sugli scavi chiedendo a Gilles Clement di riprogettare un orto/giardino a partire dai resti esistenti, e fare della piazza un wintergarten/serra/sala lettura con area fumatori.
Ti piace leggere?? cos'è per te la lettura?
Un privilegio.
Tre libri, tre film, tre cd che consigli.
Libri:
Natural history di Herzog e De Meuron, Canadian Centre for Architecture and Lars Muller Publishers, 2002
Petrolio, di Pier Paolo Pasolini (il manoscritto)
La persuasione e la retorica, Carl Michelstaedter, Adelphi, 1982
Dove si ferma il mare di Yang Lian, Libri Scheiwiller, Playon, 2004
Autoritratto di Carla Lonzi, De Donato Editore, 1969
Il marinaio di Fernando Pessoa, Einaudi, 1988
Le onde, Virginia Woolf, Einaudi, 2002
Film:
La terra vista dalla luna di Pasolini
Cd:
Misery is a butterfly dei Blonde Redhead