Occupazione delle fabbriche
“Gli industriali, legati alla disciplina della loro organizzazione centrale, inviarono una commissione al prefetto per notificargli che, dal giorno 2, avrebbero effettuato una serrata di tutti gli stabilimenti, e per chiedergli che venisse disposto un servizio di vigilanza a tutela degli stabilimenti maggiori” (1 settembre 1920)
In seguito alla decisione degli industriali di effettuare la serrata, il 2 settembre gli operai occupano le fabbriche cittadine, dopo aver sottoscritto un impegno con il padronato a non sabotare la produzione o asportare macchinari e materiali, in cambio del rientro al lavoro.
Sui tetti sono issate bandiere rosse e ci si arma per la difesa. Con il consenso della Camera del Lavoro e del Partito socialista in 56 stabilimenti cittadini vengono eletti consigli di fabbrica.
Sul piano nazionale il movimento diviene politico e pone il problema della conquista del potere. Il 10 settembre a Milano, in una drammatica riunione congiunta tra sindacato e partito socialista, prevale però l'opinione di limitare l'obiettivo della lotta al riconoscimento da parte dei padroni del “controllo sindacale delle aziende”, piuttosto che puntare alla “socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio”.
Anche se in sostanza non ha scopi eversivi, l'occupazione delle fabbriche suscita grandi timori nella borghesia. La rivoluzione appare “soltanto sfiorata, ma comunque percepita come un pericolo ancora incombente” (Gotor).
Secondo Antonio Labriola “l'ossessione socialista incombe fatalmente da tutte le parti". Lo stato liberale appare invece assente e impotente.
Il 27 settembre a Bologna è raggiunto un accordo e l'agitazione giunge a termine. Il 3 ottobre anche gli ultimi scioperanti, gli operai metallurgici, riprendono il lavoro.
Terminata l’occupazione delle fabbriche l’ “Associazione di Difesa Sociale”, che riunisce il fronte antisocialista, decide di costituire e finanziare una organizzazione paramilitare, arruolando trecento uomini armati.
All’appello risponderà il Fascio di Combattimento ora guidato dall’ex anarchico romagnolo Leandro Arpinati (1892-1945).
- Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, p. 193 sgg.
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 351
- Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, p. 8
- Luigi Arbizzani, Sguardi sull'ultimo secolo. Bologna e la sua provincia, 1859-1961, Bologna, Galileo, 1961, p. 138, 141 (foto)
- Giuseppe Brini, Quelli del tramway. Cento anni di vita e di lotta nella città di Bologna, Bologna, Centro Stampa ATC, 1977-1985, vol. I, p. 138
- Castenaso dal Risorgimento alla Resistenza, Castenaso, Comune, 1984, p. 23
- Cento anni sono un giorno. 1893-1993. Il centenario della Camera del Lavoro di Bologna nelle immagini dell'archivio storico, s.l., Musea, 1993, p. 40
- Arturo Colombi, I contadini nella lotta di Liberazione nazionale, in: Al di qua della Gengis Khan, a cura di Remigio Barbieri e Sergio Soglia, Bologna, Galileo, 1965, pp. 176-177
- Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia nell'arte e nella tradizione, a cura e coordinamento di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta edizioni, stampa 1987, vol. I, p. 79
- Emilio Gentile, E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma, Roma, Bari, GLF editori Laterza, 2012, pp. 14-15
- Miguel Gotor, L'Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon, Torino, Einaudi, 2019, pp. 44-45
- Nazario Sauro Onofri, La Strage di Palazzo d'Accursio. Origine e nascita del fascismo bolognese, 1919-1920, Milano, Feltrinelli, 1980, p. 209 sgg.
- Antonio Senta, Rodolfo Vittori, Guerra civile. Bologna dal primo dopoguerra alla marcia su Roma (1919-1922), Milano, Zero in condotta, 2024, pp. 117-119
- Paolo Spriano, L'occupazione delle fabbriche. Settembre 1920, Torino, Einaudi, 1964
- Torri e castelli. Bologna e la sua provincia. Storia, dizionario biografico, opere d'arte, notizie d'oggi, 2. ed. ampliata a cura di Luigi Arbizzani e Pietro Mondini, Bologna, Editrice Galileo, 1966, p. 184
- Sandro Zabbini, Nadia Cesari, Da Napoleone al 1945, in: Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia, nell'arte e nella tradizione, a cura e coordinamento di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta, 1987, vol. 1: Da Bologna a Modena, p. 79

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