Una serie di risorse digitali dedicate alla documentazione della storia, della cultura, della società e delle istituzioni di Bologna e provincia con particolare attenzione all’800-900.

Dalla Cronologia

Accadde oggi, 27 aprile.

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27 aprile 1797
La fine del Senato bolognese
Si radunano a Bologna i consigli del Corpo legislativo della Repubblica Cispadana. Il Consiglio dei Sessanta è ospitato provvisoriamente in Palazzo Pepoli, in attesa della sistemazione definitiva nell'ex Collegio Montalto. Il Consiglio dei Trenta, destinato ai Celestini, comincia la sua attività in Palazzo Ranuzzi. Il 28 aprile è eletto il Direttorio Esecutivo, nelle persone di Ignazio Magnani, Lodovico Ricci e Gian Battista Guastavillani. La sede prevista per il Direttorio è il Palazzo Nazionale (Palazzo d'Accursio), ma le prime riunioni si tengono nel palazzo Magnani e successivamente, non essendovi qui “li necessari comodi”, in palazzo Zagnoni. Il 27 aprile il Senato bolognese ha rassegnato, per mano del suo ultimo gonfaloniere Gerolamo Legnani, il proprio mandato e concluso la propria esistenza plurisecolare. Il 2 giugno i suoi poteri saranno ceduti definitivamente alle nuove autorità della Cispadana.
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27 aprile 1814
Sciolta la Congregazione di Carità. L'Opera pia dei Poveri Vergognosi rimane autonoma
Durante il governo provvisorio di Murat viene sciolta la Congregazione di Carità. Sono istituite al suo posto quattordici amministrazioni speciali, di cui quattro per gli ospedali. Gli istituti di beneficenza saranno di nuovo sottomessi all'Autorità Ecclesiastica in base al Decreto 21 agosto 1815 del cardinale Giustiniani, Delegato Apostolico della Santa Sede. Tra i suoi primi atti vi sarà quello di assoggettare le Opere Pie alle leggi canoniche. Verrà inoltre ripristinata la Congregazione Consultiva con il compito di sorvegliare molti istituti. Nel 1826 papa Leone XII istituirà un'unica Commissione per il loro governo. Il Delegato Apostolico eserciterà, a parere di alcuni, un potere dispotico, come un sovrano assoluto, sciogliendo a piacimento le amministrazioni, ignorando le clausole testamentarie e le consuetudini. Fa eccezione l'Opera dei Poveri Vergognosi - e il Conservatorio di Santa Marta ad essa collegato - che viene affidata a una commissione di dodici cittadini, nominati a vita dalla Curia arcivescovile. Essa riceve di nuovo il suo patrimonio, che ammonta a quasi tre milioni di lire, integrato con quello di altre "Aziende connesse". Fondata nel XIV secolo e inizialmente governata da una congregazione detta dei "frates verecundorum", l'Opera è stata rifondata nel 1479 e dedicata a San Nicolò, con lo scopo di portare soccorso a persone cadute in povertà, che perciò si vergognano di questuare. Offre "sussidi in contanti ed in generi a famiglie decadute di fortuna, di origine civilissima e già possidenti, o almeno esercenti le più nobili mercature ed arti liberali, esclusi gelosamente i poveri dell'ultima classe e specialmente i mendicanti". Sui muri delle case di Bologna non è raro trovare i rosoni con l'effige del santo, che segnalano le proprietà di questa istituzione.
Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
22 ottobre 2020
Vittorio Corcos a Palazzo Pallavicini
Bologna ospita per la prima volta una mostra del livornese Vittorio Matteo Corcos (1859-1933), uno dei migliori artisti della Belle Époque, allievo di Domenico Morelli (1826-1901) e amico di Giuseppe De Nittis (1846-1884). L'esposizione, curata da Carlo Sisi, comprende quaranta opere, suddivise in sei sezioni secondo i temi prediletti dal pittore. E' allestita dal 22 ottobre 2020 al 14 febbraio 2021 nelle sale di Palazzo Pallavicini in via San Felice, la reggia urbana che in passato accolse il Granduca di Toscana e l'Imperatore d'Austria e grandi artisti come Farinelli e Mozart. La pittura di Corcos è molto vicina alla fotografia, con personaggi che si svelano completamente davanti allo spettatore. Le sue donne, in particolare, “emancipate e indipendenti” e dallo sguardo profondo e magnetico (Fanelli), hanno “qualche cosa del fantasma e del fiore”. Come tutte le manifestazioni pubbliche d'arte e spettacolo, anche questa esposizione subirà le chiusure previste nella seconda fase dell'epidemia di Covid- 19.
19 giugno 1927
Il Gran Premio Bologna di automobilismo
Il Gran Premio Bologna di automobilismo (o Circuito di Bologna), organizzato dal locale Automobile Club, si svolge il 19 giugno su un percorso cittadino di 4.800 metri, che include il passaggio attraverso i Giardini Margherita, il rettilineo dei viali Gozzadini e Panzacchi fino a porta D'Azeglio e la salita della via Panoramica. Il traguardo e le tribune sono posti nei pressi dello chalet dei Giardini e il monte premi è di 130.000 lire. Il 1° premio assoluto di 50.000 lire è vinto dal pilota Emilio Materassi (1894-1928) su Bugatti, alla media di 82 kmh. Nella classe 1.500 cc si distinguono due Tipo 26 Maserati guidate da Testi e Ernesto Maserati.
Edifici, giardini e canali
Giardino della Lunetta Gamberini
Il nome del giardino ricorda la linea difensiva voluta dal generale Fanti tra il 1860 e il 1867, che contava 9 forti e 17 lunette munite di cannoni intorno a Bologna e sparse fortificazioni sulle colline. La lunetta prese il nome da una Cà Gamberini che sorgeva nei pressi della via Emilia. L’ingombrante trincea fu un’apparizione effimera, perché il piano regolatore del 1889 ne decretò il rapido smantellamento. Furono conservati solo piccoli presidi, come la Lunetta Gamberini, adibita alla fabbricazione di fulminato di mercurio. Il complesso dell’area verde, che si estende per 14,5 ettari, è frutto di una serie di acquisizioni degli anni ’70. Circondata da una folta siepe con alberi di Giuda, forsizie, scotani, sanguinelli, sinforine e altri arbusti ornamentali, ospita al suo interno impianti sportivi, scuole, un centro sociale e un centro giovanile. Gli ampi prati sono spesso ombreggiati da filari di pioppi bianchi e tigli. Dall’ingresso di via Sigonio, oltre un prato alberato, si alza un rilievo, con le pendici rivestite di robinie, biancospini e olmi, che era probabilmente il nucleo centrale della vecchia postazione.
Canale di Reno - Grada
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.
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Scrittori e scrittrici
Vincenzo Cardarelli
Che ne so io degli Etruschi? Quel tanto solo che m'è dato immaginare, essendo nato, si può dire, in mezzo alle loro tombe ... La civiltà etrusca, evocata di frequente come simbolo morale nelle prose e nelle poesie, ha guidato Vincenzo Cardarelli tra le vicissitudini e le difficoltà della vita. Dopo aver vissuto l'infanzia a Tarquinia, facendo studi irregolari, a diciassette anni fugge a Roma, dove per vivere fa i mestieri più vari. E' dapprima correttore di bozze e poi redattore all' “Avanti!”, dove avvia la sua carriera di giornalista. Comincia a collaborare a vari periodici, dal “Marzocco” al “Resto del Carlino”. Riformato per una malformazione congenita, evita la guerra. Frequenta invece a Firenze l'ambiente letterario della “Voce”, facendo amicizia con Soffici e De Robertis. Nel 1919 interrompe la collaborazione avviata a Roma con il quotidiano "Il Tempo" e si impegna come redattore e direttore della "Ronda", rivista da cui scaturirà un nuovo movimento letterario. Per essa, nel primo numero, detta tre punti programmatici: simpatia per il passato e culto dei classici; leggere e scrivere elegante non come forma, ma come trasparenza dei moti dell'animo; attenzione alle letterature straniere, ma senza "spatriarsi". Nel 1925 inizia a scrivere per il quotidiano "Il Tevere" di Telesio Interlandi, occupandosi di teatro e letteratura. L'anno seguente avvia con Giuseppe Raimondi una collaborazione a "L'Italiano" di Leo Longanesi. Negli anni seguenti è inviato in Russia e scrive sul "Bargello" di Firenze. Pubblica numerose poesie, resoconti di viaggio, prose autobiografiche. A Roma frequenta il caffè Aragno, con amici scrittori quali Cecchi, Soffici, Ungaretti. Nel 1948 vince il Premio Strega con Villa Tarantola e nel 1954 il Premio Napoli con Viaggio di un poeta in Russia. Dal 1949 dirige, assieme a Diego Fabbri, il periodico "La Fiera Letteraria". Amante di Baudelaire e Leopardi, Cardarelli è stato un abile conversatore e un letterato "polemico e severo". Dopo una vita vagabonda e solitaria, è morto povero a Roma nel 1959. (Liberamente tratto da: Wikipedia - Vincenzo Cardarelli) Si fermava spesso a Bologna Nel dopoguerra il gruppo fondatore della "Ronda" effettuava a volte "il suo annuale congresso di partito all'ombra delle due torri". Raimondi, che della rivista era il segretario, ha ricordato che l'arrivo in città di Cardarelli "metteva curiosità e aspettativa". Una volta per stagione, o anche più di rado, il poeta di Tarquinia "sembrava desiderare di ritrovarsi ad un tavolo di trattoria o di caffè" con l'amico Giuseppe Bacchelli, uno dei “sette savi”. Uscendo dalla bella sala liberty del caffè di San Pietro, gli amici Raimondi, Morandi e Bacchelli passeggiavano con Cardarelli lungo via Indipendenza. Ad essi forse si univa anche il giovanissimo e vulcanico Longanesi, ideatore dell' “Italiano”, un periodico decisamente innovativo, al quale tutti collaboreranno. Nel 1929 Morandi e Longanesi furono pienamente coinvolti nella pubblicazione della raccolta di prose d'arte Il Sole a picco, che contribuì alla definitiva affermazione del poeta di Corneto Tarquinia, vincendo quell'anno il premio Bagutta. Il volume uscì in mille copie per le Edizioni dell'Italiano, stampato in caratteri bodoniani su inedite pagine di granturco e con 22 disegni del pittore bolognese. Per la prima ed unica volta nella sua carriera Morandi produsse un set completo di illustrazioni per un testo letterario, segno di affinità e consonanza profonda con la poetica dello scrittore laziale. E' il tempo del rientro nell'ordine di Cardarelli, dell'accostamento a Leopardi, sedentario e malinconico, eletto a modello morale e di stile. Alla sua “deserta poesia dei luoghi fuori mano” fanno eco i paesaggi senza tempo della periferia bolognese e dell'Appennino - o le più rare nature morte - di Morandi. L'amicizia e la solidarietà dei “bolognesi” nei confronti di Cardarelli durerà nel tempo. Nel 1947 Morandi metterà all'asta alcuni suoi dipinti per aiutarlo economicamente. Nel 1962 Raimondi curerà per Mondadori l'edizione delle Opere complete del poeta.
Villa Sampieri Talon
Je vais presque tous les matins à Casa-Lecchio, promenade pittoresque, à la cascade du Reno: c'est le bois de Boulogne de Bologne ... (Stendhal)
Nuvole in Appennino