Disordini e violenze tra neutralisti e interventisti
Il 21 febbraio, dopo un comizio a Porta Gallera presso le scuole De Amicis, alcuni dimostranti si recano in via dei Mille sotto le finestre del “Giornale del Mattino”, che sostiene l'entrata in guerra.
Il 23 febbraio, per protestare contro le violenze subite dai neutralisti in varie città italiane nei giorni precedenti, i socialisti occupano il palazzo dei Notai, nel quale è in programma un comizio del Fascio d'azione rivoluzionaria.
Ne nasce una furiosa collutazione tra gruppi contrapposti. L'ex anarchica Maria Rygier (1885-1953), il futuro quadrumviro fascista Michele Bianchi (1883-1930), il repubblicano Pietro Nenni (1891-1980) e altri esponenti interventisti improvvisano una manifestazione di protesta sugli scalini di San Petronio, dove proseguono i tafferugli a suon di randellate e lanci di sassi.
Da qui parte poi un corteo interventista, inneggiante alla guerra e alla liberazione di Trento e Trieste, che tocca il bar Ponzio, ritrovo di socialisti, la redazione dell'"Avvenire" in via Marsala e termina presso il monumento a Garibaldi in via Indipendenza con un breve discorso della Rygier.
Nel commentare i fatti accaduti, il "Mattino" si chiede ironicamente se "i bastoni della Molinella" sono i nuovi simboli del pacifismo.
Il 25 febbraio il sindaco Zanardi rivendicherà il diritto di esprimere "in qualunque modo l'avversione alla guerra".
Il 26 febbraio in via Indipendenza verranno malmenati il vice sindaco Nino Bixio Scota (1876-1954) e gli assessori Luca Antonio Tosi Bellucci (1883-1916) - che di lì a poco morirà in guerra, disinnescando un proiettile - e Demos Altobelli (1890-1941), chiamati "gli austriaci d'Italia".
- Luigi Arbizzani, Sguardi sull'ultimo secolo. Bologna e la sua provincia, 1859-1961, Bologna, Galileo, 1961, p. 128
- Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 57
- Tiziano Costa, Bologna durante la Grande guerra. Storie di cent'anni fa, Bologna, Costa, 2015, pp. 41-42
- Franco Cristofori, Bologna come rideva. I giornali umoristici dal 1859 al 1924, Bologna, Cappelli, 1973, p. 342
- Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013, pp. 16-17
- Fabio Degli Esposti, La grande retrovia in territorio nemico. Bologna e la sua provincia nella Grande Guerra (1914-1918), Milano, Edizioni Unicopli, 2017, pp. 118-119
- Ignazio Masulli, Società e politica a Bologna dal 1914 al dopoguerra. In tema di origini del fascismo, in La Resistenza in Emilia-Romagna. Numero unico per il 25. anniversario della lotta di liberazione nazionale, Bologna, a cura della Deputazione Emilia-Romagna per la storia della Resistenza e della Guerra di liberazione, 1970, p. 88
- Gaetano Miti, Bologna il comune bottegaio: dai negozi di Zanardi all'Ente dei Consumi, Bologna, Patron, 2015, p. 29
- Nazario Sauro Onofri, La grande guerra nella città rossa. Socialismo e reazione a Bologna dal 1914 al 1918, Milano, Edizioni del Gallo, 1966, pp. 136-138
- Rossano Pancaldi, La prima guerra mondiale a Bologna, in: "Il pensiero mazziniano", 2 (2017), pp. 122-123
- Pane e alfabeto. Francesco Zanardi sindaco socialista di Bologna (1914-1919), a cura di Marco Poli, Bologna, Costa, 2014, p. 147