Bologna "zona di guerra"
Le provincie di Bologna, Forlì e Ravenna sono dichiarate zone di guerra. Accanto a ragioni militari vi sono soprattutto ragioni politiche.
Il Bolognese e la Romagna sono considerate zone potenzialmente sovversive, controllate in gran parte da amministrazioni socialiste di tendenze neutraliste e sede di importanti organizzazioni sindacali di livello nazionale, quali l'USI (Unione Sindacale Italiana) e la Federterra.
Il Prefetto di Bologna Quaranta coinvolge subito i militari nella gestione dell'ordine pubblico, mantenendo il controllo degli affari politici.
I decreti emanati dopo l'ingresso dell'Italia in guerra gli consentono di vietare le riunioni pubbliche e di chiudere le associazioni sovversive.
La repressione colpirà le sedi del partito socialista e i suoi organi di stampa, i circoli anarchici, i sindacati e anche molti religiosi, accusati di "tedescofilia".
- Luca Gorgolini, Il fronte interno: tensioni e proteste sociali, in: Grande guerra e fronte interno. La svolta del 1917 in Emilia-Romagna, a cura di Carlo De Maria, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 122-124
- Fabio Degli Esposti, La grande retrovia in territorio nemico. Bologna e la sua provincia nella Grande Guerra (1914-1918), Milano, Edizioni Unicopli, 2017, pp. 315-316