copertina di Una casa per Jeffrey Magee

Una casa per Jeffrey Magee

Mondadori, 2013

Si racconta che Mitico Magee nacque in una discarica. Si racconta che il suo stomaco fosse una scatola di cereali e il suo cuore una molla di materasso. Si racconta che tenesse al guinzaglio uno scarafaggio lungo venti centimetri e che i topi gli facessero la guardia mentre dormiva. [...] Si racconta. Quanto di tutto questo è verità? Quanto è leggenda?

Mitico non è nato affatto in una discarica. A voler esser precisi, non si chiama nemmeno Mitico. Il suo vero nome è Jeffrey Lionel Magee e, fino all'età di tre anni, abitava in una casa come tutte le altre, con due genitori come tutti gli altri. Poi i genitori sono morti in un incidente stradale, e Jeffrey si è trovato a vivere con zia Dot e zio Dan, che si odiavano al punto di non parlarsi più. A casa degli zii era tutto doppio; c'erano due bagni, due televisori, due frigoriferi, due tostapane. Sarebbero serviti anche due Jeffrey, ma poiché era impossibile, gli zii si limitavano a dividerselo come potevano: Jeffrey cenava con zia Dot il lunedì, con zio Dan il martedì, e così via. Finché, dopo otto anni in una casa doppia, Jeffrey non ne ha abbastanza. La sera dello spettacolo organizzato dalla scuola per l'arrivo della primavera, Jeffrey comincia a urlare e quando smette, esce dall'auditorium e prende a correre. Continua a correre per chilometri e chilometri, senza fermarsi mai. Arrivato a Two Mills, decide di restare. Perché? Perché sulla sua strada incontra Amanda che quel mattino, come tutti gli altri mattini, si trascina dietro una valigia piena di libri. Jeffrey decide di fermarsi perché la ragazzina della valigia e la sua casa al 728 di Sycamore Street sono speciali, ma per un ragazzino bianco come lui non è facile stabilirsi in un quartiere afroamericano, da una famiglia afroamericana. Allora forse vale davvero la pena di diventare Mitico, una leggenda...