copertina di Sulla pelle viva

Sulla pelle viva

Una donna coraggiosa, ribelle, resistente Tina Merlin è stata staffetta partigiana, giornalista de L’Unità, ma soprattutto testimone di una tragedia annunciata, una tragedia che ancora ora oggi fa discutere e per la quale pochi hanno pagato. Il 9 ottobre del 1963 alle ore 22.39 il monte Toc frana nel lago, creando una poderosa onda d’acqua che scavalca la diga del Vajont infrangendosi sul paese sottostante, Longarone in provincia di Belluno. Duemila persone in pochi secondi non esistono più. Case, scuole, negozi, ogni traccia di umanità è stata cancellata, sommersa, inabissata nel fango. Si parla di tragedia, di fatalità ma Tina sa che non è così, già anni prima aveva denunciato, sulle pagine del quotidiano L’Unità, la Sade (ora Enel) per la speculazione dei terreni circostanti al monte e per quella poderosa diga (mostro di cemento) per niente sicura. Interessi economici, politici e storici hanno distrutto un intero paese con il benestare di uno Stato che è rimasto in silenzio a guardare. Questo libro è un documento storico, una inchiesta giornalistica che analizza, scava, denuncia le cause di quell’evento, cause risalenti a vent’anni prima. Determina che ogni azione, seppur piccola e apparentemente insignificante, porta a conseguenze drammatiche quando chi agisce è mosso da meri interessi di potere. La sentenza del disastro arriva solo nel 1982. Tina Merlin non ha ricevuto le minacce di Roberto Saviano ma anzi un silenzio brutale e assordante, forse ben più pericoloso che ha poi portato l’Italia a vivere le pagine più nere della sua storia.