copertina di Memorie di una ragazza perbene

Memorie di una ragazza perbene

Einaudi, 2005

Non soltanto mi avevano condannata all'esilio, ma nemmeno mi lasciavano libera di lottare contro l'aridità della mia sorte; i miei atti, i miei gesti, le mie parole, tutto era controllato; spiavano nei miei pensieri, e con una parola potevano far abortire i progetti che mi stavano più a cuore, qualsiasi rifugio mi era impedito. (...) Ero cambiata, e intorno a me avrei voluto un mondo diverso, ma quale? Che cosa desideravo, esattamente?
È nata il 9 gennaio 1908 a Parigi, in una stanza dai mobili laccati in bianco che dà sul boulevard Raspail. La sua famiglia appartiene all'alta borghesia francese: la madre, bella e giovane, frequenta il bel mondo parigino; il padre è un funzionario dello Stato dagli occhi azzurri e allegri. È una bambina molto felice, serena, curiosa, se non per certe crisi di rabbia furibonda scatenate dalla consapevolezza di aver subito un'ingiustizia. È, poi, una ragazza aperta, sincera, incapace di mentire, e animata dal desiderio di essere indipendente. Destinata per nascita a una vita benestante e conformista, ha davanti a sé un impiego come insegnante di filosofia forse, il matrimonio e la famiglia di sicuro. Sceglie diversamente e diventa Simone De Beauvoir, una delle più grandi filosofe del Novecento, una delle voci più alte contro i pregiudizi, le discriminazioni e gli stereotipi, colei che più di altri lotta per vedere le donne libere e capaci di scegliere la propria vita. Questa è la sua autobiografia.