copertina di I frutti dimenticati

I frutti dimenticati

“Non sono un bravo papà. Sono soltanto un uomo aggrappato alle manopole di una carrozzina. Non capite?, vorrei dire, questa è una barca. E io mi ci tengo stretto per non finire nel mare in burrasca.” Dopo il romanzo Un ultima stagione da esordienti, dove Cristiano descriveva le peripezie un po' strambe della squadra di calcio in cui giocava quando era ragazzino, l’autore romagnolo ci regala un altro bellissimo spaccato della sua terra e della sua vita. L'infanzia passata senza papà, con una nonna impetuosa e un po' bizzarra, che lo accudisce quando la madre è al lavoro. Un nonno spericolato, amante dei motori e della sua lambretta, che procura, al piccolo Cristiano, continue sbucciature cadendo rovinosamente nella piazza del paese. Poi ci sono i ricordi della scuola materna e delle suore orsoline, che in un modo tutto loro cercavano di tenere a freno un branco di bambini selvaggi poco inclini all’ascolto. Infine, la ricomparsa del padre, la fine dell'amore con Anna e la nascita del suo bambino. Un romanzo scritto con leggerezza e ironia, ma che va a toccare le corde più profonde dell'emotività e ci regala uno spiraglio, un pertugio, per sbirciare nei luoghi più segreti di un uomo che si dà senza riserve ai suoi lettori.