copertina di Hunger games

Hunger games

Un reality show, il peggiore che sia stato mai inventato. Può essere paragonato solo ai tremendi L’uomo in fuga e La lunga marcia di Stephen King: gli Hunger Games sono imposti dall’alto, dal governo centrale che controlla in maniera dispotica i 12 distretti, e nessuno può sottrarsi. Anzi, bisogna festeggiarli, accoglierli con gioia come fossero Olimpiadi. Ogni anno vengono sorteggiati in diretta TV due “tributi” per distretto, che vengono poi truccati e preparati da costumisti come in uno stupido show, costretti a mentire come attori per conquistare gli sponsor, e fatti sfilare assieme agli altri, tra l’ovazione del pubblico e le bandiere. I 24 tributi, ormai condannati, sono poi condotti in una zona lontana e segreta, con boschi, torrenti, montagne, dirupi, con telecamere nascoste ovunque e nessuna possibilità di scappare o nascondersi. Il gioco ha inizio: devono uccidersi a vicenda, come antichi gladiatori. La lotta può durare giorni, settimane, a seconda dell’abilità dei concorrenti, che possono gareggiare da soli o costituirsi in gruppi; però alla fine potrà rimanerne in piedi solo uno, il campione. Gli altri vanno considerati sacrifici per l’intrattenimento della comunità e la ferocia del regime. Un particolare: i tributi sono sorteggiati solo tra gli adolescenti.