copertina di Furari. Sulle orme del vento

Furari. Sulle orme del vento

Rizzoli Lizard, 2012

"E quindi io continuo per la mia strada, vivendo a modo mio. E anche se non ha niente di raffinato, continuerò a cercare la mia strada. Continuerò a strisciare... e a recitare versi."
Uno, due, tre... Centoventiquattro, centoventicinque, centoventisei... Quattrocentonovantasette, quattrocentonovantotto, quattrocentonovantanove... Il protagonista di questa storia conta sempre. Conta e cammina. Da quando è andato in pensione, si è messo a collaborare con un istituto astronomico con un preciso scopo: provare a misurare un meridiano terrestre. Quanto è grande la terra che calpestiamo? Al giorno d'oggi lo sappiamo anche troppo bene (o crediamo di saperlo, anche se forse è difficile capirlo davvero), ma non si può dire che fosse così anche nel Giappone di fine Settecento. Camminare è poi l'attività migliore che si possa fare, se si vuole osservare il mondo che ci circonda: gli essere umani impegnati nelle loro attività quotidiane, contadini, poeti e pittori, gli animali, dalla formica all'elefante, l'ambiente, che spazia dall'immensità del monte Fuji al piccolo torrente che scorre dalla pianura fino al mare. Osservare il mondo, e innamorarsene.