copertina di Full monty
Peter Cattaneo

Full monty

s.l.: 20. Century Fox home entertainment, 2000,
Isbn: RAV0785823   Collocazione: VR adolescenti FUL
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A Sheffield, già principale centro siderurgico del Regno Unito, cinque operai e un caporeparto, licenziati e senza lavoro, decidono di esibirsi in un numero di spogliarello integrale per un pubblico femminile. Ovvero come far ridere sulla disoccupazione. Altri temi complementari: l'umiliazione dell'ozio obbligato, la perdita del lavoro che si trasforma in perdita di identità e autostima e, inedito, la presa di coscienza del proprio corpo. I 6 maschi di questa commedia british a 18 carati imparano quel che le donne sanno da sempre: quanto può essere umiliante essere classificati e giudicati in base all'aspetto fisico. Le donne, qui trasformate nella penultima ruota del carro – l'ultima sono i maschi in quanto disoccupati – si divertono in allegria allo strip senza la cupezza masturbatoria degli uomini. Il tutto è raccontato con intelligenza, leggerezza, rispetto e affetto. E con un'ironia che fa da filtro all'inevitabile demagogia, anche se è evitata con cura ogni sgradevolezza alla Loach. Scritto da Simon Beaufoy e diretto da P. Cattaneo, il 2o regista anglo-italiano dopo Anthony Minghella, prodotto da Uberto Pasolini (pronipote di L. Visconti), è stato – in termini relativi più di Titanic – il grande successo del 1997-98 e uno dei più grandi del decennio: costato 3,5 milioni di dollari, i suoi ricavi totali, videocassette comprese, ammontano a 500 milioni di dollari. Da notare come nel sottotitolo italiano – Squattrinati organizzati – si sia aggirato il tema della disoccupazione. Il titolo originale, che significa “servizio completo, per intero”, è una locuzione pare derivata dal fatto che il generale Montgomery (Monty) durante la battaglia di El Alamein (1942), pretendeva pasti serviti secondo la più rigorosa etichetta britannica.