copertina di Cavalli selvaggi

Cavalli selvaggi

Einaudi, 1999

Attraversarono il fiume alla luce bianca di un quarto di luna nudi, pallidi e sottili sopra i rispettivi cavalli...Al centro del fiume i cavalli cominciarono a nuotare, sbuffando e allungando il collo per tenerlo fuor d'acqua, con le code che galleggiavano dietro. I cavalieri nudi chini in avanti intenti a parlare con i propri cavalli attraversarono il fiume di sbieco seguendo la corrente...Così in fila uno dietro l'altro, si diressero verso la riva straniera come una banda di razziatori...

John Grady ha 16 anni e una passione sfegatata per i cavalli, conosce tutte le razze e tutti i grandi stalloni del mondo per nome. Il ragazzo non è solo un appassionato, è forse il più grande addestratore di cavalli che abbia mai calpestato il suolo statunitense e lo dimostra quotidianamente nel ranch di famiglia amministrato dal nonno. Ma il nonno muore e la madre di John, legittima erede del ranch, decide di vendere tutto per trasferirsi in città. John che ha già visto il suo mondo digregarsi dopo il divorzio dei genitori, ora deve assistere al suo completo disfacimento. Il padre alcolizzato e giocatore d'azzardo, e la madre insofferente della campagna e desiderosa di rifarsi una vita non hanno certo come primo pensiero i desideri del figlio. Per John, allora, non rimane che una scelta: fuggire di casa insieme al cugino coetaneo e cercare fortuna in qualche ranch messicano. I due guadano il Rio Bravo e, tra lunghe cavalcate e bivacchi in compagnia dell'ululato dei coyote, si dirigono verso un'avventura che li segnerà per tutto il resto della loro vita.