copertina di Bianco su nero

Bianco su nero

Sono un eroe. È facile essere un eroe. Se non hai le braccia o le gambe, o sei un eroe o sei morto. Ruben è spagnolo ma nasce in Russia nel mezzo della guerra fredda, non può usare le braccia e neppure le gambe, dalla nascita, a causa di una paralisi cerebrale, può muovere solamente due dita. Trascorre la sua infanzia da un orfanotrofio a un altro, pensando in continuazione ad un futuro che potrebbe essere addirittura peggiore. Di peggio ci sono gli ospizi, istituti in cui aspettare la morte che nel giro di due anni arriva. La madre e il nonno non inviano pacchi e lettere, Ruben non riceve visite e da solo deve trovare il modo di sopravvivere a tutto questo inferno, un sistema potente che isola chi non rientra nelle aspettative di chi detta le leggi. Ma nonostante il dolore e le privazioni, Ruben racconta di figure che hanno dato forza ai giorni, di un tempo lunghissimo, gli amici che si incontrano, la generosità che non ci si aspetta e diventa la forza del quotidiano. Ruben, quasi senza volerlo, va avanti e ci insegna che con due dita si può comunque prima afferrare le cose e poi esplorare il mondo.