copertina di Viaggio incantato
Mitsumasa Anno, Babalibri, 2018
dai 8 anni

Viaggio incantato Mitsumasa Anno, Babalibri, 2018 dai 8 anni

A quarant'anni dalla sua pubblicazione la casa editrice Babalibri ristampa questo albo senza parole dell'illustratore giapponese Mitsumasa Anno. Le sue vedute dall'alto, ricche di dettagli e scene minuscole ma accuratissime, ricordano un altro illustratore: Piero Ventura. Come in altri suoi libri Anno descrive per immagini un viaggio, di cui stavolta è protagonista un cavaliere. Sbarcato a riva, dopo un viaggio in mare, un uomo acquista un cavallo con il quale supera campagne e paesi. Dopo le prime pagine inizia a delinearsi un panorama che ci potrà sembrare francese, forse alsaziano, non è importante sapere l'esattezza dei luoghi. Ciò che conta sono le vite, gli istanti, le storie intraviste, che il cavaliere ci mostra mentre lo seguiamo. Il viaggio si snoda fra città e villaggi immersi nella vita di ogni giorno, a volte nel momento di una corsa campestre o di una festa, fino a che il cavaliere ritorna fra le colline e sparisce dalla nostra vista. Abbiamo fatto un breve tratto di strada insieme e subito viene voglia di riaprire e riguardare le figure in miniatura. Si scoprono così dettagli che si erano persi: alcuni personaggi hanno storie che continuano nella pagina successiva, ci sono personaggi di fiabe infilati in mezzo ad altri, quasi a caso, gli adulti si soffermeranno su un dettaglio o sulla citazione di un quadro famoso, ripreso fra le figure. Le ultime pagine ci aiutano ad individuare cosa è nascosto nelle illustrazioni: ci spiegano l'origine di un particolare, il riferimento a un dipinto, tradizioni e storie riguardanti i luoghi osservati. C'è anche la voce di Anno che racconta il viaggio in Europa, fatto da giovane, subito dopo la Guerra: "All'inizio pensai di trovarmi in un paese completamente diverso dal mio, ma presto mi resi conto che le piante e gli animali erano simili, i tetti delle case erano a punta come in Giappone e, al di là del colore della pelle, non c'era nient'altro di veramente differente. Pensandoci bene, erano più le cose somiglianti al mio paese che non quelle diverse. Anche se la lingua non era la stessa, il modo di sentire era affine."