Arpad Weisz e il razzismo nello sport
Contro il razzismo nello sport
Non fosse stato per le leggi razziali che comparvero nel '38, nel Bologna Arpad Weisz ci sarebbe rimasto chissà quanto. Dovette andarsene, dapprima a Parigi e poi in Olanda, ma la cosa più brutta fu il silenzio gelido che l'accompagnò. Nemmeno una riga sui giornali, nemmeno l'ombra di un pubblico apprezzamento per il lavoro fatto. Questo debito di gratitudine e di rispetto il Bologna purtroppo non ha mai potuto saldarglielo. Di Arpad Weisz e della sua famiglia si seppe un giorno che erano morti in un lager.
(G. Marchesini, Bologna: 80 anni di gloria, Bologna 1988, vol. 1., p. 136)