Lettere, stufe e bottiglie

Raimondi, Bacchelli ... e Morandi

Nell'ora prima di cena, quasi ogni sera, si percorreva un itinerario segnato, più che dalla necessità di giungere da un punto all'altro della città, suggerito quasi da una ragione ignota del sentimento. Potevano essere in tutto sette, ottocento metri di strada. L'itinerario accennato è rimasto nel ricordo con la fermezza topografica di una porzione di ideale mappa catastale. E l'incanto lieve della toponimia di quelle strade. Piazza Santo Stefano, Gerusalemme, Strada Maggiore, Fondazza. Noi due a percorrerlo, mi sembra adesso, come in una lunga, benigna trappola di topi divenuta familiare e necessaria. Sempre avanti e indietro, contenti di girare in tondo.

(G. Raimondi, Anni con Giorgio Morandi, Milano, A. Mondadori, 1970, p. 105)