La finestra del diavolo

Le lunghe veglie nelle stalle, in montagna, d'inverno: le donne facevano il treccino, i giovani "filavano" tra loro con timidi sguardi, gli uomini svolgevano piccoli lavori e riparazioni, e c'era chi riferiva notizie o raccontava storie: i racconti rimbalzavano da un casolare all'altro e diventavano leggende, favole, popolate di spiriti, strane creature, demoni.

Spesso alle fole si prestava fede e a volte rimaneva il timore, la superstizione per i luoghi e le cose. La montagna ha lasciato un grande patrimonio di racconti, così come di balli e di musiche: i saltarelli, le gighe risuonavano - e a volte tuttora risuonano - nelle fiere di paese, nelle feste di fine raccolto, ma ogni occasione era buona.

I luoghi di ritrovo erano le osterie, le locande lungo le strade principali, mentre ai mulini convenivano i contadini dai vari poderi della valle. Le ragazze più belle si facevano notare e a volte qualche "diavolaccio" provava a portarsele via.