Gli anni Trenta e Quaranta

La vita quotidiana della società ungherese tra le due guerre si rispecchia nelle opere di autori come Miklos Banffy, soprannominato il "Tolstoj di Transilvania", che scrisse una saga sul mondo decadente della società ungherese. I romanzi di Ferenc Kormendi, risalenti alla fine degli anni Trenta, testimoniano i sogni e le disillusioni della generazione nata all'inizio del ‘900, mentre Gusztáv Rab racconta una storia d'amore della borghesia d'oro di questo periodo.

Mihály Földi, nel romanzo Inquietudine, descrive in uno stile crudo e naturalista la vita di una donna della borghesia che si incrocia con il destino di un proletario. Károly Pap, nel suo romanzo Azarel, apre una finestra sulla vita della comunità ebraica in Ungheria. Milan Füst, candidato al premio Nobel nel 1965, nel suo miglior romanzo, La storia di mia moglie, analizza la vita di una coppia formata da due personalità diametralmente opposte.

Il romanzo autobiografico Tentazione di János Székely racconta la straordinaria avventura degli artisti ungheresi, che furono tra i fondatori dell'industria cinematografica a Hollywood.

Il romanzo Le nove valigie di Béla Zsolt è una delle prime testimonianze dell'Olocausto. I bombardamenti e i feroci combattimenti degli ultimi mesi di guerra sono descritti, invece, nel romanzo Liberazione di Sandor Marai.