Gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta


Sullo scorcio degli anni ‘60-'70 escono: Saulo, romanzo pseudo-biblico di Miklós Mészöly, rappresentante del "nouveau roman"; Epepe di Ferenc Karinthy, una parabola kafkiana sull'ansia esistenziale vissuta nella realtà comunista e Breve storia dell'amore eterno di Szilárd Rubin, un classico della modernità comparabile alle opere di M. Kundera dello stesso periodo.

Questi romanzi confermano, da una parte, il contatto continuo con la cultura europea e, dall'altra, le tattiche per sfuggire alla censura comunista.

Negli anni ‘70 emerge come scrittore Imre Kertész, premio Nobel nel 2002, che torna spesso al tema dell‘Olocausto. Dal suo romanzo, Essere senza destino, fu tratto un film di Lajos Koltai nel 2005.