Dopo il crollo del Muro

Dopo il 1989, anno che segna la caduta del muro di Berlino e del regime filosovietico, gli autori ungheresi tornano sui destini dolorosi di individui travolti dai tragici eventi storici del loro paese, ma questa volta, senza temere la censura. I testimoni diretti come M. Szabó, György Konrád o I. Kertész continuano a narrare piccole grandi storie.

Dalla generazione post-bellica spiccano Péter Nádas, con il suo Libro di memorie; Péter Esterházy con Harmonia Caelestis e L'edizione corretta di Harmonia Caelestis, dove affronta la scoperta della collaborazione del suo adorato padre con i servizi segreti comunisti; e György Spiró con il libro Collezione di primavera.

Vilmos Kondor, invece, ambienta il suo romanzo noir nella Budapest del 1936, dove il fascismo si fa sentire sempre di più. Zsuzsa Rakovszky e Miklós Vámos sono autori di saghe familiari nel contesto storico ungherese. Della generazione dei giovani, il più promettente è György Dragomán, che nel suo libro Il re bianco racconta con gli occhi di un adolescente l'ingiustizia causata dal potere politico.

György Miklós Száraz, Imre Oravecz e László Krasznahorkai rappresentano il filone della letteratura poetica e mistica. L‘ultimo citato gode di grande popolarità anche grazie agli adattamenti dei suoi romanzi al cinema dal regista Bélla Tarr, soprattutto con il film Satantango del 1994.