l'attesa del cambiamento

Il malessere del popolo russo, espresso dagli scritti di Maksim Gorkij e Ivan Bunin, si manifesta anche con attentati contro esponenti del governo zarista, come quelli descritti nella novella autobiografica Il cavallo pallido dell'anarchico Boris Savinkov, che ha ispirato il film recente di Karen Shaknazarov Un cavaliere di nome morte.

La situazione si aggrava ulteriormente con lo scoppio della guerra contro il Giappone del 1904, rievocata nel romanzo Riso rosso di Leonid Andrejev. Il malcontento del popolo culmina con la prima rivoluzione del 1905, brutalmente soffocata nel sangue da un governo sempre più sciovinista e militarista. Biancheggia vela solitaria di Valentin Kataeev ricorda l'insurrezione dei marinai della Corazzata Potemkin.

Andrej Belyj cerca il senso della rivoluzione nel suo romanzo Pietroburgo, Valerij Brjusov nel racconto Gli ultimi martiri, Michail Arcybàšev nel romanzo Sanin. Arkadij Averčenko offre un punto di vista umoristico e satirico sulla società russa di quel periodo.

Nelle opere degli autori russi dal primo decennio traspare l'attesa della rivoluzione, nel senso di un cambiamento radicale. I simbolisti, come Alexandr Blok nel poema Fuoco (1906) o Andrej Belyj e Valerij Brjusov, sono portatori di una visione mistica e apocalittica. Maksim Gorkij e Michail Arcybàšev sono influenzati dal pensiero di Friedrich Nietzsche, Leonid Andrejev dalla filosofia pessimista di Schopenhauer.