gli ideali delusi

Nei primi anni della rivoluzione c'è una certa libertà di espressione e di comunicazione tra gli intellettuali dell'emigrazione e tra quelli rimasti in Russia. Ma in seguito gli ideologi della Rivoluzione d'ottobre creano una netta divisione tra la letteratura proletaria, educativa, e quella reazionaria, spesso pubblicata in esilio, come testimoniano gli scritti di Lev Trockij.

Però anche i sostenitori della Rivoluzione d'ottobre denunciano le debolezze del nuovo regime nelle loro opere: Noi di Evgenij Zamjatin, Mogano di Boris Pilniak o le satire La cimice e Il bagno di Majakovskij, tra gli altri.

Dopo l'ascesa al potere di Stalin, il regime si fa sempre più autoritario e molti scrittori cadono in disgrazia e finiscono nei gulag o suicidi. I più fortunati, come Bulgakov o Pasternak, sono 'solo' costretti al silenzio imposto dalla censura e dalla polizia segreta. L'atmosfera che si respira tra gli artisti russi in patria o in emigrazione è documentata dalle testimonianze autobiografiche di molti di loro: Viktor Šklovskij, Valentin Kataev, Veniamin Kaverin, Boris Pasternak, Aleksej Remizov, Nina Berberova o Jurij Oleša.

Il quadro completo degli eventi drammatici in Russia dall'inizio del XX secolo fino alla seconda guerra mondiale è restituito in tre importanti romanzi: Čevengur di Platonov sarà a lungo proibito e uscirà solo nel 1988. Il dottor Živago di Boris Pasternak, proibito nell'URSS fino al 1988, sarà pubblicato in Italia grazie all'editore Feltrinelli nel 1956 e l'autore otterrà il Premio Nobel per la letteratura nel 1958. Il Placido Don di Šolochov sarà l'unico a essere pubblicato nell'URSS e il suo autore verrà premiato con il Nobel nel 1965.