Un universo di relazioni: Gnudi e le Biennali

Emigrato da Bologna il Longhi, la ricerca sul nostro passato si è, direi, mirabilmente specializzata, irrobustendo un filone di indagine, che ha dato luogo a quelle mostre biennali d'arte antica, cui Cesare Gnudi ha dato un impulso e una guida che sarebbe poco dire preziosa.

(F. Ancangeli, Natura ed espressione nell'arte bolognese-emiliana, ed. anast., Argelato, Minerva, 2003, p. 18)

 

Le mostre bolognesi furono immaginate e progettate senza mai distogliere lo sguardo, dal 1950 al 1979, dalla stretta aderenza, sempre raccomandata dallo statuto appena abbozzato, alle tematiche artistiche concorrenti nella vicenda storica felsinea. E' stata una costante, questa, che ha nutrito ogni scelta che traduceva nella realtà le grandi mostre bolognesi individuate da Gnudi. Una costante che si esprimeva nel dedicarsi assiduamente e con determinazione alla progressiva ricostruzione dei valori dell'arte bolognese ed emiliana e romagnola, senza, peraltro, assumere mai tratti localistici o, peggio, campanilistici, bensì perseverando con fiducia nella riedificazione di un vastissimo spazio di civiltà artistica.

(A. Emiliani, Un grande ritorno, in: L'arte. Un universo di relazioni. Le mostre di Bologna, 1950-2001, Milano, Skira, 2002, p. 56)