Topolino e Federico

Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.

Federico Fellini

 

 

Fellini è stato anche un grande appassionato dei fumetti. Già nel suo avvicinamento verso Roma, il giovane regista, vitellone riminese stanco della provincia, si fermò fra il 1938 e 1939 a Firenze, trovando lavoro presso l'editore Nerbini. Sapeva disegnare e scriveva con originale umorismo, per cui in quella piccola azienda dove faceva un po' di tutto - dal correttore di bozze al disegnatore.

Dopo Firenze e le demenziali vignette che stemperavano, insieme ad alcuni raccontini surreali, la dura satira del settimanale schierato col regime 420, Fellini arrivò a Roma per approdare al Marc'Aurelio, versione romanesca del milanese e più raffinato Bertoldo.

In quel tempo anche la satira era arruolata, e gli obiettivi erano sempre i soliti, l'Orso Stalino del Kremlino o Ciurcillone e re Giorgetto d'Inghilterra. Fellini disegnava, firmandosi Fellas, delle strisce un po' folli e anti-inglesi, con protagonisti due abitanti della 'perfida Albione'. Disegnava anche le storielle di Cico e Pallina, due sposini freschi freschi che sembrano quasi anticipare la storia d'amore tra Federico e Giulietta Masina.

Dal Marc'Aurelio uscirono diversi sceneggiatori cinematografici, e anche Fellini seguì quella strada, collaborando fra l'altro alla sceneggiatura di Roma città aperta. Fu così che il mondo dei fumetti perse un protagonista e quello del cinema acquistò un grande regista.

 

Dopo quelle esperienze giovanili, non avrebbe più disegnato (tranne sporadiche vignette sul Travaso), limitandosi a tratteggiare da par suo scene, bozzetti e costumi per i suoi film. Ma è sempre rimasto legato alle 'nuvolette' e avrebbe voluto fare un film su Mandrake, con David Niven o Marcello Mastroianni nel ruolo del mago. Non se ne fece nulla, come non divennero mai film altri due soggetti (Il viaggio di G. Mastorna o Viaggio a Tolum), entrambi trasformati in due lunghe storie a fumetti da Milo Manara, disegnatore amico del regista.

Ma se Fellini non è riuscito a fare un film... a fumetti, è stato comunque oggetto di ripetuti omaggi dal mondo dei comics, come quello di Giorgio Cavazzano, che lo ha inserito nella storia Zio Paperone alla conquista del Leone d'oro (1986), e ha raccontato, con poetica ironia, il suo film più famoso, La strada, in una storia apparsa su Topolino nel 1991. Minni rivestiva il ruolo di Gelsomina, Topolino quello del Matto e Gambadilegno quello del forzuto Zampanò, dimostrando che se il cinema non è riuscito quasi mai a penetrare nello spirito dei fumetti, questi hanno dal canto loro saputo entrare nell'atmosfera dei film.