serial Killer

"Mi chiamo Lou. Faccio il vice-sceriffo. E sono di carattere mite, tollerante. Ma c'è una belva dentro di me. Una belva che è nata quando io ero un adolescente e avevo allacciato una relazione con la governante di casa. [...] Mio padre ne aveva fatto una tragedia. A poco a poco mi aveva creato un senso di colpa come se avessi commesso un crimine imperdonabile, un crimine tale da costituire una barriera insormontabile tra lui e me. [...] Ero oppresso da un fardello di paura e di vergogna, e non me ne sarei liberato mai. Lei non c'era più e io non potevo vendicarmi [...]. Tutte le donne avevano la sua faccia. Potevo rivalermi su una qualunque... su tutte. Così cominciai ad ascoltare la belva che era dentro di me. E qualcun altro si prese la colpa...".

Jim Thompson, L'assassino che è in me, in "Vite in gioco", Milano, Mondadori, 1993, P. 9-167