Dalla Maniera alla Riforma
Sulla metà del Cinquecento la civiltà figurativa bolognese si configura in un complesso intreccio di svariate tendenze artistiche che segnalano appassionati e fecondi scambi culturali coi centri più prestigiosi della "maniera", da Roma a Fontainebleau, da Genova a Parma e Ferrara. Sono gli anni che vedono al lavoro nelle chiese e nei palazzi della città artisti come Prospero Fontana, Giovan Battista Bagnacavallo, Nicolò dell'Abate, Pellegrino Tibaldi e Nosadella. Sono tempi particolarmente propizi anche per la fortuna politica della seconda città dello Stato pontificio. Nel marzo del 1547 il concilio di Trento si trasferisce a Bologna, dove rimane per tre difficili sessioni fino al settembre del 1549, inserendo la città , come ai tempi della incoronazione di Carlo V, al centro di una fitta trama di rapporti internazionali.
(V. Fortunati Pierantonio, in: Il Classicismo, Bologna 1993, p. 213)
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G. Siciolante da Sermoneta Madonna e santi (1548) Basilica di San Martino Maggiore (BO) Nella regolata mescolanza di motivi raffaelleschi e michelangioleschi con i precedenti di Sebastiano del Piombo e di Perino del Vaga (Zeri), si impone come exemplum fondamentale di decoro tridentino. (VF-C)
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Prospero Fontana Deposizione (1550) Pinacoteca Nazionale (BO) Il rigore formale della pala di Siciolante da Sermoneta si riflette nella Deposizione di Prospero Fontana, collocabile sul 1549-1550, originariamente destinata all'Oratorio della Morte. (VF-C)
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Giorgio Vasari Cena di San Gregorio Magno (1539) Pinacoteca Nazionale (BO) Vasari consegna agli olivetani di San Michele in Bosco tre tavole che faranno scuola; soprattutto la monumentale Cena di San Gregorio, oggi in Pinacoteca, sarà punto di riferimento obbligato per non pochi pittori bolognesi. (ER-A)
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Nicolò dell'Abate Storie di Ruggero e della maga Alcina (1549) Pinacoteca Nazionale (BO) Quella prima comparsa di Nicolò è come una folata d'aria nuova e fresca. Vi s'avverte, si direbbe, la perenne giovinezza del narrare di quelle ottave colme di meraviglia e di sorpresa. (ER-A)
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Pellegrino Tibaldi Storie di Ulisse (1549) Palazzo Poggi (BO) Mentre un Eolo corrucciato scatena i suoi venti, che gli scompigliano barba e capelli, e il suo cipiglio teatrale ricorda certo quello del Mosè michelangiolesco, ma anche quello di certi vecchioni di Fuseli o di Blake. (ER-A)
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Nella prima metà del settimo decennio il clima politico e religioso della città va mutando. Fino dal 1560 Carlo Borromeo è nominato governatore delle legazioni pontificie di Bologna, della Romagna e di Ancona, carica che ricoprì fino al 1565. Tra il 1562 e il 1563 con la costruzione dell'Archiginnasio, patrocinata da Borromeo e dal Vicelegato Pier Donato Cesi inizia il controllo della Santa Sede sullo Studio bolognese. (VF-C)
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Bartolomeo Passerotti Presentazione al tempio Pinacoteca Nazionale (BO) Lungo tutto l'ultimo trentennio del secolo si percepisce, nella compatta compagine romanista prevalente a Bologna, qualche salutare scricchiolio, e qualche evasione. La presenza più memorabile, in questo senso, è quella di Bartolomeo Passerotti. (ER-A)
La pala è "libro popolare": lo spazio si struttura in un virtuosismo prospettico che tende nei rapidi scorci a coinvolgere lo spettatore dentro al quadro. (VF-C)
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Bartolomeo Cesi Crocefisso e santi Basilica di San Martino M. (BO) Cesi risponde pienamente alle esigenze riformatrici di Paleotti nella chiara e "verisimile" esposizione delle "historie sacre", nella verità affettuosamente persuasiva degli aspetti fenomenici del reale, nella volontà di rendere umanamente accessibile il mistero del sacro. (VF-C)
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Fonte delle citazioni: Vera Fortunati Pietrantonio, Dalla "maniera" alla riforma cattolica di Paleotti, in: Il Classicismo. Medioevo, Rinascimento, Barocco, Bologna, Nuova Alfa, 1993, pp. 213-232 sigla: VF-C
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Vera Fortunati Pietrantonio, La via emiliana al Cinquecento tra "grazia e grottesco", in: Nell'età di Correggio e dei Carracci, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Nuova Alfa, 1986, pp. 31-44 sigla: VF-N
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Prospero Fontana Episodi della vita della Vergine (1562) Palazzo comunale (BO) - Cappella del Legato Sono i primi documenti di una pittura di riforma cattolica nella vocazione a regolare i capricci della maniera. Temperato connubio fra disegno toscano e colore veneto; decoro vasariano e prezioso tibaldismo riformato; riscoperta dell'aspetto più religioso del michelangiolismo romano, accentuata semplificazione dello spazio ...(VF-C)
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Parmigianino San Rocco (1527) Basilica di San Petronio (BO) Nel cursus di Parmigianino quest'opera segna un momento d'arresto e di riflessione, e vi s'interrompe per un poco la sua inesausta ricerca di sottilissime e studiate eleganze, per dare spazio ad una sorta di teatrale eroismo della fede. (ER-A)
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Denis Calvaert Flagellazione (1573) Pinacoteca Nazionale (BO) In linea con le intenzioni riformatrici del Paleotti è la Flagellazione di Calvaert. Calvaert, rientrato da Roma con Sabatini, riprende il modello iconografico di Sebastiano del Piombo, inteso come capolavoro di aderenza e funzionalità allo specifico tema sacro. Ma da mistero liturgico di Sebastiano si passa ad un teatro sacro di più cordiale accessibilità... (VF-C)
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Sulla metà del secolo, l'attività bolognese di Nicolò dell'Abate e di Pellegrino Tibaldi tende a riformare la tradizione decorativa manieristica importata a Bologna dal Vasari e dai suoi allievi, sciogliendola dalle "catene" intellettualistiche del disegno tosco-romano con un uso più libero di spazio luce colore (VF-N)
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Eugenio Riccomini, L'arte a Bologna. Dalle origini ai giorni nostri, Bologna, Editoriale Bologna, 2003 sigla: ER-A
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Tra il 1570 e il 1580 la "maniera" a Bologna si riforma anche se solo con gli inizi carracceschi sembra trovare una più moderna soluzione al problema della "riforma" delle immagini sacre. E' il caso di Bartolomeo Cesi che tra il 1585 e il 1590 accostandosi ai Carracci diventa il vero "artefice" cristiano delineato nel Discorso paleottiano del 1582. (VF-N)
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La lunga carriera di Prospero Fontana, che fu attivo fin quasi alla fine del secolo, e la sua familiarità con i personaggi più in vista della vita politica, amministrativa e artistica del suo tempo (era amico di Ulisse Aldrovandi e di Achille Bocchi) ne fanno certo un protagonista della scena pubblica bolognese cinquecentesca. (ER-A)
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Nel 1553 con la partenza per Roma di Tibaldi e Fontana, mentre già da un anno Nicolò dell'Abate lavora a Fontainebleau, ha termine questa felice stagione rinascimentale. (VF-C)
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G.F. Bezzi detto il Nosadella Sacra Famiglia e angeli (1565) Coll. privata (Mostra: Da Cimabue a Morandi - Palazzo Poggi BO - 2015) A Bologna resta Nosadella a continuare "in poche opere per lo più a fresco esaltate e risolute" (Malvasia) l'eredità tibaldesca. (VF-C)
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Lorenzo Sabatini Ultima cena San Gerolamo della Certosa (BO) Prezioso documento di pittura di riforma cattolica è l'Ultima cena attribuita a Lorenzo Sabatini da Winkelmann. In uno spazio arcaicizzante , neoquattrocentesco, si evidenziano gli aspetti "verisimili" dell'episodio evangelico: sulla bianca tovaglia spiccano le "cose" del banchetto, quasi nature morte (VF-C)
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Cesare Aretusi Natività della Vergine San Giovanni in Monte (BO) Aretusi allenta l'austero classicismo di derivazione romana in cadenze sentimentali neocorreggesche segnalando, alla vigilia della pubblicazione del Discorso paleottiano, la viva esigenza di un'arte potenzialmente capace non solo di "insegnare" ma anche di "muovere affetti". (VF-C)