La collina

Tutt'attorno a noi la primavera era improvvisamente nel pieno del suo splendore: fra cipressi, allori e querce sempreverdi fiorivano giacinti, violette, orecchi d'orso e mille fiori selvatici si spargevano sul terreno all'aria aperta, maggiolini e farfalle sciamavano numerosi attorno a noi, e quando l'occhio si ritraeva, spossato dal brulichio della città che giaceva quasi a perpendicolo sotto di noi, e dalla distanza che pareva disseminata di piccole ville come pietre preziose, indugiava ebbro nei verdi gioielli della natura rigogliosa.

(J. Veit, in: La collina di Bologna, Bologna, Santarini, 1992, p. 10)