L'amicizia con Pascoli

Le lezioni della facoltà di lettere dell'anno 1880-81 nella Università di Bologna erano già incominciate, e fra i nuovi inseriti al III corso vi era Giovanni Pascoli, che dopo una assenza di vari anni ridiveniva studente per conseguire la laurea.

Mingherlino allora, biondo, piuttosto pallido, presentava un insieme di timidezza e di spavalderia; col cappello storto, con una cravatta rossa fiammante si atteggiava un po' a rivoluzionario, mentre aveva pudori di fanciullo, che lo facevano arrossire con la più grande facilità; aveva cuore di una tenerezza che solo sarebbesi potuta paragonare con la materna.

Ruvido e affabile ad un tempo, non schivava i compagni e non li cercava; si diceva che non si affannasse troppo a studiare: certo non mancava mai alle lezioni ed interrogato primeggiava sempre. Un giorno stavamo attendendo il professore di greco, quando il bidello venne ad annunciare che il professore non veniva a fare lezione.

Gli studenti in tutti i tempi ed in tutti i luoghi sono sempre gli stessi; se possono lasciare la lezione non piangono di sicuro e però come uno sciame di api si lanciarono alla porta per godersi un raggio di sole prima dell'arrivo del Carducci, che aveva lezione nell'ora seguente. lo rimasi nella scuola e vi restò pure il Pascoli, fu quella la prima volta che ebbi occasione di parlargli.

- Ella è romagnola - mi disse. - Sì - risposi - d'Imola - Ed io di S. Mauro -.E la conversazione avviata sulla terra natale continuò animata - Conosce Andrea Costa? - lui chiese; ed avendo io risposto affermativamente il nostro discorso si fermò sul giovane socialista che attirava attorno a sé un'onda così grande di simpatia e di persecuzione.

 

(Donne bolognesi illustri: Giulia Cavallari Cantalamessa, di Fabia Zanasi)