Giovanni Romanini

Giovanni Romanini

Un personaggio che non fa mai errori e si comporta sempre in modo impeccabile, non è affatto interessante.

Giovanni Romanini

Giovanni Romanini ci ha lasciato improvvisamente il 20 marzo 2020.

Uno degli autori nel mondo del fumetto che ha dimostrato con la sua umiltà di essere non solo un grande artista ma anche un grande uomo. Disponibile con tutti, capace di trasmettere entusiasmo per il suo lavoro, energico e positivo sapeva metterti a proprio agio ogni volta che lo incontravi.

Dopo una prima esperienza nel mondo dell'animazione, collaborando nello studio di Guido de Maria per il programma televisivo "Carosello", incontra Il fumetto attraverso un maestro assoluto, Roberto Raviola, in arte Magnus.

Giovanni Romanini, "Uno" della scuola bolognese del fumetto italiano, alter ego del grande Magnus, conosciuto negli anni sessanta quando ancora ragazzo entrò a bottega del maestro assorbendo le capacità tecniche imparando e collaborando dai tempi di Kriminal, Alan Ford e Satanik, con l'esecuzione delle chine, fino al Texone La Valle del Terrore, realizzando le scene a cavallo di Tex e dei suoi pards in quell'ambiente western ispirato dall'appennino bolognese di Castel del Rio.

Dopo aver pubblicato personaggi tra l'horror e l'erotico per la Edifumetto di Renzo Barbieri tra la seconda metà degli anni settanta e i primi anni ottanta (Ulula la vampira), Romanini riprende la collaborazione con Magnus realizzando la saga umoristico-medievale "La Compagnia della Forca" per la Geis, a cui seguiranno edizioni successive da Alessandro Editore, la Granata Press, fino alla Panini Comics.

Romanini è stato un riferimento per tanti autori che a Bologna si sono affermati nella narrativa disegnata, insegnando attraverso il suo lavoro nel cosiddetto fumetto seriale popolare, da Paperino di Walt Disney a Martin Mystere di Alfredo Castelli, la serietà e la puntualità nei propri impegni professionali. Oltre a Magnus ha percorso il sentiero artistico in compagnia dei suoi due storici amici e autori Lucio Filippucci e Sergio Tisselli con cui ha collaborato in diverse pubblicazioni e nell'allestimento di diverse mostre dove oltre ai suoi lavori nel fumetto, ha esposto le sue opere pittoriche dedicate alla sua passione più grande, "I Nativi Americani". Il suo lavoro e il suo ricordo resterà come uno dei massimi elementi distintivi della letteratura disegnata della città di Bologna e del fumetto popolare italiano.