copertina di Clément Oubrerie, Zazie nel metró, Milano, Rizzoli Lizard, 2011

Clément Oubrerie, Zazie nel metró, Milano, Rizzoli Lizard, 2011

Quest’adattamento a fumetti del romanzo di Raymond Queneau del 1959 (il papà degli indimenticabili Esercizi di stile, tradotti in Italia da Umberto Eco), da cui anche il film di Louis Malle del 1960, Zazié nel metrò, come sottolinea Stefano Bartezzaghi nella prefazione, è sempre stato un fumetto, in fondo, in quanto le vignette sono probabilmente l'unico linguaggio che può rendere giustizia a quello “spirito fumettistico, legato all'affascinante insanità della giovinezza e della modernità metropolitana, allo sberleffo verso i monumenti e verso ogni cerimoniosità adulta”. Seppur figlia di anni passati, Zazie è progenie della contemporaneità e non dimentica mai di rapportarsi con il mondo che la circonda: anzi, ritiene l'esperienza delle cose fondamentale per la crescita. Il suo sentirsi “invecchiata” a seguito degli scanzonati avvenimenti della giornata a Parigi non è che la conferma di quanto in questo scricciolo dai capelli rossi e dalla maglietta a righe che ama i “bluginz” – e cosa aspettarsi da una donna moderna? – sia forte la sete di conoscenza, ma anche di come questa non si riduca alla canonica “età dei perché” che caratterizza qualsiasi infanzia, ma sia proprio il mezzo, cosciente, per superarla. Nel rendere sotterranea (come il metrò!) questa facile correlazione, Clément Oubrerie dimostra particolare talento: la storia scorre mentre si è tutti presi da una Parigi solo abbozzata ma efficacissima; con pochi tratti l'illustratore francese sintetizza un'atmosfera che Queneau aveva lasciato all'esperienza del lettore ricostruire...