copertina di 1915 - Il Rizzoli e le Officine ortopediche ...

1915 - Il Rizzoli e le Officine ortopediche ...

Durante tutta la guerra l'Istituto Ortopedico Rizzoli compie ogni sforzo per poter ospitare i feriti e i mutilati che giungono numerosi dal fronte. Tutti gli spazi disponibili, compresi la biblioteca e l'ex refettorio dei monaci, sono trasformati in sale di degenza. Viene anche costruito un nuovo padiglione nello spazio antistante l'ingresso principale, che porta la capienza complessiva dell'ospedale a 500 posti letto. Il professor Vittorio Putti, direttore dell'Istituto, affida al dott. Francesco Delitala l'organizzazione e la conduzione delle Officine Ortopediche, che occupano alcuni locali del sotterraneo e del piano terra. Qui vengono costruiti gli arti artificiali di migliaia di mutilati. Durante il conflitto l'Officina Nazionale di Protesi è il maggior centro di produzione italiano di apparecchi per mutilati e strumenti chirurgici creati in collaborazione con la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri. Tra il 1915 e il 1920 produrrà oltre 8500 protesi, 6000 scarpe speciali, 2200 apparecchi ortopedici.
marzo – I nuovi edifici universitari, costruiti in base alla Convenzione del 1910 e frutto delle vaste demolizioni del 1913 tra via San Giacomo e via San Leonardo, vengono requisiti dopo lo scoppio della guerra dall'autorità militare e trasformati in ospedali ausiliari per le truppe.
30 aprile - Il conte Giovanni Acquaderni fa una cospicua donazione per l’assistenza spirituale dei militari in guerra. Si costituisce un comitato, presieduto da don Emilio Faggioli, che ha il compito di procurare gli altari da campo e le suppellettili necessarie per la celebrazione di messe negli ospedali militari e presso le unità combattenti. Un gruppo di pie operaie volontarie si raduna intanto per confezionare paramenti sacri. Il comitato organizza anche corsi di formazione per preti-soldati e per cappellani militari. Presso la chiesa di San Giovanni in Monte sarà celebrata, durante tutta la guerra, la Messa del Soldato per i militari di passaggio a Bologna, con il Vangelo spiegato da un militare.
6 maggio - Il Comando della Divisione militare territoriale di Bologna requisisce i locali l'Istituto Tecnico Pier Crescenzi per alloggiarvi “con paglia a terra” circa 2.000 richiamati in partenza per il fronte. Altre scuole superiori situate nel centro cittadino, quali i licei Galvani e Minghetti, sono interessati dalla mobilitazione bellica.
giugno - Alle scuole De Amicis di via Galliera è allestita una cucina per gli emigranti costretti a rientrare in patria a causa della guerra. Durante il mese di giugno vengono distribuiti 30.000 pasti. In seguito la scuola sarà utilizzata come ospedale militare di riserva, mentre la vicina Montagnola ospiterà i bivacchi dei soldati in partenza per il fronte.
20 giugno - In via San Vitale n. 40, nel giardino che fu della contessa Cornelia Martinetti, viene aperta la Casa del Soldato, su iniziativa di don Antonio Bottoni. Vi si svolgono spettacoli e concerti per i militari feriti o in riserva dal fronte di guerra e si presta ogni tipo di assistenza, anche legale. Una nuova Casa del Soldato, dotata di un teatro da 3500 posti, sarà aperta nel 1925 in via Castelfidardo.
luglio - Il servizio di assistenza ai combattenti che rientrano dal fronte è organizzato tra il luglio 1915 e la fine del 1918 dal Comune in collaborazione con le autorità militari, il corpo dei pompieri (potenziato con soldati automobilisti e della Sanità militare) e la Croce Rossa. I treni-ospedale sostano nello scalo della Grande Velocità, a ponente della stazione. I soldati feriti in transito ricevono pasti caldi distribuiti dalla locale Camera del Lavoro. Quelli bisognosi di cure sono accolti nella infermeria ricavata in un magazzino ferroviario e poi dirottati nei vari ospedali cittadini. Alcune vetture tramviarie, modificate con barelle di ferro e tela, sono riservate al trasporto dei feriti. Per non fare interferire il traffico militare con quello civile, sono posati nuovi binari tra la stazione e lo scalo della Grande Velocità, lungo il viale Pietramellara. Oltre al potenziamento di quelli esistenti, altri ospedali di riserva sono allestiti in edifici comunali, demaniali o requisiti ai privati, come le scuole De Amicis, Pascoli, Berti, Masi, gli istituti S. Leonardo, Primodì, S. Anna, Misericordia, il liceo Minghetti, la casa di cura Nigrisoli, il Seminario, l'ospedale Rizzoli e la sede della Croce Rossa in via Milazzo. La Clinica Pediatrica e la Clinica Oculistica dell'Ospedale Sant'Orsola saranno utilizzate nel corso del conflitto per il ricovero di circa 21.000 militari feriti e solo nel 1923 diventeranno cliniche universitarie. Nel 1916 i pompieri bolognesi assisteranno oltre 60.000 militari infermi.
settembre - 236 aule su 380 delle scuole elementari sono adibite ad usi militari: l'organizzazione scolastica è ormai al collasso.