copertina di 1915 - Bombe contrabbandate in Germania ...

1915 - Bombe contrabbandate in Germania ...

Una indagine di polizia scopre che numerose aziende emiliane, tra cui nove bolognesi, producono spolette per bombe da cannone che poi vengono inviate di contrabbando in Germania. La cosa fa scandalo: molte di quelle bombe saranno probabilmente utilizzate contro i soldati italiani, di lì a poco impegnati al fronte contro gli austriaci.
Nell'area militare di Forte Galliera (Casa Ralta) è in funzione un grande stabilimento per la preparazione della carne in scatola destinata alle truppe al fronte: vi vengono macellati ogni giorno circa 150 bovini, il che consente la confezione di 200.000 scatolette e migliaia di porzioni di dadi da brodo e condimenti per la minestra in boccette. Nella fabbrica lavorano oltre 1.500 soldati e numerosi civili, tra i quali 350 donne. Durante il conflitto il "carnificio" militare sarà dotato di nuove stalle, di un nuovo mattatoio e di un gigantesco frigorifero per la conservazione di carni congelate.
febbraio - A pochi mesi dall'avvio delle ostilità in Italia, il Laboratorio Pirotecnico di Bologna, situato tra Porta San Mamolo e Porta Castiglione, ha già quintuplicato il proprio fatturato rispetto agli anni precedenti. Oltre alle munizioni per armi leggere, l'opificio provvede all'innesco e caricamento dei proiettili d'artiglieria. Il confezionamento delle miscele esplosive avviene in una sezione staccata, alla Lunetta Gamberini, fuori porta Maggiore. Durante la guerra l'Arsenale arriverà a fabbricare due milioni di cartucce al giorno, coprendo buona parte del fabbisogno dell'esercito al fronte. Saranno oltre 10.000 gli operai occupati, in gran parte donne. Anche la Direzione di Artiglieria, che prima della guerra era solo una modesta officina di riparazione, moltiplica la propria attività, arrivando ad occupare oltre 2.000 operai, addetti alla produzione e riparazione dei proiettili. Le officine e i depositi sono sparsi nella cintura periferica, soprattutto ai Prati di Caprara e nella zona di Casaralta. Dopo Caporetto saranno trasferite a Bologna anche le officine di riparazione dei pezzi di artiglieria attivate dall'Ansaldo in prossimità del fronte.
novembre - E' inaugurata a Bologna la Sigma, Società Italiana Generale per Munizioni e Armi. Ne fanno parte Max Bondi, spregiudicato affarista toscano artefice dello sviluppo dell'ILVA di Piombino, Giovanni Prampolini, direttore delle Reggiane e altri industriali di Bologna e Ferrara. Ancor prima dell'edificazione degli impianti, che troveranno sede nell'area di Casaralta, fuori porta Mascarella, Bondi stipula un grosso contratto di fornitura di parti di cartucce con la direzione del Laboratorio Pirotecnico di Bologna e ottiene per la fabbrica Sigma il titolo di stabilimento ausiliario, sfruttando conoscenze altolocate. Le successive manovre, volte ad avere dilazioni nelle consegne e nuove vantaggiose commesse, caratterizzeranno l'azione imprenditoriale del “pescecane” Bondi, volta a massimizzare i profitti sfruttando la situazione bellica. L'azienda sarà liquidata dopo il termine del conflitto e nell'ottobre 1919 i terreni passeranno alle Officine di Casaralta, con un ritorno alla originaria destinazione.
19 novembre - Una grave frode coinvolge la Società dei Mulini Veneto Emiliani, che ha ottenuto l'appalto per la macinazione del grano dal Ministero della Guerra. Trattandosi del pane, alimento fondamentale nella dieta del popolo e dei soldati, il cosiddetto “scandalo dei pescicani” ha una risonanza particolare. L'accusa comprende varie irregolarità: aggiunta di acqua per accrescere il peso della farina, uso di polvere di mulino e scarti di lavorazione, furto delle migliori qualità di macinato. Il processo si concluderà nel gennaio del 1916 con pesanti condanne per i principali imputati.
dicembre - Con l'entrata in guerra varie aziende meccaniche bolognesi vengono dichiarate "stabilimenti ausiliari". Alcune, come la Zamboni e Troncon, specializzata in macchine per la pasta, avviano la produzione di macchine per la lavorazione di proiettili e munizioni. Le Officine Maccaferri mutano radicalmente la loro produzione: dai gabbioni per il contenimento degli argini e dalle catenarie per la sicurezza degli edifici, ai reticolati di filo spinato e ai cavalli di frisia. Nei due impianti della ditta (a Zola e a Bologna in via del Pratello) l'occupazione salirà fino a 1.200 operai, dei quali 700 donne. Si conferma inoltre e si amplia la produzione bellica di imprese come la Calzoni, la Barbieri e la Parenti, che per la fabbricazione di bombe e proiettili impiegano soprattutto manodopera femminile.