Albergo delle Tre Zucchette

Piazza Re Enzo

Anche la mia locanda è un vecchio edificio con un bizzarro cortile e incredibili scale che vanno su e giù; ambienti stretti, bui, strani e piacevolmente fuori moda.

(H. Hesse)

L'Albergo e Ristorante delle Tre Zucchette si trovava in via della Canepa n. 2, una stradina scomparsa tra le attuali piazza Re Enzo e via Rizzoli. Occupava in parte uno stabile, che fu sede dell'Arte dei Merciai e venne demolito nel 1913, durante gli sventramenti del Mercato di Mezzo, che portarono all'isolamento di Palazzo Re Enzo e alla creazione della nuova via Rizzoli.

Nei pressi c'era un arco nel Palazzo del Podestà, detto anche voltone della corda, dove erano comminate pubbliche punizioni, tratti di corda appunto:

Questa dolorosissima pena corporale consisteva nel legare il reo per i polsi con le braccia dietro la schiena. In questa posizione il disgraziato di turno veniva tirato sù con una carrucola.

Di recente sotto il voltore c'era il Caffè del Podestà, famoso per i concerti.

La centralissima Locanda delle Tre Zucchette era ben nota nell'800. Nel 1834 vi fu installato "un nuovo cosmorama", mentre durante il carnevale del 1836 nelle sue sale si tenne una esposizione di "oggetti d'industria e belle arti". Qui nel 1871 alcuni reduci garibaldini, alla presenza di Andrea Costa, fondarono il Fascio Operaio, sezione bolognese della Prima Internazionale, una formazione politica che diede origine al partito socialista. Nel 1873 l'albergo alloggiò un celebre truffatore, il "tatuato dei Birmani", "che riuscì a farsi beffe della scienza, del pubblico, dei giornali".

Una pubblicità di inizio ‘900 lo definiva l'albergo "più centrale della città, di recente restaurato e rimodernato". I gestori, Ildebrando e Napoleone Bolis promettevano ottima cucina, vini scelti e prezzi modici. Tra i servizi offerti vi erano la luce elettrica, i caloriferi a termosifone, la rimessa per automobili e l'omnibus per la stazione. Nel 1908, alla morte di Ildebrando, il figlio Olindo continuò con lo zio la conduzione dell'impresa, fino alla sua chiusura.

Dopo la demolizione dell'edificio, solo il ristorante si trasferì con nuovi proprietari in via de' Giudei, in locali che saranno in seguito occupati dalla famosa birreria Lamma.

Ospiti illustri

Invece la sensazione più acuta gli veniva dal freddo dello stomaco, vuoto sino da quella colazione del mattino nella trattoria delle Tre Zucchette.

(A. Oriani, Vortice)

Lo scrittore Alfredo Oriani, collaboratore assiduo del "Resto del Carlino" e nottambulo impenitente, scendeva ogni tanto a Bologna (anche con la sua amata bicicletta) dal suo rifugio di Casola Valsenio. "Sobrio e consuetudinario", pernottava in uno dei vecchi alberghi del Mercato di Mezzo, alle Tre Zucchette o ai Tre Vecchi.

Gli amici lo accompagnavano verso l'alba "in un dedalo di viuzze. Il romagnolo soleva restare a lungo sulla soglia dell'alberghetto e là, sotto la vivida luce di un fanale, aveva le sue 'illuminazioni' piene di un'arguzia sconsolata".

Nella sua sosta a Bologna, lunedì 29 aprile 1901, Hermann Hesse scese alle Tre Zucchette. L'autore di Siddharta lo giudicò una "locanda tipicamente italiana" e lo descrisse come un edificio bizzarro pieno di scale. Non ebbe però modo di provarne il comfort, poiché decise di ripartire la sera stessa dell'arrivo a Bologna, non potendosi godere la città di notte, a causa di un fastidioso raffreddore.

Alcuni anni dopo la sua demolizione, l'Albergo delle Tre Zucchette fu citato, assieme al Caffé di San Pietro e a via Indipendenza, "coi suoi portici diritti, i suoi palazzi alti e goffi, la sua folla mediocre", nel romanzo Né bella né brutta di Marino Moretti (1921). Frequentando a Bologna all'inizio del secolo il liceo ginnasio parificato "Vittorino da Feltre", lo scrittore romagnolo ebbe probabilmente modo di vedere l'albergo ancora aperto e funzionante.

Approfondimenti
  • Bologna cambia volto. La storia per immagini di una citta che si trasforma. Dal 1900 al 1920, la nuova urbanistica cittadina nelle fotografie di Arnaldo Romagnoli, Bologna, Pendragon, 2006, pp. 60-61
  • Bologna nelle sue cartoline, a cura di Antonio Brighetti, Franco Monteverde, Cuneo, L'arciere, 1986, vol. 2: Vedute della città, p. 33 (foto)
  • Alessandro Cervellati, Bologna grassa, Bologna, Tamari, 1963, p. 239
  • L'Emilia Romagna com'era. Alberghi, caffè, locande, osterie, ristoranti, trattorie. Sulle tracce di un passato recente alla riscoperta dei segni mutati o cambiati di una secolare tradizione d'ospitalità, a cura di Alessandro Molinari Pradelli, Roma, Newton Compton, 1987, pp. 20-21
  • Renzo Giacomelli, Vecchio e nuovo nel centro di Bologna, Bologna, Tamari, 1967, p. 32
  • Hermann Hesse, Dall'Italia. Diari, poesie, saggi e racconti, a cura di Volker Michels, Milano, A. Mondadori, 1997, pp. 92-93
  • Alfredo Oriani, Vortice, Bari, Laterza, 1913, p. 17 (versione elettronica, 1999)
  • Marco Poli, Tiziano Costa, Storie sotto il Voltone. Alla riscoperta dell'antico centro di Bologna, Bologna, Costa, 1996, p. 31
  • Giancarlo Roversi, Bologna ospitale. Storia e storie degli alberghi della città dal Medioevo al Novecento, Bologna, Costa, 2004, pp. 138-139
  • Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all'arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 1., p. 5, vol. 3., p. 740