Trattoria del Foro Boario

piazza Trento e Trieste, 6

A mangiare andava al Foro Boario, la trattoria degli studenti, degli artisti e di tanti altri giovani di ogni sorta di partiti. In essa c'era un cameriere molto buono coi clienti (un reduce di Digione, che aveva combattuto coi Garibaldini e era rimasto anche ferito), Teobaldo Buggini, che faceva credito, specialmente agli studenti, se non erano pronti a pagare. Tra quei giovani chiassosi e spensierati, Giovannino perse il suo bel raccoglimento, si trovò con molti che si avvicinavano al suo modo di pensare, ai socialisti insomma, e fece alleanza con loro.

(M. Pascoli

Il Foro Boario, grande piazzale per il mercato del bestiame, venne ricavato in epoca napoleonica fuori porta Maggiore. Era chiamato volgarmente al marchè dal bisti (il mercato delle bestie). Intorno al 1880 fu trasferito in un tratto dell'antico fossato delle mura di Bologna, tra Porta Lame e Porta Galliera e finalmente, nel 1902, nell'apposita struttura costruita dal Comune fuori porta San Felice.

La moderna piazza Trento e Trieste prese forma all'inizio del '900 con la costruzione di villette ed edifici moderni. La denominazione, che ricorda le due città italiane allora non ancora irredente, risale al 1909. Durante la prima guerra mondiale, il convento delle suore posto nella parte meridionale della piazza ospitò la Casa di Rieducazione Professionale per Mutilati e Invalidi di Guerra, diretta dall'ingegnere Dino Zucchini.

Sul lato nord del piazzale correva, senza interruzione, il portico che da Porta Maggiore conduceva (e conduce ancora) alla chiesa degli Alemanni, che all'altezza di piazza Trento e Trieste incontrava quello del Ricovero dei Mendicanti. A ridosso del portico sorgeva alla fine dell'800 una larga palazzina a un piano che ospitava la trattoria del Foro Boario. L'insegna è ancora visibile nelle cartoline dell'epoca.

Pascoli e Carducci alla trattoria del Foro Boario

Notizie, ordini e messaggeri facevano capo fuori di Porta Maggiore, agli Alemanni e precisamente al Caffé del Foro Boario. Di sabato, giorno del mercato, là conveniva tutto il contado, e l'occasione e il luogo erano opportuni per incontrarsi e passar carte e voci di sottomano e all'orecchio senza dar nell'occhio agli indiscreti.

(R. Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo)

Influenzato da Andrea Costa, alla fine del 1875 Giovanni Pascoli abbandonò gli studi per dedicarsi a un'intensa attività politica. Nel 1876 sostituì Alceste Faggioli come segretario della Federazione bolognese dell'Internazionale e collaborò alla redazione e diffusione dell'organo della Federazione, "Il Martello". Il suo impegno politico aumentò ancora nel 1878, tanto da trascurare la supplenza al ginnasio "Guinizelli", procuratagli da Carducci, che gli dava un poco da vivere.

Nel settembre 1879 fu arrestato durante una manifestazione di protesta e rimase tre mesi in carcere. Nel 1880 lasciò la politica attiva e tornò agli studi. Con Andrea Costa mantenne un profondo rapporto d'amicizia. Il suo socialismo non fu "solamente un affare di testa, ma di cuore".

Nel periodo della militanza socialista, oppresso dalla miseria, Pascoli frequentò la Locanda del Foro Boario, fuori porta Mazzini, dove lavorava come cameriere Teobaldo Buggini, autorevole membro dell'Internazionale, che ogni tanto gli procurava un piatto caldo e gli faceva credito.

Arrivava all'osteria uscendo da porta Maggiore e percorrendo a piedi il lungo portico, che conduce fino alla chiesa degli Alemanni. Maria Pascoli ha scritto che il fratello

continuava ad andare a mangiare alla trattoria del Foro Boario dove pure andava quando si trovava a Bologna Andrea Costa. Allorché però non aveva più soldi per pagare si eclissava, e non ritornava tra la compagnia chiassosa e spensierata fino a che non avesse potuto avere qualche po' di denaro. Allora si ripresentava tutto pieno di brio e di buon umore, come se nel frattempo gli fosse avvenuta chissà quale inaspettata fortuna.

Buggini, detto Gigione, nato a San Giovanni in Persiceto da famiglia povera, servì per molti anni al Foro Boario. In seguito sposò la figlia del proprietario del locale. Nel 1870 era stato con Garibaldi nell'armata dei Vosgi e poi a Parigi a difesa della Comune. Nel 1872 aveva partecipato a Rimini al Congresso della Fiail ed era stato tra i promotori del Fascio operaio. Nel 1873 aveva organizzato i primi scioperi a San Giovanni in Persiceto e l'anno seguente aveva comandato la colonna del suo paese durante il tentativo di insurrezione anarchica a Bologna.

I fiduciari della Questura lo tenevano sempre sotto rigorosa sorveglianza, avendo il sospetto che il mestiere di cameriere, esercitato solo poche ore al giorno, fosse solo una copertura alla sua attività di agitatore socialista. Era considerato "individuo esaltato e assai pericoloso". In realtà la sua evoluzione politica fu quella legalitaria di Costa. Dopo il 1890 si iscrisse al Partito Socialista e fu anche maestro della Loggia VIII Agosto di Bologna. Negli ultimi anni lasciò l'attività politica, tanto da essere depennato dalla lista dei sovversivi.

Alla trattoria del Foro Boario Pascoli trascorse le serate più allegre del difficile periodo bolognese. Più tardi avrebbe ricordato volentieri un banchetto offerto dai fratelli Dall'Osso, in cui Carducci aveva brindato alla Romagna.

Nel 1896 Pascoli tornò a Bologna, non proprio entusiasta, come insegnante di grammatica latina e greca all'Università e chiese di nuovo aiuto a Teobaldo Buggini. L'amico gli procurò il primo alloggio, due camerette "modestissime, ma pulite" in via Belle Arti, e inoltre lo aiutò con un prestito in denaro. Giovanni e la sorella Maria evitarono la pensione completa: per il pranzo e la cena decisero di tornare alla trattoria del Foro Boario, dove c'erano ancora "gli stessi buoni padroni" di un tempo "e dove si poteva mangiare benino senza troppa spesa".

Il 21 gennaio 1897 Pascoli lesse all'Università la prolusione del suo corso, ricevendo l'abbraccio commosso dell'antico maestro Carducci. Alla sera fu con i professori della facoltà e altri amici a cena alla trattoria del Foro Boario. Il suo cane Gulì "ebbe persino le lodi del Carducci ed anche, ogni tanto, qualche buon bocconcino dalla sua mano".

Il 7 febbraio successivo anche Carducci volle festeggiare al Foro Boario il trentacinquesimo anniversario del suo insegnamento. Secondo i ricordi di Maria Pascoli, dopo le onoranze ufficiali al mattino all'Archiginnasio,

la sera ci fu un lieto epilogo della solenne giornata nella trattoria del Foro Boario, con un bel banchetto che il Carducci si compiacque offrire alle rappresentanze e ai colleghi della sua Facoltà, tra i quali anche Giovannino.

Approfondimenti
  • Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo, romanzo storico a cura e con una postfazione di Marco Veglia, Milano, Mondadori, 2018
  • Claudia Culiersi, Paolo Culiersi, Carducci bolognese, Bologna, Patron, 2006, p. 117
  • Giuseppe Lipparini, Pascoli a Bologna, Firenze, G. C. Sansoni, 1937, p. 17
  • Lilla Lipparini, Poeti e rivoluzionari, in: Bologna nell'Ottocento, a cura di Giancarlo Roversi, Roma, Editalia, 1992, pp. 137-139
  • Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, memorie curate e integrate da Augusto Vicinelli, Milano, A. Mondadori, 1961, p. 60
  • Pascoli. Vita e letteratura. Documenti, testimonianze, immagini, a cura di Marco Veglia, Lanciano, Carabba, 2012, p. 97, 108, 143, 147
  • Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta, Milano, Simonelli, 1998, p. 39