Teatro Contavalli

via Mentana, 2

L'Accademia de' Filodrammaturgi intenta a beneficiare la classe indigente, ha divisato di non rimanersi oziosa nella sera di Martedì prossimo 3 imminente Febbraio, ultimo giorno di Carnevale, la detta sera il Teatro Contavalli sarà pubblicamente aperto, e l'Accademia suddetta si esporrà colla Rappresntazione intitolata: Gli errori d'un padre e d'un figlio.
L'introito di questa Rappresentazione è devoluto alla Casa di Ricovero.

Bologna, 31 gennaio 1818

Il teatro fu costruito nell'area del convento dei carmelitani di San Martino su iniziativa del dottor Antonio Contavalli, fortunato speculatore dei Beni Nazionali e attore dilettante a tempo perso.

Inaugurato il 3 ottobre 1814 con il dramma per musica Matilde ossia la Selvaggia di Carlo Coccia, era un piccolo locale "di qualche eleganza", molto adatto all'opera, progettato dall'ingegnere Giovanni Battista Martinetti e dall'architetto Giuseppe Nadi, che idearono tre ordini di palchi per una capienza di circa ottocento persone.

A decorare il teatro furono chiamati i migliori artisti della vicina Accademia di Belle Arti: gli ornamenti in stucco del boccascena furono affidati a Pietro Trifoglio; la sala e il sipario furono dipinti da Antonio Basoli. Altre parti videro all'opera Pietro Fancelli, Luigi Cini, Ridolfo Fantuzzi, Mauro Berti.

La decorazione si stendeva "come un manto" dall'atrio alla cavea, fino al soffitto e ai camerini, con motivi archeologici, alla pompeiana.

Poco dopo l'apertura vi fu rappresentata L'Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini, cantata da Maria Marcolini. L'opera fu lodata da Stendhal ed ebbe tanto successo da essere replicata al Teatro Comunale e al Corso.

Con la Restaurazione il Contavalli fu temporaneamente chiuso, ma nell'estate del 1816, dopo reiterate richieste del proprietario, poté riprendere gli spettacoli con una replica dell'Italiana in Algeri e la prima assoluta del Barbiere di Siviglia di Rossini.

Il maestro di Pesaro fu per diversi anni protagonista del cartellone del teatro: si può dire che esso contribuì fortemente alla popolarità della sua musica.

Nel 1824 l'Accademia Filodrammatica, animata dal marchese Massimiliano Angelelli con l'intento di proporre esempi raffinati di teatro classico, si divise in due fazioni: da una parte rimasero i puristi, dall'altra si formò, con il favore del cardinale Legato, la Società dei Concordi. Aperta alle nuove esigenze di spettacolo, essa si stabilì al Contavalli, seguita da un numeroso pubblico pagante.

Raccolse i migliori attori dilettanti di Bologna, dediti a un'attività drammaturgica con fini filantropici. Ebbe lunga vita e costituì un serbatoio per le compagnie comiche professionali.

La funzione sociale del teatro tenne uniti giovani quali Gustavo Modena, Augusto Aglebert, Agamennone Zappoli, che furono coinvolti negli eventi politici e pagarono duramente per il loro impegno.

Nel 1876 debuttò al Contavalli la nuova Accademia Filodrammatica Albergati, nata per iniziativa di un comitato presieduto dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli. Ne fecero parte anche Antonio Fiacchi e Alarico Lambertini, direttori del giornale teatrale "Piccolo Faust". La scelta del repertorio fu affidata ad esperti quali Abdon Altobelli, Enrico Panzacchi, Aristide Ravà.

Testoni e Galliani: va in scena il dialetto

Il teatro Contavalli fu il generatore delle manifestazioni dialettali bolognesi e il vivaio dei suoi migliori intepreti. (A. Cervellati)

Nel 1888 Alfredo Testoni formò, con l'appoggio della Società del Dottor Balanzone, affittuaria del teatro Contavalli, una formazione stabile di teatro in vernacolo, la Compagnia Bolognese. Ne fecero parte tra gli altri Argia e Guglielmina Magazzari, Augusto Galli e Carlo Musi. Il debutto avvenne con una recita in forma privata della commedia di Testoni Pisuneint.

Alferedo Testoni, giovane e vispo, colse a lungo allori frondosi con le sue lepidissime commedie dialettali, offerte a una clientela invariabilmente assidua di buone famiglie amanti dell'allegria morigerata e paesana. (L. Federzoni)

Nel 1909 Testoni si mise in società con Goffredo Galliani. La stagione si inaugurò positivamente il 31 ottobre con Acqua e ciacher, in un Contavalli rimesso a nuovo: i palchi decorati con buon gusto, un bel lampadario, comode poltrone in platea. Presto però cominciarono gli screzi e alcuni attori, tra i quali Angelo Gandolfi, se ne andarono. Nel 1911 si consumò la rottura tra i due capocomici, con lo strascico di una lunga vicenda processuale.

Nel 1938, dopo anni di gestione da parte di Galliani, che nel 1923 divenne proprietario dello stabile e andò ad abitarvi, il teatro caro ai popolani della Mascarella e del Borgo San Pietro, che aveva visto i trionfi di Testoni e di Gandolfi, fu trasformato in cinematografo e sopravvisse poi come sala a luci rosse fino al 1979.

Approfondimenti
  • Oreste Cenacchi (Chiunque), Vecchia Bologna. Echi e memorie, con prefazione di Giulio De Frenzi, Bologna, Zanichelli, 1926, p. XII
  • Alessandro Cervellati, Bologna al microscopio, Bologna, Edizioni aldine, vol. 2., Feste, spettacoli, divertimenti, 1950, pp. 128-136
  • Luigi Federzoni, Bologna carducciana, Bologna, L. Cappelli, 1961, p. 16
  • Gianmario Merizzi, "... e tutta la città era in suoni". I luoghi della storia della musica a Bologna, Bologna, Comune di Bologna, 2007, pp. 36-37
  • Risorgimento e teatro a Bologna 1800-1849, a cura di Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Patron, 1998, pp. 25-29
  • Athos Vianelli, Bologna in controluce. Storie e curiosità fra un secolo e l'altro, Bologna, Inchiostri, 2001, pp. 97-99