Teatro comunale

largo Respighi, 1

Il Teatro Comunale verso le otto di sera si riempiva di gente sollecita, seria e grave. Molti avevano sotto il braccio un grosso volume. Perfino le signore entravano man mano nei loro palchetti e si assedevano davanti silenziose, con una certa aria composta ad aspettazione solenne. Platea, scanni, poltrone, palchi, barcacce, tutto affollato, ognuno era al suo posto: gli uomini quasi tutti in falda e cravatta bianca, le signore scollate, elegantissime. In quei dieci minuti di attesa la sala del Bibiena suonava d'un ronzio contenuto e profondo simile ad un gigantesco alveare. Su nell'alto loggione scoppiava ogni tanto un brontolio più rude, una risata, un grido: viva Verdi, viva Rossini! Ma era l'affare di un momento.

(E. Panzacchi - La prima del Lohengrin, 1 novembre 1871)

 

Dopo l'incendio del Teatro Malvezzi nel 1745, la città di Bologna commissionò ad Antonio Galli Bibiena la costruzione di un nuovo teatro d'opera. Il Teatro Comunale fu inaugurato il 14 maggio 1763 con la "prima" de Il trionfo di Clelia di Christoph Willibald Gluck.

Il 23 giugno 1805 vi fu ospite Napoleone imperatore. Nell'occasione il teatro fu rischiarato da migliaia di lumi e la parete di fondo del palcoscenico venne aperta sul "guasto dei Bentivoglio" trasformato in giardino.

La sera del 28 luglio 1814 si rappresentò l'opera Tancredi di Gioacchino Rossini, con Maria Marcolini, primadonna ammirata da Stendhal. Dopo questo evento l'attività del teatro portò a lungo l'impronta del genio del compositore di Pesaro. Negli anni seguenti furono allestite a ritmo continuo e con crescente successo tutte le sue opere. Memorabile fu, nel 1834 l'esecuzione dell'Otello, con il trionfo della grande Maria Malibran nel ruolo di Desdemona. Il Comunale fu l'unico teatro al mondo ad ospitare nello stesso anno i due "prodigi della musica": la Malibran, appunto, e Giuditta Pasta.

L'omaggio di Verdi all'anziano Rossini durante la rappresentazione del Nabucco, nel 1843, significò un simbolico passaggio di consegne. Negli anni seguenti tutti i lavori del compositore di Busseto furono rappresentati al Comunale a ritmo serrato: dopo il prodigioso biennio 1852-53, con Rigoletto, Trovatore e Traviata, il 1856 fu per lui un anno trionfale, con ben sei opere rappresentate.


 

Tempio wagneriano

Il primo periodo postunitario è caratterizzato dalla direzione di Angelo Mariani, che dal 1860 introdusse ad una ad una le opere di Giacomo Meyerbeer, fino al culmine del 1869: una intera stagione a lui dedicata. A Mariani si devono anche il grande successo della prima italiana del Don Carlos di Verdi nel 1867 e quello della prima del Lohengrin di Richard Wagner nel 1871.

L'introduzione a Bologna della "musica dell'avvenire" fu il frutto dell'impegno del sindaco Camillo Casarini e della pressione della stampa cittadina, dominata dalla figura del giovane assessore Enrico Panzacchi, che descrisse vivacemente la prima del Lohengrin "in uno dei suoi racconti sentimentali e eleganti". A quella memorabile rappresentazione fu presente anche Alfredo Oriani, con la sua barbetta mefistofelica: fasciato in un frac inappuntabile, seguì l'opera, senza batter palpebra, nella barcaccia del Domino Club.

Negli anni seguenti il Comunale divenne il tempio del culto wagneriano in Italia: vi si tennero molte prime italiane: Tannhäuser (1872), Il vascello fantasma (1877), Tristano e Isotta (1888) e infine il Parsifal (1914), in prima mondiale fuori da Bayreuth.

Nel dicembre 1873 ebbe grande successo l'opera I Goti di Stefano Gobatti, che ottenne 51 chiamate in palcoscenico. Il giovane compositore polesano fu visto da molti, tra i quali Carducci, come un possibile contraltare di Verdi e fu acclamato come nuovo astro della musica. Ma "alla sbornia della sorprendente deificazione (responsabile principale Enrico Panzacchi) seguì la fatale sgonfiatura".

Giovanni Pascoli, povero studente all'Università, fu tra i più assidui loggionisti del Comunale. Secondo la testimonianza della sorella, egli era "appassionatissimo per la musica e per il canto". Andava a teatro con il fratello e spesso approfittava della confusione al botteghino per intrufolarsi senza pagare. Assistette alle opere di Wagner e di Verdi, ma anche, ad esempio, alla Favorita di Donizetti, allestita nel 1880, alla Gioconda di Ponchielli e al Faust di Gounod nel 1882.


 

Esordio della Sgnera Cattareina

La sera del 1 dicembre 1899, nell'atrio del teatro, Alfredo Testoni recitò per la prima volta in pubblico I sonetti della Sgnera Cattareina: protagonista una vecchietta chiacchierona, incarnazione della saggezza popolare e incaricata dal commediografo di svelare bonariamente vizi e virtù del popolo bolognese. Cominciò allora il cammino trionfale di questo personaggio e Testoni ne diede una magistrale interpretazione. Era infatti un dicitore abilissimo, che dal vivo migliorava molto i suoi testi:

da esperto uomo di teatro qual era , egli sapeva sfruttare tutti gli espedienti della parola, della pausa, della mimica. Era sufficiente un ammicco al punto giusto per strappare un applauso.

La Sgnera Cattareina contribuì, assieme al Cardinal Lambertini, a dargli una fama nazionale. All'inizio del 1900, in società con altri due poeti, Berto Barbarani e Trilussa, iniziò una tournée trionfale attraverso l'Italia. Durante una recita di beneficenza a Roma, anche la regina Margherita gli confessò di leggere e apprezzare i suoi divertenti sonetti.


 

Toscanini: dai trionfi allo "schiaffo"

Nel 1894 il Falstaff, ultima fatica di Verdi, diretto da Arturo Toscanini, ebbe un'accoglienza trionfale. Il maestro di Parma inaugurò in questa occasione i suoi rapporti con il Comunale. La sua presenza fu, da allora in poi, pressoché costante, fino all'increscioso episodio avvenuto il 14 maggio 1931.

Quella sera era in programma in teatro un concerto in memoria di Giuseppe Martucci e il maestro si rifiutò di eseguire l'inno fascista Giovinezza e l' Inno Reale come omaggio alle autorità. Venne aggredito e schiaffeggiato, presso un ingresso laterale, da alcune camicie nere, tra le quali Leo Longanesi, giovane direttore del giornale-battaglia "L'Assalto". In seguito a questa aggressione, Toscanini maturò la decisione di lasciare l'Italia, dove tornò a dirigere solo nel dopoguerra.


Approfondimenti

Marina Calore, Bologna a teatro. L'Ottocento, Bologna, Guidicini e Rosa, 1982


Alessandro Cervellati, Certosa bianca e verde. Echi e aneddoti, Bologna, Tamari, 1967, p. 100


Franco Cristofori, Alfredo Testoni. La vita, le opere, la città, realizzazione grafica di Pier Achille Cuniberti, Bologna, Alfa, 1981, p. 124


Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro comunale di Bologna, a cura di Lamberto Trezzini, 2. ed., Bologna, Nuova Alfa, 1987, 3 voll.


Renzo Giacomelli, Il Teatro comunale di Bologna. Storia aneddotica e cronaca di due secoli (1763-1963), Bologna, Tamari Editori, 1965


Libertà cara sei troppo amabile. Musica e teatro a Bologna dall'antico al nuovo regime, 1796-1805, a cura di Marina Calore, Bologna, Lo scarabeo, 1996


Giuseppe Lipparini, L'innamorato di Bologna e altre pagine bolognesi, Bologna, Boni, 2001, p. 123


Gianmario Merizzi, "... e tutta la città era in suoni". I luoghi della storia della musica a Bologna, Bologna, Comune di Bologna, 2007, pp. 33-36


Il Teatro per la città, Bologna, Compositori, 1998


Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all'arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 4., p. 1076


Lamberto Trezzini, Teatro dei Bibiena, in: Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova editoriale AIEP, 1989, vol. 3., pp. 141-160