Osteria dei Poeti

via de' Poeti, 1/b

Prendemmo l'abitudine di incontrarci tutti i giorni nella saletta interna della buia osteria bolognese un tempo frequentata dal Carducci, che come si sa era proclive al bere, un luogo dove Spatola, come un principe del Rinascimento teneva corte, ricevendo benevolmente i giovani poeti che venivano a fargli omaggio e tra loro ricordo Patrizia Vicinelli, Gregorio Scalise, e, perché no?, Francesco Guccini che, a suon di chitarra, ci deliziava con le sue prime canzoni.

(G. Celli)

Nelle cantine dell'antico palazzo senatorio Sampieri Cospi, forse fin dal XVII secolo, fu collocata una "buchetta", cioè un punto vendita di vino sotto il piano stradale, chiamata "l'hustari dri dal Ren" (osteria dietro al Reno), in cui si poteva ottenere un bicchiere anche dopo l'orario consentito.

Il nome Osteria dei Poeti deriva forse dal fatto che alla fine dell'800 venne frequentata da gruppi di artisti e poeti: tra essi Giosuè Carducci, Olindo Guerrini, Giovanni Pascoli.  Secondo altri autori il nome del vicolo e del locale deriva da una nobile famiglia del luogo. Nella Buca si vendeva solo vino, non si cucinava, né si giocava a carte. Ogni tanto qualche cliente cantava con la chitarra, altri suonavano con l'ocarina.

Dal 1960 circa ai soliti clienti cominciarono ad aggiungersi gli studenti delle vicine scuole e dell'Università. Venne rinnovato il bancone e comprata la macchina del caffè. Tra i nuovi clienti c'erano Francesco Guccini, Lucio Dalla, Debora Cooperman. Fino a pochi decenni fa la conduzione dell'osteria era tradizionale. Guccini ha ricordato che chiudeva alle otto e mezza alla sera e offriva solo vino e qualche uovo sodo:

allora c'era un ingressino con il bancone, e dietro il bancone delle botti con vino bianco e vino rosso e basta. Niente cazzate, niente drink particolari dai nomi esotici. Vino bianco e vino rosso, venticinque lire al bicchiere.

La voce di Patrizia

Unica ragazza al tavolo di legno dell'osteria di via dei Poeti, agitavi i tuoi capelli biondi ridendo e vociando sotto l'occhio severo del busto di Carducci, fra il gruppetto di giovanotti vagamente ebbri, non so se più per l'albana e il lambrusco, o per le diatribe su Rimbaud e Pasolini, su Pound e Breton. (M. Spatola)

La vita di Patrizia Vicinelli, straordinaria poetessa d'avanguardia, fu volutamente sconnessa, vissuta nel presente, senza progetti, quasi predestinata alla rovina. Una vita, ha detto Francesco Leonetti,"a perdifiato, a perdizione, a scommessa, a capitombolo, a pura fuga, nelle passioni sfrenate".

Tante esperienze letterarie, artistiche, esistenziali all'estremo. Una vita errabonda, che pure in parte, per qualche momento, può essere inquadrata tra poche strade medievali del centro di Bologna, nell'isola gesuitica di Santa Lucia, a pochi passi dal Liceo "Galvani".

Sono stanca di raccontare
a tutti
la mia storia
Perché non la capiscono,
la mia storia
non credono sia mia
E finirò col credere
che la mia storia
è un'altra

All'inizio della sua carriera d'artista Patrizia frequentò l'osteria de' Poeti nel vicolo omonimo, a pochi passi dalla libreria Palmaverde di Roberto Roversi, centrale bolognese della poesia. Lei era l'unica donna nel gruppo di giovani aspiranti poeti, che discutevano attorno ad un tavolo di legno dell'osteria, con un bicchiere di vino e una sigaretta sempre in mano, sorvegliati da un busto di Giosuè Carducci. Tra essi, Giorgio Celli e Adriano Spatola erano i più forti nel bere e nel cercare nuove strade poetiche. Celli fece in cantina anche la sua cena di matrimonio, a base di panini con salame e mortadella.

Patrizia faceva sentire la sua voce con disinvoltura, senza inibizioni. Ed è così che nel 1966, a soli 22 anni, con le sue poesie "sonore e concrete" suscitò meraviglia, a La Spezia, tra gli esponenti del Gruppo 63: Balestrini, Sanguineti ... Alcuni anni più tardi, la vita ormai bruciata, consumata, abitò in via Castiglione, sullo spigolo che dà sulla chiesa di Santa Lucia, aula magna dell'Alma Mater. Un amico poeta ha detto che "era come un gheppio, che poteva lanciarsi sull'Accademia in ogni momento".

Approfondimenti
  • Un altro giorno è andato. Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto, Firenze, Giunti, 1999, pp. 51-52
  • Il Gruppo 63 quarant'anni dopo, Bologna, 8-11 maggio 2003, atti del Convegno, Bologna, Pendragon, 2005, p. 71
  • Alessandro Molinari Pradelli, Osterie e locande di Bologna. La grassa e la dotta in gloria della tavola: folclore, arte, musica e poesia nelle tradizioni contadine e gastronomiche della città felsinea, Roma, Newton Compton, 1980, p. 192 (foto)
  • Alessandro Molinari Pradelli, Claudio Corticelli, Vittoria Mazzoli, La buchetta di via de' Poeti. Vini, osti, avventori, Bologna, Fuori Thema, 1993
  • Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all'arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 3., pp. 666-667 (foto)
  • Nilla Turri, Ristoranti, trattorie e osterie di Bologna e provincia. Cucina "alta" o tradizionale e ... di "charme", Colognola ai Colli, La Libreria di Demetra, 1999, pp. 58-59