Biblioteca circolante Brugnoli

Dove
via Castiglione, 5

Il libraio Brugnoli - un simpatico uomo che suonava la grancassa nella banda municipale - aveva un piccolo negozio di libri, fra i quali molti usati; a lui da ragazzi - ombre dei cari babbi perdonateci! - noi ricorrevamo per offrirgli in vendita qualche libro di scuola.
Credo che fosse il primo a Bologna a istituire una biblioteca circolante. L'abbonamento era di una lira al mese, con diritto di leggere a casa propria quanti romanzi si voleva. Fu un vero lampo di genio!

(A. Testoni)

Nel 1909 Alfredo ed Ernesto Brugnoli rilevarono dal padre Giacomo, uomo "claudicante, brontolone e integerrimo", la libreria e biblioteca circolante in via Castiglione, angolo via Clavature.

La libreria fu fondata nel 1833 da nonno Antonio assieme a Domenico Monari. Era posta sotto il portico di casa Locatelli, costruita all'inizio del '400 dalla famiglia Cospi e più volte rimaneggiata nei secoli successivi. Il portico fu poi abbattuto per consentire il transito dei tram.

Nel 1904 l'antico negozio mutò aspetto:

Ai passanti apparvero un giorno, quasi per incanto, due grandi tendoni in tinta, nove vetrine e quattro cartelli, tutti in color legno noce, con filetti verniciati in nocciola chiaro e oro.

La nuova insegna prometteva la vendita di libri usati, leggi e decreti, piante e guide di città italiane, libri per bambini, manuali Hoepli.

La Biblioteca circolante Storico-Romantica G. Brugnoli e Figli fu la prima a Bologna a prestare volumi a domicilio in cambio di un modico abbonamento. Con l'apertura, sempre nel 1909, della nuova Biblioteca Popolare gestita dal Comune, iniziò una grossa concorrenza nei confronti delle biblioteche a pagamento.

All'inizio del 1910 i titolari delle circolanti private Martelli e Brugnoli inviarono una protesta al Comune, denunciando un sensibile calo dei propri abbonati, "che si sono riversati nella biblioteca gratuita".

Il bibliotecario della Popolare, Albano Sorbelli, replicò con fermezza alla richiesta dei commercianti di limitare "il corredo della nuova biblioteca ai soli libri istruttivi", escludendo quelli che avevano come fine il diletto. Per lui infatti lo scopo della biblioteca pubblica era l'educazione alla lettura, utilizzando anche "quella letteratura che parla al cuore parimenti che all'anima: il racconto, la novella, il romanzo, la poesia, il teatro".

Tra gli utenti della biblioteca circolante vi fu anche il letterato cesenate Renato Serra, tra il 1900 e il 1904 studente alla facoltà di lettere all'Università di Bologna. Non era raro vederlo in quegli anni passeggiare sotto i portici portando sotto il braccio un volume della Brugnoli, rilegato in tela marrone. Era associato assieme all'amico Ambrosini, anch'egli studente di lettere, con il quale nel 1907 a Torino compilò un dizionario di latino per Paravia.

Qualche mese di conto arretrato da Brugnoli, che Serra credeva, a torto, non regolato "secondo il solito" da Ambrosini, "a cui toccava", rischiò di intaccare la loro bella e proficua amicizia. Renato era un lettore accanito. Leggeva i libri con avidità divorante "a mucchi, addirittura, ogni settimana".

La biblioteca Brugnoli compare anche nei Canti Orfici di Dino Campana. Nella prosa Scirocco (Bologna) il poeta descrive dall'alto la città "umida ancora della pioggia recente" come "un grande porto, deserto e velato". Poi esce di casa e subito incontra

un grande portico rosso dalle lucerne moresche: dei libri che avevo letti nella mia adolescenza erano esposti a una vetrina tra le stampe.

Durante gli incontri in manicomio con il dottor Carlo Pariani lo stesso Campana confessò che il grande portico rosso "in Piazza dei Mercanti, presso le due torri" era quello della biblioteca circolante. Studente di chimica per sbaglio e appassionato di filosofia e letteratura, è probabile che Dino abbia curiosato tra i suoi scaffali.

Sul banco esterno del Brugnoli, di legno dipinto con vernice grigio cenere, nello scomparto delle occasioni da cinquanta centesimi, il giovanissimo Giuseppe Raimondi trovava i primi libri di autori francesi: Verlaine, Rimbaud ... I "volumetti gialli del Mercure" passavano nelle tasche di liceali irrequieti, cattivi scolari.

Alcuni finirono, tra le foto degli amici, nei cassetti della bottega delle stufe di Piazza Santo Stefano, dove Raimondi lavorava assieme al padre.

Approfondimenti
  • Luca Baccolini, I luoghi e i racconti più strani di Bologna. Alla scoperta della "dotta" lungo un viaggio nei suoi luoghi simbolo, Roma, Newton Compton, 2019, pp. 139-140
  • Bologna cambia volto. La storia per immagini di una citta che si trasforma. Dal 1900 al 1920, la nuova urbanistica cittadina nelle fotografie di Arnaldo Romagnoli, Bologna, Pendragon, 2006, pp. 17-18
  • Bologna tra Otto e Novecento. Le fotografie più belle accompagnate dai testi di Alfredo Testoni tratti da: Bologna che scompare, Bologna, Pendragon, 2006, p. 33
  • Dino Campana, Canti Orfici, Marradi, Tipografia F. Ravagli, 1914, pp. 149-151
  • Epistolario di Renato Serra, a cura di Luigi Ambrosini, Giuseppe De Robetis e Alfredo Grilli, Firenze, Le Monnier, 1953
  • Alessandro Molinari Pradelli, Bologna in vetrina: dall'Unità d'Italia alla Belle Epoque, Bologna, L'inchiostro blu, Cassa di Risparmio in Bologna, 1994, pp. 140-143
  • Carlo Pariani, Vita non romanzata di Dino Campana, Firenze, Ponte alle Grazie, 1994, p. 59
  • Marco Poli, Bologna com'era, Argelato, Minerva, 2020, p. 56
  • Giuseppe Raimondi, I divertimenti letterari (1915-1925), Milano, A. Mondadori, 1966, pp. 25-26
  • Viola Talentoni, Vita di Renato Serra, Ravenna, Edizioni del Girasole, 1996, pp. 52-64
  • Eva Veronese Ghibellini, Vecchia libreria, in: "Strenna della Fameja bulgneisa", 1957, p. 198