Il proclama del generale Welden

Per la seconda volta passo il Po con le mie truppe a disperdere le bande che non cessano di turbare la pace e l'ordine pubblico. Il Santo Padre vostro Signore, ispirato dal sacrosanto Ufficio di cui è investito, più volte protestò di non volere la guerra.

Ciò nullameno le Truppe Pontificie e gli Svizzeri da lui assoldati pugnarono contro l'Austria a Treviso ed a Vicenza e vinti capitolarono obbligandosi per tre mesi a non riprendere le armi contro l'Impero.

Guai a loro se violassero i patti. Tengo registrati i loro nomi e lo sleale che cadesse nelle mie mani non avrebbe da attendere che il meritato supplizio.

Le mie mosse sono dirette contro le bande che si chiamano Crociati, contro i Faziosi che in onta al proprio Governo s'affaticano d'ingannare il buon popolo con menzogne e sofismi, e d'infondergli un odio ingiusto ed assurdo contro una potenza sempre stata amica.

Trenta e più anni orsono l'Austria conquistò le Legazioni, considerate il gioiello dello Stato Pontificio, e le restituì con nobile interesse al legittimo Sovrano. Le continuate amichevoli relazioni, ed i reciproci riguardi di buon vicinato dovevano raffermare sempre più la pace fra i due popoli.

Senonché un abbominevole fanatismo, la smania d'arricchirsi e d'ingrandire a spese del popolo, e le mire ambiziose per arrogarsiil Governo medesimo crearono un partito sempre irrequieto, che cuopre il vostro pacifico e fertile paese di miseri, di guerra e delle distruzioni che ne sono l'inseparabile conseguenza.

E' oramai tempo di porre un argine a tanto disordine. Dove la voce della ragione non potrà penetrare, mi farò ascoltare coi miei cannoni.

Lungi da ogni idea di conquista, mai coltivata dall'Austria riguardo al vostro paese giacché diversamente ne avrebbe con tutto il diritto conservato il possesso trent'anni fa, io intendo solo proteggere i pacifici abitanti e conservare al vostro Governo il dominio che gli viene contrastato da una fazione.

Guai a coloro che si mostrassero sordi alla mia voce od osassero di far resistenza. Volgete uno sguardo sugli avanzi fumanti di Sermide. Il paese restò distrutto perché gli abitanti fecero fuoco sui miei soldati.


 

Fonte: Giancarlo Bernabei, La Montagnola di Bologna. Storia di popolo, Bologna, Pàtron, 1986, pp. 26-27