Fiorenzo il Magnifico
Al Giro del '56 sono caduto nella discesa di Volterra e mi sono fratturato la clavicola. “Non puoi partire”, mi dice il medico.
Io lo lascio parlare e faccio di testa mia: metto la gommapiuma sul manubrio e corro la crono. Poi supero gli Appennini.
Ma provando la cronoscalata di San Luca mi accorgo di non riuscire nemmeno a stringere il manubrio dal dolore; allora il mio meccanico, il grande Faliero Masi, decide di tagliare una camera d'aria, me la lega al manubrio e io la tengo con i denti, per non forzare le braccia.
Il giorno dopo, nella Modena-Rapallo cado di nuovo e mi rompo anche l'omero. Svengo dal dolore. Sono sulla lettiga quando riprendo coscienza e ordino a chi guida l'ambulanza di fermarsi.
Mi butto giù, inseguo il gruppo, lo riprendo e arrivo sul Bondone sotto una tormenta di neve.
Per questo gesto Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, che seguivano il Giro, mi ribattezzarono Fiorenzo il Magnifico.
Fonte: www.mondiali.it