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Dalla Cronologia

Accadde oggi, 01 dicembre.

immagine di Roberto Longhi insegnante a Bologna
1 dicembre 1934
Roberto Longhi insegnante a Bologna
Lo studioso e critico d'arte Roberto Longhi (1890-1970) vince il concorso per la cattedra di Storia dell'Arte Medievale e Moderna all'Università di Bologna. La sua prolusione per l'apertura dell'anno universitario rappresenta un radicale ripensamento delle vicende e dei valori della pittura bolognese. Tra l'altro definisce Giorgio Morandi "uno dei migliori pittori viventi d’Italia", il solo che "pur navigando tra le secche più perigliose della pittura moderna, abbia però saputo sempre orientare il suo viaggio con una lentezza meditata, con un’affettuosità studiata, da parer quelle d’un nuovo incamminato" Il professore insegna in Palazzo Poggi, dove era la sede dell'antica Accademia Clementina: uno spazio riscaldato malamente da una vecchia stufa "parigina", con un tavolo piegato dal perso di "foto giallastre degli Alinari". Tra gli uditori dei primi corsi vi sono alcuni giovani intellettuali emiliani: Attilio Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Bassani, Alberto Graziani, Francesco Arcangeli. Essi riconosceranno nel professore di Alba un vero maestro, capace di inserire l'opera d'arte in un vasto contesto di storia e cultura, con "termini narrativi di alta fattura". A lui andrà il merito di aver aperto nuove prospettive critiche e suscitato negli allievi un inedito interesse verso le arti. Sul fascino del professore resta la vivida testimonianza dello scultore Luciano Minguzzi: “Stipati in un'aula surriscaldata, assistavamo al suo favoloso esporre, dalla vivacità scintillante, divertente e caustica, che ci soggiogava. Che intelligenza meravigliosa, dalle mille ramificazioni, era la sua!”
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1 dicembre 1940
"Architrave" rivista della fronda universitaria
Nasce “Architrave”, mensile di politica, letteratura e arte del GUF (Gruppi Universitari Fascisti), strumento di lavoro per “la nuova gioventù studiosa”. Lo dirige Tullio Pacchioni, segretario del GUF, codirettore è Roberto Mazzetti (1908-1981), assieme ai giovani Agostino Bignardi, responsabile della parte letteraria, e Pompilio Mandelli, curatore di quella artistica. Fra i collaboratori vi sono Giovanni Testori, Virgilio Guidi, Roberto Roversi, Pier Paolo Pasolini, Alfonso Gatto, Renzo Renzi. Nel '42 entrano in redazione i fratelli Gaetano e Francesco Arcangeli. Più volte epurato per i numerosi attacchi ai gerarchi fascisti, il periodico chiuderà nel giugno del 1943. Sarà considerato un giornale di fronda del fascismo, anche se la posizione prevalente non sarà quella di un alternativa al regime, ma di un ritorno alla purezza del fascismo originario, per il compimento della rivoluzione sociale interrotta.
immagine di Il PalaMalaguti
dicembre 1993
Il PalaMalaguti
A Ceretolo, frazione di Casalecchio di Reno, in un’area che già occupa strutture commerciali, sorge il PalaMalaguti, un nuovo palazzo dello sport da 13.000 posti. E' stato progettato dall'ex olimpionico di equitazione Mauro Checcoli (1943- ). Fino al 2008 ospiterà le partite di basket della Fortitudo. Nel luglio di quell'anno sarà acquistato da una società del Gruppo Sabatini e riprogettato per eventi spettacolari e sportivi. Denominato Futurshow Station, diventerà la casa della Virtus Basket. Sarà dotato di moderne tecnologie e megaschermi. Verrà inoltre allestito il museo Virtus in uno spazio espositivo a forte impatto scenografico. Dal 2011 l’impianto si chiamerà Unipol Arena e sarà sede di spettacoli e di eventi sportivi, tra cui finali nazionali di pallavolo o fasi eliminatorie della Coppa Davis di tennis.
immagine di La ferrovia Veneta è collegata alla stazione centrale
dicembre 2001
La ferrovia Veneta è collegata alla stazione centrale
Viene ripristinato il collegamento della ferrovia Bologna-Portomaggiore con la stazione centrale di Bologna. In luogo del terminale della Veneta di via Zanolini è aperta una nuova stazione di transito sotterranea. Gli antichi depositi e i servizi vengono ristrutturati per nuove destinazioni. Sull'area, promessa al verde, sorgono moderni edifici residenziali. La ferrovia Bologna-Portomaggiore, con una diramazione per Budrio-Massalombarda, è stata l'impegno maggiore da parte delle amministrazioni locali in campo ferroviario, a lungo cardine del trasporto pubblico provinciale e regionale. Nel 1883 fu concessa dall'Amministrazione provinciale alla Società Veneta di Padova, che l'ha gestita per oltre un secolo.
immagine di Apre a Budrio il primo Centro di Assistenza e Urgenza (CAU)
1 novembre 2023
Apre a Budrio il primo Centro di Assistenza e Urgenza (CAU)
  • @ Centro di Assistenza e Urgenza
Il 1° novembre presso l’Ospedale di Budrio (BO) prende avvio il primo Centro di Assistenza e Urgenza (CAU) della provincia di Bologna. Si tratta di una struttura sanitaria che accoglie e assiste pazienti con problemi urgenti a bassa complessità. E' ad accesso diretto e funziona 7 giorni su 7 per 24 ore. Vi lavorano medici e infermieri adeguatamente formati. Tra le prestazioni erogate vi sono: visite mediche, certificazioni, trattamenti farmacologici, prescrizioni terapeutiche, piccoli interventi, quali suture e medicazioni. Le visite e alcuni accertamenti sono gratuiti per i cittadini residenti in Regione. L'apertura dei CAU è il primo passo della riforma dell’Emergenza, con l'obiettivo di rendere più efficienti i Pronto Soccorso, mettendo a disposizione strutture territoriali per i codici bianchi e verdi, che costituiscono il 70% dei casi. Nei primi sei giorni di attività il CAU di Budrio registrerà 230 accessi, l'80% dei quali saranno gestiti direttamente e solo il 17% inviati al Pronto Soccorso. L'8 novembre aprirà un secondo CAU a Vergato. Il primo a Bologna sarà inaugurato il 14 dicembre nel quartiere Navile. Entro la fine del 2023 nella Regione Emilia-Romagna ne saranno in funzione circa trenta.
immagine di Venti di guerra
21 maggio 1866
Venti di guerra
Le voci di una probabile guerra contro l'Austria si fanno insistenti. Il governo chiama alle armi la leva del 1845. Si parla di corpi d'armata riuniti a Bologna e Piacenza. Il richiamo della classe 1843, in congedo illimitato, è accolto ovunque con gioia. Bologna viene subito imbandierata e gli studenti universitari fanno pacifiche dimostrazioni, inneggiando al re e a Garibaldi. E' aperto un Comitato di arruolamento di volontari, con l'assenso del governo, e molti accorrono ad iscriversi. Il 6 maggio un decreto ordina la formazione di venti battaglioni di volontari. L'entusiasmo va alle stelle dopo che l'11 maggio il generale Garibaldi accetta, "con semplicità e franchezza", il ruolo di comandante di questo contingente. Dal 15 maggio il ministero della guerra determina che tutti i corpi militari si trovino "sul piede di guerra", compreso il 4° Corpo d'Armata al comando del generale Cialdini, che è di stanza a Bologna. Il 21 maggio, accompagnato da un corteo di popolo e preceduto dalla banda comunale, parte per Castel San Pietro il battaglione mobile bolognese della Guardia Nazionale al comando del maggiore Trombetti. Poco prima arriva in stazione un convoglio di volontari veneti diretti al deposito di Barletta. Tutti salutano al grido di "Viva l'Italia! Viva Garibaldi! Viva Bologna!". I presenti guardano meravigliati alcuni ragazzi tirolesi e croati in uniforme austriaca, venuti ad arruolarsi con gli italiani.
immagine di Le palazzine dei profughi giuliani
1949
Le palazzine dei profughi giuliani
  • @ Via Beroaldo, 40127 Bologna (BO)
Tra via Beroaldo e via dell'Artigiano, nella periferia del rione San Donato, il Genio Civile dello Stato realizza dieci palazzine per dare alloggio in tempi rapidi a ottanta nuclei familiari assistiti dall'Opera dei Profughi Giuliani e Dalmati. La diaspora di migliaia di famiglie di etnia italiana dall'Istria e dalla Dalmazia è cominciata dopo la fine del conflitto mondiale sotto la spinta dell'esercito di liberazione jugoslavo. Il governo italiano ha dovuto farsi carico con urgenza della sopravvivenza dei profughi e ha scelto di utilizzare circa 130 strutture sul territorio nazionale, tra le quali fabbriche, ospedali, colonie in disuso, ma anche ex campi di detenzione nazifascisti, come Fossoli (MO) e la Risiera di San Sabba (TS).
immagine di Pirro Cuniberti. 12 teste 3 cani 1 topo
1 febbraio 2024
Pirro Cuniberti. 12 teste 3 cani 1 topo
  • @ Museo Civico Archeologico
Dal 1 al 4 febbraio, in occasione di Art City, sotto al portico del Pavaglione vengono appesi alcuni stendardi con disegni di Pirro Cuniberti (1923-2016) per celebrare il suo centenario. All’interno del Museo Civico Archeologico è possibile ammirare gli originali, conservati in teche sotto vetro. La mostra, intitolata Pirro Cuniberti. 12 teste 3 cani 1 topo, è curata da Lorenzo Balbi e Paola Giovetti, in collaborazione con Archivio Pier Achille Cuniberti. Allievo di Giorgio Morandi e di Giovanni Romagnoli all'Accademia di Belle Arti di Bologna, Cuniberti è un artista tra i più originali del '900. Creatore di forme e figure immaginarie, alfabeti inventati, segni grafici disposti senza un ordine apparente, mappe della memoria, è stato definito un “sognatore di segni”.  Sue opere si conservano presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna e in numerosi musei della provincia e dell'Emilia-Romagna.
immagine di Alberto Tomba
Alberto Tomba
Alberto Tomba fu uno dei protagonisti indiscussi dello sci alpino tra il 1986 ed il 1998. Nato a Castel de’ Britti, frazione di San Lazzaro di Savena nella valle dell’Idice, ben lontano, cioè, dalle vette alpine, divenne ugualmente un grande specialista dello slalom e del gigante.
immagine di Tennis Club Bologna
Tennis Club Bologna
  • @ Circolo Tennis Bologna
Un gruppo di studenti liceali appassionati di tennis ottenne nel 1902 dal Comune uno spazio all'interno dei Giardini Margherita per praticare questo sport originario dell'Inghilterra.
immagine di Francesco Zambeccari
Francesco Zambeccari
Primogenito del senatore Giovanni Zambeccari e di Marianna Bentivogli, Francesco Zambeccari ebbe una vita avventurosa. Militò nella marina spagnola e russa, fu denunciato al Tribunale dell'Inquisizione, finì anche prigioniero dei Turchi.
immagine di La Società ginnastica Sempre Avanti!
12 maggio 1901
La Società ginnastica Sempre Avanti!
Nasce la Società Ginnastica Educativa Sempre Avanti!, sezione della Società Operaia maschile di Bologna. Il gruppo fondatore ha tenuto le riunioni preparatorie nella sala della Società di ballo Boheme in via Barbaziana (poi via C. Battisti n. 24) e in aprile si sono aperte le iscrizioni alla sezione ginnastica per i soci dell'Operaia. Intanto una squadra di ginnasti ha iniziato ad allenarsi, sotto la guida del prof. Remigio Legat, in vista della partecipazione al Concorso ginnastico federale, previsto a Bologna per il 16-19 maggio. La festa di inaugurazione della Sezione Ginnastica si tiene il 12 maggio, condotta da Gaetano Cuppi per la Società Operaia e dal professor Francesco Pullè per l’Università popolare “Giuseppe Garibaldi”. Primo presidente viene eletto Ugo Gregorini-Bingham, personaggio di spicco nella vita politica cittadina. Remigio Legat assume l'incarico di direttore tecnico. La divisa sociale è composta da una maglia bianca e calzoncini blu, con una larga fascia rossa alla cintura, un berretto floscio e una tracolla bianca e rossa. La società promuove l'attività sportiva, ma negli anni iniziali organizza anche manifestazioni di beneficenza e partecipa a campagne politiche. Sarà una delle prime società sportive in Italia a costituire una sezione femminile (1906). Dalle sue file usciranno atleti vincenti nelle più varie discipline: da Oreste Passuti, primatista italiano nel lancio del giavellotto (1913), a Adolfo Tunesi, medaglia d'oro nel penthatlon alle Olimpiadi di Stoccolma (1912). La palestra sociale è dapprima in via Barbaziana n. 8, poi in via Banzole n. 4. Nel 1904 si trasferirà in un camerone denominato “la Viola”, situato accanto a una stalla nel Prato di San Giuseppe, fuori Porta Saragozza. Nei giorni di mercato il locale verrà occupato da cavalli e biroccini. In seguito sarà la volta di locali, sempre precari, in via Malpertuso, in vicolo Otto Colonne, in via del Pratello, fuori Porta Lame. Gli esercizi all'aria aperta saranno svolti in vari luoghi periferici: ai Prati Garagnani (o dell'Eritrea), fuori Porta Galliera, in Piazza VIII Agosto, ai Giardini Margherita, a San Michele in Bosco, nei Prati di Caprara o di Filopanti, in fondo a via Capo di Lucca. Nel 1911 la Società occuperà finalmente una sala in via Maggia (o via San Gervasio), dietro palazzo Lambertini, sede del Liceo Minghetti. Presto sarà da tutti conosciuta come “la palestra della Sempre Avanti!” Vi si terranno soprattutto incontri di pugilato e di lotta greco-romana. Da qui usciranno campioni quali Aleardo Donati, Federico Malossi, Giuseppe Battistoni e, soprattutto, Francesco Cavicchi, il peso massimo idolo degli sportivi bolognesi, sul trono europeo nel 1955. Rimarranno memorabili gli incontri del campionato a squadre di lotta greco romana contro la Faenza Sportiva.  
immagine di Istituto di Matematica
Istituto di Matematica
  • @ Matematica
Unica opera bolognese di Giovanni Michelucci realizzata tra il 1960 e il 1965. Il portico è stato realizzato con pilastri in cemento la cui forma a forcella richiama quella delle case trecentesche del centro storico. Interessante il rapporto tra i materiali quali il cemento, il laterizio e il vetro, in particolare nei fronti secondari retrostanti la via Zamboni.
immagine di Porta Galliera
Porta Galliera
  • @ Galliera
Costruita su progetto di Bartolomeo Provaglia (1659-61) è una delle più elaborate e complesse porte dell'ultima cerchia di mura. Si presenta con due fronti di disegno assai dissimile: quello interno di fastosa e scenografica architettura barocca, quello esterno di carattere severo, che ne accentua la funzione difensiva. Venne isolata agli inizi del Novecento, a seguito della demolizione delle mura, e successivamente restaurata nel 1926.
immagine di Statua di San Petronio
Statua di San Petronio
  • @ Statua di S. Petronio
All'incrocio di alcune delle più importanti arterie della città, il trivio di Porta Ravegnana, con il vicino Carrobbio, ospitava numerose attività commerciali e bancarie già nel Medioevo, costituendosi come il cuore commerciale e finanziario di Bologna. In esso, presso la torre Asinelli, fucollocata da tempo immemorabile la croce di Porta, mentre addossata alla torre Garisenda venne costruita la chiesa della Madonna delle Grazie o Madonna di Porta; nel 1683 in questo luogo fu collocata, a cura dell'arte dei Drappieri o degli Strazzaroli, la statua raffigurante il patrono cittadino San Petronio. La statua fu offerta dal cardinale legato Lazzaro Pallavicini e fu eseguita da Gabriele Brunelli, mentre il piedistallo fu opera di Giovanni Battista Albertoni. Nel 1871, sia per motivi politici che di viabilità, la statua, che era pervenuta ai conti Ranuzzi, fu spostata nella basilica di San Petronio. Il 4 ottobre 2001 la statua del santo patrono della città è stata ricollocata nel trivio, riqualificandolo e abbellendolo con la sua interpretazione barocca dell'immagine dell'antico vescovo che seppe difendere e proteggere la città.
immagine di Palazzina Majani
Palazzina Majani
  • @ Majani
Già sede del caffè e dei negozi di confetteria Majani. Raro esempio di architettura floreale progettata da Augusto Sezanne nel 1908.
immagine di Marino Moretti
Marino Moretti
Scrittori in cucina Appena insediatosi come ospite (e compagno) di Renata Viganò, nella casa di via Mascarella, Antonio Meluschi iniziò subito a scrivere il suo primo libro, dal titolo Pane, mentre intanto collaborava col “Resto del Carlino” e col “Corriere Padano”. Il libro uscì a inizio del 1937, ebbe un discreto successo e una recensione positiva sul “Corriere della sera” del 15 maggio di quell’anno da Marino Moretti. L’“attento e lucido elzeviro” dello scrittore di Cesenatico si intitolava Il libro nuovo e venne anche usato come prefazione dell’edizione Cantelli di Pane, del 1940. In una lettera al “caro Signor Moretti”, dalla quale si deduce una conoscenza ancora precaria, Meluschi ringraziò per la “cordiale accoglienza” del suo romanzo e affermò con convinzione: “ora lavorerò con maggiore serenità e fiducia. C’è davvero bisogno, nella vita, di sentirsi attorno un po’ d’affetto e d’ascoltare cose sincere”. Dove si capisce che il giovane orfano-scrittore trovò in Moretti qualcosa di più di un semplice recensore. Ebbe infatti inizio, in questa occasione, un’amicizia duratura tra Moretti e la coppia della “prodigiosa casina”: Tonino Meluschi e Renata Viganò. Da Cesenatico lo scrittore romagnolo cominciò a venire spesso nella cucina piena di fumo, di vino, di libri e di gatti di via Mascarella 63/2 e continuò a seguire - e a sostenere - con passione la carriera artistica dei due scrittori-partigiani. Non sorprende, quindi, che il primo dei Profili scritti da Meluschi per il “Corriere padano” - quello del 16 giugno 1938 - sia dedicato a Moretti, così come il suo secondo libro, intitolato Strada, uscito nel 1939 presso l’editore Testa di Bologna. A guerra appena finita Moretti riprese i contatti con gli amici bolognesi, ricordando con nostalgia “i cari tempi della Mascarella”. Inviò loro i suoi ultimi libri - Il segno della croce, Mia madre, Il trono dei poveri - in una nuova edizione, augurandosi che anche Meluschi potesse pubblicare un libro, che lo rivelasse al pubblico. Confessò di aver pensato molto a loro scrivendo, nel 1942, I coniugi Allori. Disse di aver cancellato “senza pietà" dal suo manoscritto ciò che avrebbe potuto lasciarli indifferenti. Antonio Faeti, anch’egli frequentatore della “fabbrica” di idee di via Mascarella, confermò più tardi criticamente l’identità dei personaggi del romanzo morettiano con i due scrittori bolognesi. Tra il 1947 e il 1949 Meluschi pubblicò qualche capitolo di Adamo secondo sul giornale “Progresso d’Italia” e Moretti si premurò di far pubblicare il romanzo da Mondadori. Mentre Meluschi era in carcere, l’amico si impegnò a correggere le bozze, convinto che quel libro di “originalissimo vagabondaggio chiuso con il matrimonio mascarelliano” - l’unione con Renata Viganò - esprimesse nel modo più autentico l’anima e la vita di Tonino. Promise, inoltre, di parlare con Alberto Mondadori, da lui “conosciuto bambino”. Negli stessi giorni dell’annunciata uscita del libro di Meluschi, anche Renata Viganò pubblicò da Einaudi l’Agnese e Moretti si dichiarò entusiasta, del “doppio successo della cucina di Mascarella. Prodigiosa cucina!". La trattativa con l’editore milanese andò, però, per le lunghe e il libro di Tonino apparve, nella collana della Medusa degli italiani, solo tre anni dopo. Del “sincero giudizio critico” di Moretti, Meluschi e la Viganò non fecero mai a meno. L’Agnese va a morire fu per l’amico uno sforzo “superiore a quella che può fare, come scrittrice o come partigiana, una donna” e considerò quel libro la sua più bella e singolare lettura dell’anno. Il romanzo di Tonino La fabbrica dei bambini (1955), pubblicato, come il precedente Adamo secondo, nella Medusa mondadoriana e candidato al Premio Viareggio, fu da lui giudicato il suo libro migliore, dov’era “detto tutto, proprio tutto”. La vita in breve Nasce a Cesenatico (FC) nel 1885, quarto di otto figli. Ha difficili rapporti col padre, impiegato comunale e imprenditore marittimo, mentre adora la madre, maestra elementare, di cui sarà anche allievo. Frequenta senza successo l’Istituto “Sant’Apollinare” di Ravenna e il ginnasio parificato “Vittorino da Feltre” di Bologna, dove ha per compagno Mario Missiroli. Nel 1901 convince i genitori a iscriverlo a Firenze alla scuola di recitazione di Luigi Rasi. Qui conosce Gabriellino D’Annunzio, figlio del Vate, e Aldo Giurlani (Palazzeschi, confidenzialmente Do), con il quale condivide la scarsa attitudine al teatro e la passione per la letteratura. I due saranno fraterni amici per settant’anni.Pur rimanendo appartato, segue le vicende dell’ambiente culturale fiorentino, particolarmente vivace in questo periodo, con la nascita di riviste quali “Hermes", “Lacerba” e “La Voce” e la presenza di intellettuali quali Papini, Soffici, Prezzolini, De Robertis. Frequenta assiduamente il Gabinetto Vieusseux e la Biblioteca Nazionale Centrale. Nel 1902-1903 pubblica le prime raccolte di novelle e di versi. Il vero debutto è nel 1905, con la stampa delle poesie di Fraternità e le novelle intitolate Paese degli equivoci. Nei primi anni Dieci appaiono le sue raccolte poetiche più famose. Poesie scritte col lapis (1910) - dove la parola “lapis” indica “una letterarietà debole, consunta, con una vena di degradazione comico-crepuscolare” -, Poesie di tutti i giorni (1911), I poemetti di Marino (1913) e Il giardino dei frutti (1916) segnano la sua fase pascoliana e crepuscolare. La sua poesia non è compresa e accettata da tutti: Renato Serra, per esempio, è convinto che non gli manchi la capacità di usare le parole e una felice attitudine alla rima, ma che “tutto questo è adoperato invano, a non dir nulla". Dopo le raccolte citate, l’attività poetica di Moretti si interrompe, per riprendere solo cinquant’anni dopo. Intanto inizia a collaborare con varie riviste e giornali. Tra le prime, “La Riviera Ligure” dei fratelli Novaro, di cui diviene amico. Nel 1914 dirige “La Grande Illustrazione” di Pescara, che lascerà poco dopo a Sibilla Aleramo. Allo scoppio della guerra mondiale, non idoneo alla leva, si offre, tuttavia, come infermiere negli ospedali da campo della Croce Rossa, dove conosce Federigo Tozzi. In questo periodo fa il suo esordio come romanziere: a Il sole del sabato, che esce a puntate sul “Giornale d’Italia", fa seguito, nel 1918, Guenda, di buon successo. Dal 1923 è chiamato dal direttore Luigi Albertini a collaborare con il il “Corriere della Sera", del quale curerà per molti anni la pagina letteraria. Nel 1925 firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, ma in seguito rimane lontano dalla vita politica, vivendo appartato tra Firenze e Cesenatico. In questo periodo soggiorna anche a Parigi, altro polo di riferimento della sua formazione artistica, in compagnia di Filippo De Pisis e di Aldo Palazzeschi. Con l’amico De Pisis visita anche il Belgio, in particolare Bruges, “la città morta”. Nel 1928 il suo libro Trono dei poveri viene contestato dai reggenti fascisti della Repubblica di San Marino, per l’elogio, male interpretato, alla libertà e all’indipendenza del passato. Il Premio Mussolini, che gli viene assegnato nel 1932 dall’Accademia d’Italia, è subito ritirato per l’intervento del Duce e dato a Silvio Benco. Sarà lui invece a rifiutare lo stesso premio nel 1944, durante la Repubblica di Salò. Negli anni Trenta scrive e pubblica con assiduità novelle, romanzi, libri di ricordi. Nel 1941 il romanzo La vedova Fioravanti è accolto come il suo capolavoro. Nel 1946 pubblica un altro importante romanzo, I coniugi Allori, nel 1948 Il fiocco verde e nel 1951 il volume di ricordi I grilli di Pazzo Pazzi. Moretti descrive vicende semplici ambientate in un mondo provinciale popolato da personaggi spenti e rinunciatari, rese in uno stile dimesso, ma attraversato da lampi di personale umorismo. Con La camera degli sposi termina nel 1958 la carriera di romanziere. La sua opera - più di settanta libri pubblicati in vita - comincia ad ottenere importanti riconoscimenti: nel 1952 il Premio dell’Accademia dei lincei, nel 1959 un contestato Premio Viareggio, in competizione con Pasolini. Nel 1969 riprende a scrivere poesie: dopo la raccolta L’ultima estate, pubblicata in quell’anno, escono Tre anni e un giorno (1971), Le poverazze (1973) e Diario senza fine (1974). Nel 1975, per il suo novantesimo compleanno, la Biblioteca di Cesenatico organizza un importante convegno sulla sua opera, al quale partecipano critici quali Gianfranco Contini, Geno Pampaloni e Luciano Anceschi. Muore a Cesenatico nel 1979, a quasi 94 anni.
immagine di Giuseppe Raimondi
Giuseppe Raimondi
C'è in me il bisogno, l'istinto di spendermi; di offrire la mia umanità, accesa sotto il viso pallido, a qualcuno: agli uomini, a un'idea ... posso dire di avere avuto degli amici; sempre li scelsi fra i maggiori di meriti e di età. In loro compagnia, venivo costruendo la mia vita. Giuseppe Raimondi nasce a Bologna nel 1898. Il padre, di fede socialista, gestisce un negozio di stufe in piazza Santo Stefano, nei locali che furono del Caffè della Fenice. La madre gli trasmette "la materialità e la concretezza della parlata e del pensiero bolognesi". Frequenta il R. Liceo "Galvani" e da autodidatta entra in contatto con l'ambiente letterario cittadino. Dopo l'esperienza della guerra mondiale, alla quale partecipa come soldato del Genio, fonda e dirige il periodico letterario "La Raccolta", animato da poeti e scrittori in divisa, desiderosi "di far rinascere la cultura dopo le tragedie della guerra". La rivista, arricchita da riproduzioni di opere d'arte contemporanea, dedica una rubrica fissa alle avanguardie europee. E' chiaro il suo intento di "sprovincializzare Bologna e l'Italia, aprendole a nuove soluzioni espressive". Il modello della "Raccolta" sarà ripreso in parte dalla rivista "La Ronda", pubblicata dal 1919 al 1923, per la quale si trasferisce temporaneamente a Roma, come segretario di redazione. Ha qui l'occasione di frequentare autori quali Riccardo Bacchelli, Giuseppe Ungaretti, Vincenzo Cardarelli e di entrare in corrispondenza con poeti e scrittori europei come Guillame Apollinaire e Tristan Tzara. Di particolare importanza è l'incontro con Cardarelli, maestro di stile ed esempio di ritorno ai classici. Del poeta di Corneto Tarquinia curerà nel 1962 la raccolta delle Opere complete. Dopo pochi mesi nella capitale ritorna a Bologna e da qui si sposterà raramente: gli riesce congeniale vivere "appartato fra le mura solide della città delle torri, ma con gli occhi che [guardano] fin sotto la gabbia della Tour Eiffel". Nel 1926 conosce Leo Longanesi e per due anni collabora al periodico "L'Italiano" da lui fondato. Con lo scrittore romagnolo e il pittore Giorgio Morandi forma un trio di amici affiatati, che fa spesso capo alla fumisteria di Santo Stefano, divenuta nel tempo un recapito artistico-letterario di grande rilievo. Molte delle sue opere sono di tipo autobiografico. Tra esse Galileo ovvero dell'aria (1926), Domenico Giordani. Avventure di un uomo casalingo (1928), illustrato da Longanesi per l'Italiano Editore, Il cartesiano signor Teste (Firenze 1928), Giornale ossia taccuino (1925-1930), Assieme a Morandi, Arcangeli e Gnudi è arrestato nel 1943 come appartenete al gruppo azionista di Carlo Ludovico Ragghianti. Nel 1949 pubblica Giuseppe in Italia (1949), che ripercorre la sua vita dalla nascita alla Liberazione di Bologna, forse il suo capolavoro. Con Notizie dall'Emilia, anticipato nel 1946 da Anni di Bologna: 1924-1943, vince nel 1954 il premio Viareggio. La corsa riprende con quelli che formano il periodo durato fino a ieri, i libri arrivati in gruppo, come si vede nelle gare ciclistiche. "Le nevi dell'altro anno", "Il nero e l'azzurro", "Ligabue come un cavallo", che s'aggancia alla storia dell' "Ingiustizia". E l'ultimo a passare il traguardo segnato per terra: "La Chiave Regina". Pubblica inoltre scritti e saggi critici dedicati ad artisti, come l'importante monografia su Filippo De Pisis del 1952, il volume di ricordi Anni con Giorgio Morandi (1970), il romanzo Ligabue come un cavallo (1971). Il 10 ottobre 1978, nella sala dello Stabat Mater, riceve l'ambito premio "Archiginnasio d'oro", destinato a cittadini benemeriti nel campo della cultura e dell'arte. Muore a Bologna nel 1985.
immagine di Ugo Brilli
Ugo Brilli
Nasce il 7 agosto 1855 a Bologna. Suo padre è caffettiere e affittuario di un modesto appartamento in via Vinazzetti. A sedici anni deve abbandonare le scuole dei Barnabiti per aiutare la famiglia. Si guadagna da vivere facendo lo scritturale. Ama però la letteratura e fa di tutto per continuare gli studi umanistici interrotti. Una borsa di studio lo aiuta a completare il liceo, poi partecipa al concorso per una delle sei borse di seicento lire messe a disposizione nel 1873 dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna. In questa occasione incontra Giovanni Pascoli: Una fresca mattina dei primi dell'ottobre 1873 entravo lento e pensoso sotto il portico del Bibbiena, che è l'atrio esterno del Comunale di Bologna, quando un giovinetto, alto, smilzo, con aria di collegiale sperduto che veniva su da via dei Castagnoli, attirò curiosamente i miei occhi. Avvicinatici, egli guardò me, io lui: forse dai reciproci sguardi guizzò un lampo di simpatia ... Entrambe risultano vincitori del concorso. Attraverso Brilli, Pascoli conosce anche Severino Ferrari, con il quale inizia un'amicizia "tanto più intensa profonda affettuosa", e i tre ragazzi diventano assidui dei corsi di Carducci, accompagnando spesso il professore, anche dopo le lezioni, nelle sue passeggiate sotto i portici e nelle soste al caffè. Piuttosto basso, rotondo, con gran baffi, era buffo assai ... di famiglia popolana e bolognesissimo, e certe volte, quando non c'era altro modo per rimettere di buon umore il Carducci, e quei figlioli a vederlo corrucciato stavano muti e cauti, allora ... il Brilli, con quei gran baffi, si metteva a recitare passi della Divina Commedia in dialetto bolognese; e se il Carducci gridava: "Taci, taci sciagurato" ... la battaglia era vinta. (M. Valgimigli) La sua ammirazione per il professore-poeta sfiora a volte la cortigianeria e gli amici non mancano di rimproverarlo: Una volta che Carducci lesse in aula una delle sue Odi Barbare, uscendo, uno degli studenti, Ugo Brilli, amico di Pascoli, gridò in bolognese: "E' un uomo superiore: gli altri possono impiccarsi tutti!". Giovanni proprio non la mandò giù e, inviperito, si rivolse all'amico ribattendo: "Perchè dici che quando Carducci fa una bella poesia gli altri devono impiccarsi tutti? Impiccati tu, io non m'impicco davvero!". (G.L. Ruggio) Anche per Ferrari, dopo l'uscita dei suoi Bordatini, usa parole adulatorie: Tu sei un nuovo, un grande astro che sorge sopra il cielo d'Italia. Non è arte la tua, è poesia, è perfezione. Brilli si laurea con Carducci nel 1878 e per qualche tempo insegna al Ginnasio municipale "Guido Guinizelli" di Bologna. In seguito si trasferisce a Novara e Lodi. Collabora a periodici quali "Don Chisciotte" e "Rivista d'Italia". Sul periodico "Preludio" lancia una difesa delle Odi barbare di Carducci.  La sua polemica sulla rivista "Pagine sparse" di Bologna con il Doctor Veritas, cioè Leone Fortis, della "Illustrazione italiana", è all'origine del poemetto satirico Il Mago di Severino Ferrari, stampato nel 1884 da Sommaruga. Il Ferrari aveva dato al Brilli il soprannome di Mago, celebrando le gesta di lui in un poema , che non finiva mai, e che credo non sia stato, né sarà mai finito. D'allora in poi il Carducci chiamò sempre il Brilli con il nome di Mago, o Maghetto; e questo nome dava spesso occasione ai suoi scherzi. Il soprannome è ispirato ai versi di una sua poesia giovanile: Bella signora, s'io fossi Merlino,Merlino possente incantator ... L'ingegno elevato ed arguto di Brilli lo rende caro al Carducci, con il quale collabora alla compilazione delle Letture italiane, "scelte e ordinate per le scuole superiori", la prima sistematica antologia scolastica italiana. Pubblicato nel 1883, il libro ha grande diffusione e contribuisce alla fortuna dell'editore Zanichelli. E il Brilli fu Uguccione il contrabbandiere, fu il maghettaccio Uguccione. Fu sua gloria collaborare col Carducci alle famose Letture e insieme il suo tormento con quel pungolo del Carducci alle spalle. Lettera a Zanichelli: "Stia col pungolo addosso a Brilli, che ari bene". Lettera alla moglie: "Se fosse venuto il maghetto, ti prego, bastonalo". Il volume da lui curato delle Tragedie di Vittorio Alfieri inaugura nel 1889 la Biblioteca scolastica dei classici italiani, diretta da Carducci per l'editore Sansoni di Firenze. Dal 1885 è docente al Liceo "Mamiani" di Roma e poi al "Tasso". Nel 1894 è nominato Provveditore agli Studi e inviato in varie città italiane, concludendo la sua carriera a Lucca. Nel 1901 rende omaggio a Carducci, per il 40° del suo magistero: Due cose contrassegnano la vita del Carducci a Bologna: la solitudine, quasi sdegnosa, e la profonda applicazione negli studi; la modestia e la semplicità paesana di tutte le sue abitudini. Vi è una toccante testimonianza di Lorenzo Viani del suo ultimo periodo di vita: Dopo quarantacinque anni di insegnamento Ugo Brilli prese commiato dalla Scuola e si ridusse in Viareggio: il mio paese. Rasi i baffi serotini, che un dì gli valsero il soprannome di Mago, il viso glabro aveva del canonico accigliato; quasi cieco, incerto nell'incedere, ma grave, con la fronte a larghe bozze, aculeata di ciglia aspre, su cui sgrondava un cappelluccio fioscio e leggero, il Vecchio faceva sosta all'Orione. Nella piccola mescita intestata al figlio di Poseidone, tra i discorsi senza costrutto veruno e senza fondamento, egli doveva affliggersi, chè assumeva degli atteggiamenti disperati, ora serrandosi la fronte con ambo le mani, ora lasciando cadere la testa pesante sul petto ... Muore a Viareggio il 24 agosto 1925.
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Paolo Costa
"Maestro di letteratura e filosofia", Paolo Costa nasce a Ravenna nel 1771. Studia dapprima nel Collegio dei Nobili della città romagnola con insegnanti modesti, quindi a Padova segue le lezioni di Melchiorre Cesarotti e Simone Stratico. Nella città veneta, profondamente influenzata dalla rivoluzione francese e percorsa da idee illuministiche, fa amicizia con Ugo Foscolo. Il suo acceso giacobinismo lo getta nell'agone politico. A Ravenna è ufficiale della Guardia Nazionale, presidente della nuova municipalità e moderatore del locale Circolo Costituzionale. Condannato ai lavori forzati con il ritorno degli Austro-Russi, riesce a fuggire a Bologna nell'aprile del 1799. Nel 1801 è inviato ai Comizi di Lione e nel 1805 è autore dell'ode per l'ingresso a Bologna di Napoleone imperatore. Il nuovo governo lo nomina professore di filosofia al liceo. Frequenta con assiduità la Società del Casino e i migliori salotti della città, come quello di Cornelia Martinetti. E' tra coloro che incontrano e aiutano Lord Byron a Bologna e in Toscana. Nel 1819-1821 partecipa ad una delle imprese letterarie fondanti della scuola classica romagnola: sua è la Vita di Dante in premessa al commento a più mani della Divina Commedia, con note di Strocchi, Perticari e Giusti e un saggio sull'allegoria del Marchetti. Come letterato è classicista e antiromantico, ammiratore di Monti e Giordani. Scrive lettere e poesie e un Dizionario della lingua italiana. La sua opera va comunque considerata soprattutto in funzione didattica e educativa. Dopo la Restaurazione è accusato di materialismo e ateismo e rimane senza impiego. Dal 1822 gli è concesso di continuare l'insegnamento in forma privata nella sua villa Il Cipresso, nei dintorni di Bologna. La sua scuola, di altissimo livello culturale, ha subito grande risonanza. La fama di liberale perseguitato gli attira le simpatie degli oppositori del governo reazionario pontificio. Tra i suoi allievi vi sono giovani promettenti come Marco Minghetti e Antonio Montanari. Costa è uno dei letterati del cenacolo bolognese a cui Leopardi invia le sue Canzoni, prima dell'arrivo in città. Il suo editore Pietro Brighenti lo giudica uomo "d'ingegno e d'abilità", ma anche "un matto inquietissimo", un briccone con "lingua da tenaglie". È un assiduo collaboratore del "Giornale Arcadico", scrive dissertazioni, trattati, componimenti poetici, ma diviene soprattutto noto per le sue traduzioni da Ovidio, Orazio, Anacreonte, in gara con l'amico Giovanni Marchetti. Suo è anche un tentativo di riformare il Vocabolario della Crusca. È inoltre autore di opere filosofiche, ispirate al sensismo di Locke e Condillac, dei quali è ammiratore: tra esse Del modo di comporre le idee e di contrassegnarle con vocaboli precisi a fine di ben ragionare o Della sintesi e dell'analisi. Sulle sue capacità di filosofo Leopardi dà un giudizio severo: L'analisi delle idee starebbe molto male se non avesse altri coltivatori che i Costa. Ci vuol ben altra profondità di mente per dir cose nuove in metafisica. La sua filosofia non dimostra altro che la gran miseria degli italiani in questo particolare, come in tutti gli altri. Nel 1831, durante la "rivoluzione municipale", la sua nomina alla cattedra di Scienza Ideologica dell'Università, è accolta con grande entusiasmo e le sue lezioni sono veri e propri trionfi. Ma pochi giorni dopo il suo insediamento, con il ritorno a Bologna degli Austriaci, il suo corso viene interrotto e egli è costretto a riparare a Corfù, seguito dalla fama, assegnatagli dal cardinale Oppizzoni, di "principale propagatore della rivoluzione" e di sovvertitore della "gioventù studente". Nel 1832 può ritornare a Bologna per un atto di clemenza del Papa, ma gli è ingiunto di risiedere nella sua villa suburbana. Qui continuerà la sua attività didattica fino alla morte, sopraggiunta nel 1836.
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Andrea Pazienza
Parlare di Andrea Pazienza (1956-1988), tra i più geniali artisti che il mondo del fumetto abbia mai avuto, usando parole nuove, è un'impresa quasi impossibile. Tutto è già stato scritto e detto. Tuttavia nel 2026 Paz avrebbe compiuto i fatidici settanta anni e quindi anche noi di Salaborsa vogliamo ricordarlo. Lo facciamo, semplicemente, con una bibliografia di sue opere, - a partire dai grandi capolavori: Pentothal, Zanardi, Pompeo - e di saggi, cataloghi, video, testimonianze a lui dedicati, tutti a disposizione dei lettori in biblioteca.
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La città della Decima Legio
Il 31 ottobre 1926 è una giornata cruciale per le sorti dell'Italia tutta. Benito Mussolini, capo del fascismo e del governo italiano, che al mattino a Bologna ha trionfalmente inaugurato lo stadio Littoriale, nel pomeriggio subisce un attentato all'angolo di Palazzo d'Accursio: un colpo di pistola lo sfiora senza ferirlo e subito un ragazzo, Anteo Zamboni, è sopraffatto e linciato a morte dalle sue guardie del corpo.
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Intorno alla piazza del cinema
Una sera ti ritrovi seduto tra i tanti che aspettano l'inizio della proiezione in Piazza Maggiore. E ti guardi intorno prima che si spengano le luci. Ti accorgi di essere circondato da magnifici edifici e monumenti: la basilica di San Petronio, Palazzo dei Notai, Palazzo D'Accursio, il Nettuno, Palazzo Re Enzo, Palazzo dei Banchi.
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Belle Époque
Gli anni a cavallo tra Otto e Novecento costituiscono un periodo di grandi trasformazioni per Bologna: con l'abbattimento delle mura e la costruzione della centralissima via Rizzoli si comincia a realizzare il Piano Regolatore del 1889; si edificano nuovi quartieri periferici, si introducono moderni servizi quali i tram, l'acqua potabile nelle case, la luce elettrica ...
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Galleria Acquaderni
  • @ via Rizzoli, 34, Bologna
Il palazzo del Credito Romagnolo fu costruito nel 1928 da Edoardo Collamarini. Sotto di esso si apre, sul luogo anticamente occupato dall'Ospedale di San Giobbe per i luetici, l'elegante Galleria Acquaderni (1932), decorata dal Lambertini, che utilizzò anche quattro vecchie stampe policrome (Piazza Maggiore, Processione della Madonna di San Luca, Piazza Malpighi, Piazza San Domenico). Sotto la vecchia cantoria, un cartiglio ricorda che fu S. Guarino, cardinale bolognese, a fondare l'ospedale nel 1141. Durante lavori di restauro del 1973 nella zona furono trovate tracce delle antiche mura di selenite. > Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, p. 49
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Alessandro Tota
Alessandro Tota è nato a Bari nel 1982.Tra i fondatori della rivista Canicola (Prix de la Bd Alternative à Angouleme 2007), ha vissuto dal 2005 al 2021 a Parigi dove continua a insegnare fumetto e sceneggiatura all & 39;Istituto Auguste Renoir e all & 39; Ecole Cesan, oltre a tenere corsi all & 39; EESI di Angouleme. Collabora con alcuni dei principali editori francesi, come sceneggiatore e autore di graphic novel e libri per bambini.I suoi libri sono pubblicati in Germania, Gran Bretagna e Spagna, e editi in Italia da Coconino Press e Oblomov, dove hanno vinto i principali premi del settore, tra cui il premio Gran Guinigi per il Miglior Libro al Lucca Comics & Games.Collabora come sceneggiatore a progetti per i cinema e la televisione (Ferris&Brockman,Finalement Production, La Sarraz Pictures).Bibliografia :2010 - Yeti, Coconino Press -Sarbacane, premio Miglior Opera Prima e Premio della Critica alRomics 2010. Miglior Libro Italiano al Treviso Comic Book Festival 20102011 - Fratelli, Coconino Press , Editions Cornelius2012 - Palacinche, storia di un & 39; esule fiumana, con Caterina Sansone, Fadango Libri, Editions de L & 39;Olivier2013 - Président!, L & 39; école des Loisirs2014 - Caterina, tome 1: Le gang des chevelus, Dargaud (selezionato per il prix jeunessed & 39;Angoulème)2015 - Il ladro di libri, con Pierre Van Hove, Coconino press, Futuropolis? Self Made Hero, ElMono Libre- premio "Gran Guinigi" nella categoria Miglior Graphic Novel al Lucca Comics and Games 2016. Premio Miglior Sceneggiatura al Napoli Comicon 20162015 Caterina, tome 2: L & 39;histoire d & 39; Orlando, Dargaud2016 - Joseph et le magicien, L & 39; école des Loisirs2016 - Charles, Coconino Press , Editions Cornelius2018 - Estate, Oblomov, Editions Cornelius 2019 - Margherisba e il drago, Coconino Press 2022 - Caterina e i capellosi, Canicola 2023 - Caterina e Orlando, Canicola 2024 - La magnifica illusione, [1]: New York 1938, Coconino Press 2024 - La novella dell'avventuriero, Coconino Press L & 39;Illusion Magnifique vol.1, Gallimard EditionsLa Novella dell’ Avventuriero, Coconino Press, Glenat Editions
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Keiko World
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Palazzo Ghiselli-Vasselli
  • @ via Santo Stefano, 63, Bologna
Nel palazzo risiedono le Ancelle del Sacro Cuore, dette anche “suore spagnole", che gestiscono un convitto femminile. L’edificio fu costruito nel ‘500 e rifatto nel ‘700. All’interno vi sono dipinti di Guercino, Gaetano Gandolfi e Basoli. Ha subito nel 1927 un restauro del Comitato per Bologna Storica e Artistica, che ha riportato in luce le finestre ogivali originali. Risultano ben conservate le finestrelle rotonde del fregio, il cornicione e il portico. > Tiziano Costa, Silvia D’Altri, Marco Poli, TuttaBologna. Per conoscere il meglio della città, Bologna, Costa, 1997, p. 53
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Renato Zangheri
Renato Zangheri è nato a Rimini il 10 aprile 1925. Ha frequentato il liceo Giulio Cesare di Rimini, poi la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna, dove si è laureato con lode con una tesi dal titolo Problemi e aspetti del socialismo italiano.
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Matteo Lepore
Matteo Lepore è nato a Bologna, nel quartiere Savena, nel 1980. Si diploma presso il Liceo classico Galvani e si laurea in Scienze politiche all'Università di Bologna. Dopo la laurea svolge un periodo di stage a Bruxelles presso l'Ufficio di collegamento con le Istituzioni europee della Regione Emilia-Romagna. Tra il 2007 e il 2009 consegue un Master in Relazioni internazionali, un Master in Edilizia e urbanistica e un Master in Economia della cooperazione all’Università di Bologna.
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Giuseppe Dozza
Giuseppe Dozza è nato a Bologna il 29 novembre 1901, in via Orfeo. Figlio di fornai, a 13 anni è fattorino in una agenzia di trasporti. Si iscrive al Partito Socialista Italiano e nel 1920 è segretario dei giovani socialisti. Dopo il congresso di Livorno del 1921 aderisce al Partito Comunista d'Italia: nel 1923 è segretario nazionale della Federazione giovanile comunista e nel 1928 membro del Comitato centrale.
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Giorgio Guazzaloca
Giorgio Guazzaloca è nato a Bazzano, in provincia Bologna, il 6 febbraio 1944. Ha cominciato a lavorare con il padre a 15 anni e a 23 anni ha assunto la gestione dell'azienda di famiglia.