Risorse digitali dedicate alla documentazione della storia, della cultura, della società e delle istituzioni di Bologna e provincia con particolare attenzione all’800-900.
Dalla Cronologia
Accadde oggi, 16 ottobre.

Il seminario arcivescovile a Villa Revedin
Il 16 ottobre è inaugurato il nuovo seminario diocesano, luogo di formazione dei futuri sacerdoti, fortemente voluto dal cardinale Arcivescovo Giovanni Battista Nasalli Rocca (1872-1952).
Sorge sul monte Calvario, “in località ricca di aria e di sole”, dove era un tempo il convento di S. Croce dei padri cappuccini, soppresso nel 1810.
“Imponente nel suo travertino bianco e immerso negli alberi di alto fusto del bosco di San Michele, a due passi dalla città”, il grande edificio ha sulla fronte la scritta “Exibit salvatio de monte” (Gioele 2,32).
L'ing. Leone Castelli, della commissione dei Lavori pubblici della Città del Vaticano, ha diretto i lavori di costruzione, seguendo il progetto dell'ing. Carlo Ballarini, autore anche del seminario regionale di piazza Umberto I (poi piazza dei Martiri).
Accanto al nuovo seminario diocesano sorge Villa Revedin, che fu per più di mezzo secolo la residenza estiva del cardinale Arcivescovo Carlo Oppizzoni (1769-1855).
Edificata all'inizio dell'800 per Filippo Bentivoglio, nel 1857, dopo la morte di Oppizzoni, la villa fu acquistata dal conte Pietro Revedin, che le diede l'aspetto definitivo. Nel 1929 i suoi eredi la cedettero al cardinale Nasalli Rocca, assieme al grande parco circostante.
Durante la guerra il seminario di Villa Revedin sarà utilizzato come ospedale militare (Centro Ortopedico Mutilati “V. Putti”) e ospiterà i sacerdoti fuggiti dalle zone del fronte.

Il Liceo scientifico "Augusto Righi" nella nuova sede
Il 16 ottobre 1940 il Regio Liceo Scientifico “Augusto Righi”, istituito nel 1923, si trasferisce dai locali dell'Istituto tecnico Pier Crescenzi, in piazza San Domenico, nella nuova sede di porta Saragozza.
Il progetto dell'edificio è dell'Ufficio Tecnico della Provincia, con significative variazioni a cura dell'arch. Melchiorre Bega (1898-1976), approvate dalla Commissione Tecnica del Comune.
Seguendo le dosposizioni del 5 maggio 1937 del Ministero della guerra, quasi tutto l'edificio è scantinato, per poter utilizzare i locali sotterranei come depositi in caso di conflitto bellico. Caratteristica è la facciata d'angolo, con un ampio ingresso coperto da una pensilina aggettante.
Le parti decorative sono opera dello scultore bolognese Bruno Boari (1896-1964), “artista versatile, di rigorosa tradizione classico-rinascimentale” (Paci), che collabora in questi anni a vari progetti pubblici, come la fontana dei caduti della “Direttissima” nel piazzale della stazione e i pannelli in rilievo all'ingresso della sede OMNI in viale Zanolini.
Oltre che scultore è accreditato tra i migliori medaglisti del suo tempo: sue le medaglie per il traforo della “Direttissima” e per il cardinale Nasalli Rocca. Dal 1922 al 1956 sarà insegnante di plastica e disegno all'Istituto Tecnico Industriale "Aldini- Valeriani".

Il Museo Ducati
In un'area di 1000 mq del vecchio stabilimento in via Cavalieri Ducati a Borgo Panigale è inaugurato il Museo Ducati.
All'interno di stanze multimediali vengono proposti quattro percorsi tematici. Il primo illustra le innovazioni tecnologiche e gli uomini che hanno fatto grande la Ducati.
Il secondo riguarda i primi vent’anni di vita dell'Azienda fondata nel 1926 dai fratelli Ducati, con i suoi vari prodotti: dai condensatori, alle radio, ai rasoi elettrici.
Il terzo e il quarto percorso riguardano le moto: la produzione delle moto stradali e le moto, i piloti e i trofei del settore corse.

Muore l'olimpionica bolognese Ondina Valla
Muore a L'Aquila, dove risiedeva ormai da tanti anni, Ondina Valla (1916-2006), la prima atleta italiana a vincere una medaglia d'oro alle Olimpiadi.
Il suo vero nome era Trebisonda, scelto dal padre, che nel vicolo omonimo aveva la sua officina meccanica. Era nata a Bologna il 20 maggio 1916, dopo quattro fratelli maschi.
A Berlino nel 1936 trionfò negli 80 metri a ostacoli. Il risultato fu in dubbio per diversi minuti, per l'arrivo contemporaneo sul filo di lana di ben quattro atlete, tra le quali la sua compagna-rivale bolognese Claudia Testoni (1915-1998). Per accertare la vittoria fu utilizzato una sorta di fotofinish: la Ziel-Zeit-Kamera, fornita dalla ditta tedesca Zeiss.
Dopo la vittoria di Berlino Ondina divenne per il fascismo un esempio delle virtù sportive e della tempra salutare della gioventu' italiana. La chiamavano "il sole in un sorriso". In carriera vinse 14 titoli italiani in varie specialità dell'atletica, tra le quali il pentathlon.
Come premio per la vittoria di Berlino ebbe in regalo cinquemila lire, una medaglia, l'abbonamento allo stadio e un posto come impiegata alla Casa del Fascio. Le fu inoltre regalata una quercia, che venne piantata vicino allo stadio del Littoriale, dove si trova tuttora.

La Mostra del Settecento bolognese
@ Piazza Maggiore, 6, 40121 Bologna BO
Dal 12 maggio al 31 luglio si svolge, nelle sale del palazzo comunale appena restaurate, la Mostra del Settecento bolognese abbinata alle Celebrazioni per il centenario carducciano.
Si tratta di una mostra ad alto profilo, che prende spunto dal rinnovato interesse per la figura di papa Benedetto XIV Lambertini e per l'ambiente scientifico dell'Istituto marsiliano delle Scienze.
L'esposizione si avvale di numerosi prestiti internazionali dalla Germania e dalla Francia, dando particolare risalto all'opera di Giuseppe Maria Crespi (1665-1747).
La rassegna va considerata il maggiore tentativo in Italia di approfondire l'arte settecentesca in un ambito culturale determinato, con un interesse allargato ai vari campi dell'espressione artistica.

Muore Dino Gavina
Muore a 85 anni Dino Gavina (1922-2007), instancabile animatore culturale e talent scout, il primo e il più assiduo imprenditore a pensare Bologna come centro di produzione e di diffusione di design.
Ha iniziato la sua attività negli anni Quaranta nell'ambito della scenografia teatrale, collaborando con Sandro Bolchi al Teatro "La Soffitta".
In seguito ha cominciato a produrre, nel suo negozio laboratorio di San Lazzaro di Savena, capotes per jeep, rivestimenti per carrozze ferroviarie e i primi mobili.
Nel 1953 ha conosciuto, tramite l'amico Lucio Fontana, alcuni architetti e designer - Carlo e Tobia Scarpa, i fratelli Pier Giacomo e Achille Castiglioni, il giapponese Kazuhide Takahama, Luigi Caccia Dominioni - con cui ha avviato una stretta collaborazione per la produzione di arredi e complementi di design, fondando ditte divenute famose, come la Gavina s.p.a., la Flos e la Sirrah.
Assieme a Maria Simoncini ha lanciato progetti di mobili e oggetti al confine tra il design e l'arte, con la partecipazione di artisti di fama internazionale, quali Man Ray, Meret Oppeheimer, Sebastian Matta.
Negli anni Sessanta è riuscito a produrre alcuni mobili del Bauhaus, accordandosi a New York con Marcel Breuer.
Nel 1969 ha fondato, nella sede storica della Cicogna di San Lazzaro, il Centro culturale Duchamp, una onlus nata con l'obbiettivo di aiutare gli artisti a realizzare le loro opere.

Festa memorabile in onore di Rossini a Villa Sampieri
@ Via Panoramica, 24, 40033 Casalecchio di Reno BO
Nella villa di Anna e Francesco Antonio Sampieri a Casalecchio si tiene una festa memorabile “in onore del Maestro Cavalier Rossini”.
Il celebre flautista Theophilus Bucher (1802-1871) esegue un’aria dalla Donna del lago, opera dello stesso marchese, ben noto, oltre che come direttore artistico della Società del Casino, anche come compositore e musicista.
Lo spettacolo si svolge sul laghetto della villa, dove “quindici belle e aggraziate dame vestite di bianco” cantano fra festoni colorati. Viene eseguito anche un inno a Rossini.

La Fiera del Libro per Ragazzi
Si svolge dal 4 al 12 aprile, nelle sale del Palazzo del Podestà, la Fiera Internazionale del Libro per l'Infanzia e la Gioventù, nata per diffondere il valore del libro nell'educazione e per stimolare il confronto tra esperienze editoriali di vari paesi.
Nella prima edizione vi sono solo 44 espositori. Dall'anno successivo accoglierà anche la Mostra Nazionale degli illustratori di libri per l'infanzia.
Dopo essersi svolta nei primi cinque anni nel centralissimo palazzo di piazza Nettuno, nel 1968 la Fiera del Libro per Ragazzi sarà trasferita nei padiglioni del nuovo quartiere fieristico alla periferia nord della città.
Qui diverrà una delle più importanti rassegne internazionali del settore, ospitando autori, editori ed illustratori dai cinque continenti. Dal 1973 presenterà anche il Salone internazionale dell'Editoria scolastica.
Nel 1997 gli espositori saranno più di 1.400, provenienti da 70 paesi. Il BolognaRagazzi Award diverrà un premio ambito per l'editoria del libro infantile.

Francesco Zambeccari
Primogenito del senatore Giovanni Zambeccari e di Marianna Bentivogli, Francesco Zambeccari ebbe una vita avventurosa.
Militò nella marina spagnola e russa, fu denunciato al Tribunale dell'Inquisizione, finì anche prigioniero dei Turchi.

Mauro Checcoli
Mauro Checcoli iniziò a praticare l'equitazione all’età di 11 anni presso il G.E.S.E. (Gruppo Emiliano Sport Equestri) di via della Battaglia.
Da giovane provò anche altri sport, come la scherma e l'atletica. Giocò anche nella serie A di pallacanestro con la Motomorini.

Francesco Cavicchi
Francesco “Checco” Cavicchi nacque nel 1928 a Pieve di Cento. Rimase sempre legato alle sue origini contadine.
Fu allenato sul ring da Leone Blasi, ex pugile e apprezzato allenatore, nella storica palestra di via Maggia della Società Sempre Avanti!.

Angelo Schiavio
Angelo Schiavio è stata una bandiera del Bologna calcio nel periodo tra le due guerre mondiali, giocando per sedici stagioni in serie A solo con la maglia rossoblu.
Esordì nel 1923 contro la Juventus non avendo ancora compiuto diciotto anni e mostrò ben presto le sue qualità: palleggio sicuro, scatto fulminante, capacità di saltare gli avversari con facilità e soprattutto grande fiuto del goal.

Canale di Savena - Misericordia
@ di Savena Santa Maria della Misericordia
Dopo aver alimentato il laghetto dei Giardini Margherita, il canale, derivato dal torrente Sàvena, passa sotto la chiesa di Santa Maria della Misericordia. Prima della copertura del canale nel secondo decennio del Novecento, il tratto davanti alla chiesa era dotato di lavatoi pubblici; in prossimità di via Castiglione funzionava il mulino della Misericordia, attivo dal 1286 al secondo dopoguerra.

Ex Chiesa di San Leonardo
@ San Leonardo
Fondata nel XII secolo, fu trasformata su disegno di Antonio Uri nel 1659, per conto delle monache cistercensi; a seguito della soppressione dell'ordine passò ad uso profano. Il convento attiguo si affaccia su di un grande chiostro seicentesco, e conserva all'interno tracce di decorazioni coeve.

Casa Salina già Alamandini
@ Salina già Alamandini
L'impianto architettonico di questo edificio ha origini cinquecentesche. Danneggiato nel 1944 durante un bombardamento aereo sulla città, si salvarono solo il piano delle cantine e alcuni elementi lapidei del piano terra. L'edificio presentava un portico voltato i cui pilastri avevano capitelli in pietra attribuiti a Formigine, un portale in pietra arenaria con un ricco decoro e fregio sovrastati da una testa di Ercole, attribuiti ad Alfonso Lombardi. La facciata era realizzata a bugnato, con fasce marcapiano e finestre con fregi sopra l'architrave. I pochi elementi lapidei rimasti, come i capitelli, i peducci delle volte, la testa di Ercole e il portale d'ingresso in arenaria furono ricollocati nel progetto di ricostruzione del 1949 che sostituì l'antico edificio.

Fontana Vecchia
@ Vecchia
La Fontana Vecchia fu progettata nel 1563 dallo scultore e architetto palermitano Tommaso Laureti dietro commissione del Pontefice Pio IV, mentre era Cardinale Legato Carlo Borromeo; la sua esecuzione fu seguita dal Vicelegato Pier Donato Cesi. La fontana fu costruita per fornire un punto di prelievo pubblico di acqua ed evitare che la popolazione attingesse alla Fontana del Nettuno e le ortolane del mercato di Piazza Maggiore vi lavassero la verdura.

Giardino della Montagnola
@ via Indipendenza
Dopo un lungo passeggio, mi sono trovato su l'imbrunir della sera in un sito delizioso ed alquanto elevato, sparso qua e là di spaziosi arbori ed antichi, ove, s'io non mi inganno, si stende nel mezzo un largo piano, circondato d'altissimi abeti e di frondose querce. La vista soave della biondeggiante pianura e delle vicine collinette rallegra insieme ed avviva. Qui si raccolgono pacificamente i cittadini: e quale assiso su i lunghi sedili di pietra, e chi sdraiato in seno dell'erbe, e sotto i mormoranti rami di una quercia, o su la riva di un limpido e basso ruscello, gode tranquillo l'aura vezzeggiante e fresca della sera. Il sito vien detto la Montagnola.
(U. Foscolo)

Francesco Leonetti
Nasce a Cosenza nel 1924. Esordisce precocissimo come poeta, pubblicando a soli diciotto anni, presso il libraio Landi di Bologna, la raccolta Sopra una perduta estate (1942), in contemporanea con gli analoghi lavori degli amici Serra, Pasolini e Roversi. Dopo essersi laureato nel 1945 in filosofia, con un tesi su Tommaso Campanella, comincia a lavorare in due diverse biblioteche, la Malatestiana di Cesena e l'Archiginnasio di Bologna (1946-1961).
Questa esperienza professionale è decisiva per la sua formazione intellettuale: il vasto patrimonio di conoscenze acquisito influenza profondamente la sua arte e il suo approccio alla letteratura. Le poesie mostrano chiaramente le tracce della sua notevole erudizione: sono tanti i richiami a classici quali Dante, Carducci, Pascoli. Ed è chiaro il tentativo di conciliare la tradizione letteraria italiana con la necessità di un nuovo e più aggiornato linguaggio.
Il primo prodotto poetico di una certa rilevanza, La cantica (1959), è un esempio della sua ricerca artistica, un tentativo "di combinare ideologia e forma poetica e di ridefinire il ruolo dell'artista / intellettuale nella società moderna" (P. Chirumbolo).
Nel 1955 fonda, assieme a Pasolini, la rivista "Officina", laboratorio di importanza decisiva per la cultura italiana del secondo Novecento. Essa rappresenta il primo sforzo concreto di rinnovare il panorama letterario e di mettere in discussione i canoni dell'ermetismo e del neorealismo.
Con Pasolini, Roversi, Romanò e Fortini si impegna nell'esplorazione di nuovi linguaggi e stili. Personalmente si dedica alla messa a punto di un linguaggio più colloquiale e "basso", tra prosa e poesia. Alla rivista fornisce, oltre a diverse poesie, alcuni saggi critici cruciali.
Nel 1956 pubblica presso Einaudi il suo primo romanzo, Fumo, fuoco e dispetto (1956), che piace a Elio Vittorini per il suo estro "eterogeneo ed eccentrico, poliforme, praticamente barocco".
Nel 1960 inizia la sua collaborazione con "Il Menabò" di Vittorini. Sotto la sua supervisione affronta nuovi indirizzi teorici come lo strutturalismo, la semiotica, la psicoanalisi lacaniana.
In questo contesto è da collocare lo sforzo di pubblicare una rivista internazionale, "Gulliver", con l'idea di creare una rete tra i migliori intellettuali europei, quali Blanchot, Enzensberger, Barthes, Butor, Grass, Bachmann. Pasolini parla di un sistema di segni "escogitato ridendo" con Leonetti e Calvino
nella solita sosta, nel Nord.Segni per sordomuti, con ideografieuna volta per sempre internazionali.
Lo sforzo di conciliare varie influenze, quali lo strutturalismo e il marxismo, produce notevoli risultati teorici, contenuti in saggi quali La negazione in letteratura (1964) e L'eversione costruita (1965), e alcuni dei risultati più interessanti della sua produzione letteraria, quali i volumi, tra narrativa e saggistica, Conoscenza per errore (1961), L'incompleto (1964) e Il tappeto volante (1967). In queste opere fornisce analisi stimolanti del rapporto tra letteratura e politica e si sforza di rendere, a livello espressivo, la scissione della coscienza nella società contemporanea.
Nel 1963 si trasferisce a Milano. Lavora come attore nei film di Pasolini Il Vangelo secondo Matteo, Edipo re, Capriccio all'italiana. In Uccellacci e uccellini è sua la voce "gracchiante, calabro-emiliana, dalle vocali strascicate sino all'inverosimile" del corvo (Cortellessa). Dirige il film Processo politico (1970). Dal 1971 al 1995 insegna estetica all'Accademia di Brera.
Lo sperimentalismo di alcune sue opere anticipa le poetiche della neoavanguardia italiana. Nonostante non sia considerato un membro del Gruppo 63, è evidente la parentela tra i suoi lavori e quelli di scrittori quali Edoardo Sanguineti e Nanni Balestrini, che rivelano scopi artistici e ideologici affini.
Nel 1967 la sua carriera intellettuale ha una svolta. Assieme a Roberto Di Marco, Gianni Scalia e Arnaldo Pomodoro, fonda "Che fare", organo ufficiale della Nuova Sinistra. E' una rivista che si occupa di teoria politica, ma che segue da vicino la prassi delle rivolte e delle lotte giovanili. In questi anni l'impegno politico si fa per lui quasi esclusivo.
Oltre alla collaborazione a importanti riviste quali "Campo" e "Alfabeta", della quale è anche condirettore, i prodotti migliori dell'ultimo periodo sono il romanzo Campo di battaglia (1981), finalista al Premio "Viareggio", le poesie di Palla di filo (1986), il poemetto Cose del cielo (1989), L'arte lunga (1992), Le scritte sconfinate (1994), Il leone e la volpe (1995), con l'amico Paolo Volponi, e infine la provocatoria autobiografia La voce del corvo. Una vita 1940-2001. Muore nel 2017 a Milano.

Enrico Panzacchi
Della sua terra conservò sempre la verve spumeggiante:affascinava gli uditori con le sue improvvisazioni piene di brio. (A. Vianelli)
Nasce a Ozzano nel 1840. A Bologna compie gli studi nel Seminario, sotto la guida di Francesco Battaglini, futuro cardinale e arcivescovo.
Si iscrive in un primo tempo alla locale Facoltà di Giurisprudenza, per passare a quella di Lettere a Pisa, dove si laurea nel 1865 in filologia. Tra i suoi professori vi sono Pasquale Villari ed Alessandro d'Ancona.
L'anno seguente è nominato professore di storia al liceo Azuni di Sassari. Dopo brevi incarichi in varie città italiane, è trasferito al Liceo Galvani di Bologna, dove insegna filosofia dal 1868 al 1872.
Nel 1869 fonda la "Rivista Bolognese di Scienze e Lettere", dalla veste aristocratica, che ha tra i collaboratori il Mamiani e sulla quale Carducci pubblica per la prima volta alcune poesie con lo pseudonimo di Enotrio Romano. Con essa si propone di promuovere gli studi, e liberarli "dalla politica".
Dal 1872 al 1895 è professore di storia e critica d'arte presso l'Accademia di Belle Arti e nello stesso periodo occupa la cattedra di professore ordinario di estetica e storia dell'arte moderna all'Università. Dal 1891 al 1896 è anche direttore della Pinacoteca.
Le moderne arti figurative ebbero in lui un illustratore acuto, elegantissimo, e sopra tutto equilibrato ... patrocinò fraternamente, in tempi di pitoccheria veristica, le fresche vigorie dell'arte di Luigi Serra e di Giovanni Segantini.
In un'epoca di grande infatuazione per l'arte del Medioevo e del Quattrocento, di critici snob "inebriati di preraffaellismo", difende con calore la pittura bolognese del XVII secolo e contesta i restauri troppo fantasiosi di Rubbiani in San Francesco.
Nel 1888, in occasione dell'VIII centenario dell'Alma Mater, è insignito della Laurea honoris causa in filologia.
Bell'uomo e "simpaticissimo conversatore", "petroniano nel più alto significato della parola", Panzacchi adora tutto ciò che è bolognese. E' "uno dei personaggi più celebri e insieme più caratteristici di Bologna, vuoi per prestigio culturale, vuoi per la sua personalità aperta e incline alle piacevolezze mondane, alle raffinate galanterie".
Matilde Serao, che lo conosce durante la Grande Esposizione Emiliana, in cui è presidente del Comitato promotore, lo definisce "l'innamorato dolce e ostinato delle notti italiane", il cultore del "nottambulismo poetico".
"Aggraziato, balioso, dotto, galante, epicureo", Panzacchi è "una meraviglia di oratore" e a lui si ricorre "per i discorsi da farsi ai morti, per i panegirici ai vivi", per i brindisi e le inaugurazioni. Lipparini ha ricordato che "era il beniamino dei circoli e dei salotti eleganti; mangiava al Domino Club e la sera compariva in marsina nella barcaccia del Comunale".
Al Caffè del Corso, dove primeggia sui nottambuli più assidui, pendono tutti dalle sue labbra, quando racconta ridendo "piccanti avventure" o quando discute seriamente d'arte. Giosue Carducci, suo amico ma anche rivale in amore, nel 1872 lo descrive così, con una buona dose di malizia:
Con le sue pose di astratto, di scapato, di bohemien, ha fatto sempre i suoi interessi stupendamente, così in politica come in amore e ha fatto benissimo, ed io vorrei avere avuto a tempo opportuno il giudizio e la saggezza sua: ma né l'ho né l'ebbi né l'avrò mai.
Panzacchi è anche un apprezzato oratore politico e in politica ricopre incarichi rilevanti, sempre nel settore dell'istruzione. Si batte a lungo per la laicità della scuola pubblica. Dal 1868 viene eletto più volte consigliere comunale.
Nel 1874 passa nelle file dei liberali moderati, abbracciando poi, "come ancora di salvamento", il cosiddetto "terzo partito", che si oppone sia alla consorteria moderata che ai democratici repubblicani. Tornato tra le file dei moderati, dopo la morte di Minghetti ne diviene l'esponente più in vista, fino a essere eletto presidente dell'Associazione liberale felsinea e poi della Federazione costituzionale.
Queste sue oscillazioni politiche fanno crescere, assieme al numero dei suoi seguaci, anche quello dei suoi detrattori. Ad esempio Franco Mistrali - il controverso direttore della "Stella d'Italia" - lo chiama "poeta cesareo".
Il 1882 lo vede eletto per la prima volta come deputato e nel 1896 ricopre la carica politica di presidente dell'Associazione liberale monarchica. Successivamente diviene sottosegretario dell'istruzione pubblica.
I numerosi impegni lavorativi e politici non gli impediscono di produrre negli anni una notevole quantità di saggi e testi in vari ambiti culturali: scrive poesie, racconti, novelle, libretti d'opera (Ettore Fieramosca, Ianko). Apprezzato critico musicale, predilige le opere di Wagner e di Verdi.
Debutta come poeta nel 1870 con il libretto di liriche Funeralia, dedicato alla memoria della sorella Margherita. Le raccolte Piccolo Romanziere e Lyrica sono apprezzate dal Carducci e gli danno notorietà.
A differenza di quella del Maestro, la lirica di Panzacchi è rivolta “non già all'epica o all'inno (...) ma agli esiti più facili dello stornello e della ballata” (Battistini).
Nei componimenti, "dai tratti decadenti", anticipa le tematiche che saranno di Pascoli e D'Annunzio. Una scelta delle sue liriche, curata dal Pascoli, sarà pubblicata postuma da Zanichelli nel 1908. Le sue romanze sono caratterizzate da versi eleganti e melodiosi e sono spesso musicate da celebri compositori.
Assieme a Olindo Guerrini e a Giosuè Carducci forma il cosiddetto triumvirato, che domina l'ambiente culturale bolognese nella seconda metà dell'800.
Muore all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna nel 1904. Nel 1905 Angelo Gatti lo commemora con queste parole:
Spesso visse come un uccello canoro, che ferma il volo sul primo ramo offerto dalla luce del crepuscolo vespertino, ospite ricercato e carissimo di amici; e dovunque egli si raccolse in se stesso a meditare ed a comporre, perché l'abitudine a radunare i pensieri era in lui sì continua, che ognuno lo ricorda a trascorrere per le vie, silenzioso, distratto, col capo eretto e lo sguardo levato, inseguendo le idee a volo per l'aria.
Sul muro della casa di San Pietro di Ozzano, dove nacque e tornò spesso per trascorrere le vacanze estive, una lapide ricorda il suo animo schietto e la sua eloquenza, “la quale parve un inno sonante alla gloria, alla poesia, alla bellezza dell'arte, alla maestà della patria”.

Giovanni Marchetti
Nasce nel 1790 a Senigallia, da un nobile di origine bergamasca e dalla nobildonna bolognese Maria Caterina Marescotti. Studia grammatica e retorica nel Collegio dei Nobili di Parma e dal 1806 filosofia al Collegio Nazareno di Roma, dove ha come compagno Giovanni Maria Mastai Ferretti, il futuro papa Pio IX.
Nel 1808, dopo la morte del padre, raggiunge la madre a Bologna, dove si perfeziona nelle materie letterarie e conosce Paolo Costa, Giuseppe Mezzofanti e Pietro Giordani. Da quest'ultimo è presentato a Vincenzo Monti, capofila della Scuola classica romagnola:
Vedrai, o mio amico, un giovinetto di nobile e delicata bellezza, d'ingegno graziosissimo e di finissimi studi. Io reputo, che ben pochi ne abbia l'Italia, dei quali sperare altrettanto.
Nel 1811 segue a Parigi l'avvocato Antonio Aldini, Segretario di stato del Regno italico. Dopo la caduta di Napoleone torna a Bologna con la moglie Ippolita Covelli, lascia la politica e si dedica agli studi e alle amicizie.
Nel capoluogo emiliano conosce Byron e Leopardi, è assiduo di Giordani e Costa, frequenta i salotti di Teresa Carniani e di Cornelia Martinetti, compone odi, impeccabili sonetti per nozze e soprattutto canzoni, ad imitazione del Petrarca, ma con contenuti civili, piuttosto che amorosi. In arte tenta di conciliare classicismo e romanticismo: per lui il bello è "quel che l'antica età consente e la moderna intende".
Studioso di Dante, collabora con Paolo Costa a un commento della Commedia, pubblicato del 1819. Come gli altri classicisti romagnoli, si distingue per le versioni dal latino e dal greco: le sue traduzioni delle odi di Orazio sono molto apprezzate "per l'eleganza dello stile e la sensibilità interpretativa". Ancora con Costa traduce alcune odi di Anacreonte, che saranno lette da Leopardi.
Nel 1824 pubblica, all'interno dell'edizione delle Opere di Giordani, il Discorso intorno allo stato presente della letteratura italiana e nel 1830 una raccolta di Rime, tra le quali si distingue l'ode antischiavista Sul traffico dei negri.
Nel 1831 non partecipa direttamente alla rivoluzione municipale, ma fa parte di una delegazione cittadina inviata a papa Gregorio XVI per perorare alcune riforme per lo Stato Pontificio.
Nel 1838 pubblica Una notte di Dante, componimento in quattro canti in terza rima. In quell'anno è stampata a Napoli la seconda edizione riveduta e ampliata delle sue Rime e prose, apparsa una prima volta nel 1827.
Nel febbraio 1839 subisce la perdita del figlio primogenito, Federico. Alcuni letterati amici, quali Vincenzo Valorani e Dionigi Strocchi, "tentano alleviare l'acerbo dolore" con componimenti poetici, dati alle stampe per i tipi di Jacopo Marsigli. Scrive Strocchi:
Chi può dire i rammarichi e la penaDel duol, che dilagando in cuor traboccaDi padre orbo di prole, a cui fu datoDalla virtù del ciel quanto è di buono?
Nel 1846 è con Marco Minghetti e Luigi Tanari tra gli estensori di una supplica scritta al camerlengo Tommaso Riario Sforza e ai cardinali impegnati in conclave per l'elezione del papa, nella quale sono descritti "con dignità e moderazione i gravi mali che hanno sofferti fin qui i sudditi delle Legazioni". Al futuro Pontefice sono richieste concessioni costituzionali, considerate "ormai troppo necessarie a queste popolazioni".
L'elezione di Giovanni Maria Mastai Ferretti, suo concittadino e compagno di studi, lo spinge ad andare a Roma. La sera del 1º gennaio 1847 viene eseguita presso il Palazzo Senatorio una sua Cantata in onore di Pio IX, con musiche di Gioacchino Rossini.
Tra il 1847 e il 1848 ricopre diverse cariche politiche: è consultore di Stato, ministro degli Esteri, deputato nel Parlamento romano in rappresentanza del collegio di Senigallia. Dopo la caduta del governo Mamiani si ritira a vita privata e, con la fuga di Pio IX a Gaeta, ritorna a Bologna, dove fino al 1852 è prefetto della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio.
Muore il 28 marzo 1852 e viene sepolto nella Sala del Pantheon della Certosa di Bologna, nel sotterraneo degli "uomini illustri".

Fuoco sulla montagna
Con l'arrivo e lo stazionamento del fronte, tra l'autunno del 1944 e la primavera successiva, la valle del Reno fu profondamente coinvolta nella guerra. I temi fondamentali del conflitto ebbero qui uno svolgimento di straordinaria intensità: la campagna militare della Linea Gotica, la sfida partigiana, le distruzioni materiali e le brutalità sulla popolazione civile, la fuga o il trasferimento coatto di intere comunità.

La Ricerca va in città
In occasione di La Ricerca va in città (e dintorni) - A passeggio con i ricercatori alla scoperta di Bologna - Biblioteca Salaborsa offre alcuni consigli di lettura per accompagnare le camminate previste.

Luoghi della memoria a Bologna
"Conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre"
(Primo Levi)

Il Collegio Venturoli
Il collegio artistico Venturoli è un importante istituzione benefica bolognese attiva da quasi due secoli. Per volere del fondatore, l'architetto Angelo Venturoli (Medicina 1749- Bologna 1821), essa dà sostegno a giovani promettenti nel campo dell'arte.

Francesco Cattani
Francesco Cattani è nato a Bologna nel 1980. È stato tra i fondatori dell’etichetta indipendente Ernest.
Ha pubblicato disegni e storie a fumetti per numerose riviste, tra le quali “Internazionale”, “Il Male”, “Lo Straniero”, “Canicola”, “Hamelin”, “Animals”, “Rolling Stone”, “XL Repubblica”, e sulle antologie Fortezza Europa (Coniglio editore, 2006), Resistenze (Becco Giallo, 2007), Gli Intrusi (Coconino Press, 2007), Viaggio etrusco (Black Velvet, 2009), ZeroGuida (Edizioni Zero, 2009).
Nel 2008 ha ricevuto il Premio Micheluzzi per la miglior storia breve e nel 2010 il Premio Nuove strade, entrambi assegnati dal Napoli Comicon.
Il suo primo romanzo a fumetti, Barcazza (2010), è stato pubblicato in Italia da Canicola ed è stato tradotto in Francia e Spagna. Nel 2017 ha pubblicato per Coconino Press il graphic novel Luna del mattino. Nel 2020 sempre per la Coconino Press pubblica Notte Rosa un volume che raccoglie delle storie brevi oltre ad un racconto di una trentina di pagine realizzati nel corso della sua carriera per alcune riviste del settore.

Stazione centrale
@ Piazza Medaglie Oro, Bologna
Fu costruita tra il 1871 e il 1876 dall'ing. Gaetano Ratti. Sostanziali lavori di ampliamento (il sottopassaggio, il salone centrale, il ponte di Galliera) furono completati nel giugno del 1926. Sulla facciata e nella sala d'aspetto alcune lapidi ricordano la strage avvenuta il 2 agosto 1980, quando una bomba ad alto potenziale distrusse completamente l'ala occidentale.
> Tiziano Costa, Marco Poli, Conoscere Bologna, Bologna, Costa, 2004, p. 151

Palazzo Ghiselli-Vasselli
@ via Santo Stefano, 63, Bologna
Nel palazzo risiedono le Ancelle del Sacro Cuore, dette anche “suore spagnole", che gestiscono un convitto femminile. L’edificio fu costruito nel ‘500 e rifatto nel ‘700. All’interno vi sono dipinti di Guercino, Gaetano Gandolfi e Basoli. Ha subito nel 1927 un restauro del Comitato per Bologna Storica e Artistica, che ha riportato in luce le finestre ogivali originali. Risultano ben conservate le finestrelle rotonde del fregio, il cornicione e il portico.
> Tiziano Costa, Silvia D’Altri, Marco Poli, TuttaBologna. Per conoscere il meglio della città, Bologna, Costa, 1997, p. 53

Sarti Antonio e il malato immaginario

Annamaria Cancellieri
Annamaria Cancellieri è nata a Roma il 22 ottobre 1943. Si è laureata in Scienze Politiche all'Università La Sapienza e dal 1972 è entrata nell'amministrazione del ministero dell'Interno.

Virginio Merola
Virginio Merola è nato a Santa Maria Capua Vetere, in Provincia di Caserta, nel 1955. Vive a Bologna dal 1960. E' diplomato al liceo Minghetti e laureato in Filosofia presso l'Università di Bologna. Ha lavorato presso la Società Autostrade, ed è stato delegato e responsabile sindacale Cgil del settore autostrade.

Giuseppe Dozza
Giuseppe Dozza è nato a Bologna il 29 novembre 1901, in via Orfeo. Figlio di fornai, a 13 anni è fattorino in una agenzia di trasporti. Si iscrive al Partito Socialista Italiano e nel 1920 è segretario dei giovani socialisti. Dopo il congresso di Livorno del 1921 aderisce al Partito Comunista d'Italia: nel 1923 è segretario nazionale della Federazione giovanile comunista e nel 1928 membro del Comitato centrale.

Flavio Delbono
Flavio Delbono è nato a Sabbioneta (Mantova) nel 1959. Il padre Aldo è vigile urbano e prima fabbro e sindacalista della CISL, la madre Luigia è ricamatrice.Dopo il liceo scientifico si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio a Parma, dove si laurea nel 1982.
Altre risorse
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Nuvole in Appennino
Può capitare che gli autori di fumetti - tipi strani, un po' matti, solitari - si ritirino a disegnare o a vivere fuori città, portando con sé solo carta e matita. Ogni tanto, però, nei loro lontani rifugi si radunano e allora son chiacchiere e bicchieri di vino.