Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

22 gennaio 1945

Bologna non è "città aperta", ma si ripopola

Il Feldmaresciallo Kesselring, comandante della Wehrmacht, prevede che la città possa essere inclusa nella zona di combattimento. In una lettera al podestà Agnoli, datata 22 gennaio, scrive:

“Nonostante gli sforzi che io compirò per non fare senz'altro di Bologna un campo di battaglia, pur tuttavia necessità militari imposte dal nemico mi possono costringere a comportarmi diversamente”.

E' la fine di numerosi tentativi, fatti dal Podestà con l'appoggio della chiesa locale, di far dichiarare Bologna “città aperta” e preservarla completamente dai bombardamenti e dai combattimenti casa per casa.

Il 18 luglio 1944 l'ing. Agnoli ha ottenuto alcune concessioni da Kesselring - dislocazione in periferia e in provincia di truppe e uffici militari, deviazioni dei convogli fuori dal centro urbano - ma il comandante tedesco ha rimandato al nemico la responsabilità di eventuali azioni di guerra, vista anche la “particolare posizione di nodo centrale di traffico della città”.

Bologna è divenuta di fatto “città bianca” - o zona franca - dopo il gigantesco bombardamento del 13 ottobre 1944, che ha risparmiato l'area degli ospedali.

Da allora il centro cittadino si è ripopolato, invertendo la situazione creatasi dopo la disastrosa incursione del 25 settembre 1943, quando la maggior parte degli abitanti è fuggita dall'area.

Con l'approssimarsi del fronte di guerra, oltre al ritorno degli sfollati si è assistito alla corsa in città dei contadini, con le loro masserizie e le bestie. Vengono trovati caserme e garage vuoti, che si trasformano in stalle.

Nell'inverno del 1944 Bologna arriva ad avere oltre 600 mila abitanti e ad ospitare, tra le sue antiche mura, un numero imprecisato di animali di grossa taglia e da cortile.

Il comandante tedesco gen. Von Senger ricorderà nelle sue memorie che “gli animali erano sistemati un pò dovunque, negli androni, nei cortili e persino nelle chiese in attesa di essere macellati”.

Secondo una nota del Ministero dell'Interno, in questi mesi il clima sociale a Bologna è deprimente e la città è in pieno marasma:

"Dalle campagne gli abitanti, spogli di tutto, scendono in città e non sanno dove rifugiarsi". Bivaccano giorno e notte nei rifugi ricavati sotto le colline, "con quali inconvenienti dell'igiene e della morale si può ben comprendere". Anche i soldati provenienti dal fronte portano malattie.

Lo stato presunto di Bologna "città bianca" induce molti a rimanere entro le mura "vivendo nelle cantine, soffrendo il soffribile, in attesa che passi la bufera della battaglia".

Approfondimenti
  • Gian Luigi Agnoli, Padre Domenico Acerbi missionario domenicano dalla mano di Dio, Bologna, Asterisco, 2000, pp. 241-242
  • Mario Agnoli, Bologna, città aperta. Settembre 1943 - aprile 1945, Bologna, Tamari, 1975
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, vol. 1., Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Comune-ISREBO, 2005, pp. 54-55
  • Luciano Bergonzini, Bologna 1943-1945. Politica ed economia in un centro urbano nei venti mesi dell'occupazione nazista, lettera ed osservazioni di Giorgio Amendola, Bologna, CLUEB, 1980, pp. 26-27
  • Luciano Bergonzini, Bologna non fu città aperta, in "Resistenza oggi. Quaderni di storia contemporanea bolognese", 1, 2000, pp. 49-52
  • Luciano Bergonzini, Politica ed economia a Bologna nei venti mesi dell'occupazione nazista, Imola, Galeati, 1969, pp. 24-25
  • Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna, settembre 1943 - aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, pp. 206, 215-224, 226
  • Bologna 1937-1987. Cinquant'anni di vita economica, a cura di Fabio Gobbo, Bologna, Cassa di Risparmio in Bologna, 1987, p. 39
  • Bologna 1938-1945: guida ai luoghi della guerra e della Resistenza, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005, p. 75
  • Gabriele Bonazzi, Bologna nella storia, Bologna, Pendragon, 2011, vol. II, Dall'Unità d'Italia agli anni Duemila, pp. 178-179
  • Armide Broccoli, La resa dei conti, Milano, Vangelista, 1975, pp. 238-239
  • Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, vol. 1: Luciano Bergonzini, La lotta armata, Bari, De Donato, 1975, pp. 368-369
  • Ena Frazzoni, Bologna città aperta, in id., Note di vita partigiana a Bologna, Bologna, Tamari, 1972, pp. 181-199
  • I giorni di Bologna Kaputt, a cura di Luca Goldoni, Aldo Ferrari, Gianni Leoni, Bologna, Edizioni Giornalisti associati, 1980, p. 42
  • Marco Marozzi, Bologna bella e carogna, Argelato, Minerva, 2020, p. 24
  • Nazario Sauro Onofri, Il triangolo rosso, 1943-1947. La verità sul dopoguerra in Emilia-Romagna attraverso i documenti d'archivio, Roma, Sapere 2000, 1994, p. 26
  • Donata Pracchi, Una fra le tante. Gabriella Zocca, memorie di Bologna, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 68-69
  • La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, pp. 165, 261-266
  • Werther Romani, Mauro Maggiorani, Guerra e Resistenza a San Lazzaro di Savena, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2000, p. 207
  • Frido von Senger und Etterlin, Combattere senza paura e senza speranza, Milano, Longanesi, 1968, pp. 503-505
  • Avvenire. Bologna 7. Giuseppe Stanzani, L' Arcivescovo e la città negli anni della guerra

 

 

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