Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

28 ottobre 1923

La Casa del Fascio e i Gruppi rionali

Dove
Palazzo Ghisilardi Fava, Via Manzoni, 4, 40121 Bologna BO

Bologna è una delle prime città in Italia a dotarsi della Casa del Fascio, istituzione nata per consolidare e propagandare il movimento mussoliniano dopo la sua costituzione in partito politico.

All'inizio del 1922, il segretario Arpinati sceglie un antico edificio del centro, palazzo Ghisilardi-Fava (o Palazzo Fava Ghisilardi), di proprietà del Comune, e ne affida il restauro all'architetto Giulio Ulisse Arata (1881-1962).

La ristrutturazione comporterà gravi manomissioni e alterazioni degli spazi interni e la rimozione e la perdita di numerosi resti archeologici (sul luogo si trovava anticamente un castello e poi il palazzo comitale).

Lo storico dell'arte Francesco Malaguzzi Valeri loderà comunque - in un articolo apparso nel 1926 sul "Resto del Carlino" - il risultato ottenuto dal Podestà "nel ripristinare il bel palazzo quattrocentesco del Fascio di Bologna, nel ridarvi alla luce e all'arte saloni, soffitti originali, decorazioni".

In breve tempo la Casa diventa la vera e propria centrale operativa del fascismo bolognese. Vi trovano sede, oltre al partito, l'Università Fascista (inaugurata il 29 ottobre 1924), la cappella dei Martiri fascisti, la biblioteca (inaugurata il 1° marzo 1925), la redazione del periodico "L'Assalto" e del mensile "Vita Nova".

Vi saranno inoltre un ufficio postale e telegrafico, un ristorante e un albergo diurno, "il più grande, il più moderno e il più completo fra gli esistenti in Italia", con quaranta gabinetti, saloni da barbiere, parrucchiere per signora, depositi bagagli.

A supportare l'attività del partito fascista vengono inoltre istituiti i Gruppi rionali (o Circoli rionali). Saranno quattordici nel 1938, ognuno guidato da un gerarca locale, il Fiduciario, e dotato di una propria sede nella periferia cittadina.

Le sedi sono a volte ex case del popolo requisite alle organizzazioni di sinistra, altre volte sono costruzioni apposite, come quella in via Matteotti (poi Teatro Testoni), edificata grazie a una sottoscrizione obbligatoria tra gli abitanti della Bolognina.

Tra le sedi più connotate è quella del nucleo Malcantone del Gruppo Meloncello, che avrà il portone sormontato da due enormi fasci disegnati dall'ing. Gasparri, impegnato in zona nella costruzione della Funivia.

Il GR di via San Mamolo sarà in un primo tempo intitolato allo stesso Arpinati. Cambierà denominazione (GR "Mario Becocci") nel 1933, dopo la sua caduta in disgrazia.

Secondo Torquato Nanni, amico e agiografo del segretario, i gruppi rionali sono "il segreto della coesione e della disciplina" del fascismo bolognese, attraverso i quali esso ha "un quotidiano e metodico contatto col popolo".

All'interno della sede, vera e propria "casa dell'operaio", si possono trovare l'ambulatorio medico, una piccola biblioteca, la sala cinematografica, l'asilo e la cooperativa. Qui lo squadrista eleva il proprio spirito e "diventa un prezioso elemento di ordine sociale".

Approfondimenti
  • Umberto Beseghi, Palazzi di Bologna, 2. ed., Bologna, Tamari, 1957, pp. 228-232 (Palazzo Ghisilardi Fava)
  • Bologna 1938-1945: guida ai luoghi della guerra e della Resistenza, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005, p. 28, 34
  • Bologna in cronaca. Notiziario cittadino del nostro secolo, 1900-1960, a cura di Tiziano Costa, Bologna, Costa Editore, 1994, p. 42
  • Bologna 1938-1945. Guida ai luoghi della guerra e della Resistenza, progetto e cura di Brunella Dalla Casa, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005
  • Gabriele Bonazzi, Bologna nella storia, Bologna, Pendragon, 2011, vol. II, Dall'Unità d'Italia agli anni Duemila, pp. 150-151
  • C'era Bologna. Porta per porta la città rivela i suoi antichi segreti, a cura di Tiziano Costa e Oriano Tassinari Clò, Roma, Newton periodici, 1991, vol. 3., p. 805 sgg.
  • Francesca Cerioli, Ilaria Cornia, Bologna di selenite. Una pietra racconta, Bologna, Studio Costa, 2002, p. 64 (lavori 1923-1925)
  • Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 86
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati: ascesa e caduta di un gerarca di provincia, in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, pp. 502-504 (foto)
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013, pp. 117, 125-132
  • Carlo De Angelis, Tra fantasia e utopia: i progetti interrotti per Bologna, in: Le Bologne possibili, Bologna, Centro stampa Regione Emilia-Romagna, 2016, pp. 45-46
  • Fascismo bolognese. I gruppi rionali, Bologna, Grafiche Nerozzi, 1938
  • Giulio Ulisse Arata. Architetture in Emilia Romagna, Piacenza, Giovanni Marchesi, 2012, pp. 93, 110-111, 130 (foto)
  • Flavio Mangione, Le case del fascio in Italia e nelle terre d'Oltremare, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, 2003, pp. 191-196
  • Jean Pascal Marcacci, Razionalismo e Linea Gotica. Architetture del Duce degli anni Trenta del Novecento in Emilia e Romagna, Bologna, Persiani, 2022, pp. 60-61
  • Rossano Pancaldi, L'Università Fascista di Bologna e Giovanni Gentile. Una conferenza inedita del 1930, in: "Giornale critico della filosofia italiana", 91 (2012), pp. 82-124
  • Pier Paola Penzo, L'urbanistica incompiuta. Bologna dall'età liberale al fascismo, 1889-1929, Bologna, CLUEB, 2009, pp. 118-126
  • Giancarlo Roversi, La tromba della fama. Storia della pubblicità a Bologna, Casalecchio di Reno, Grafis - Bologna, Banca Popolare di Bologna e Ferrara, 1987, p. 316 (ill.)
  • Paola Barbara Sega, L'arte decorativa di Emilio Prazio a Bologna tra le due guerre, in: Arti a confronto. Studi in onore di Anna Maria Matteucci, a cura di Deanna Lenzi, Bologna, Editrice Compositori, 2004, p. 525
  • Fiorenza Tarozzi, Nuova amministrazione, nuova classe dirigente, in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, pp. 170-172, 178-179
  • Via Indipendenza. Sviluppo urbano e trasformazioni edilizie dall'Unità d'Italia alla Seconda guerra mondiale, a cura di Maria Beatrice Bettazzi, Elda Brini, Paola Furlan, Matteo Sintini, Bologna, Paolo Emilio Persiani, 2017, p. 171

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