Boicottaggi e violenze delle leghe rosse nelle campagne

9 agosto 1920, 00:00

Durante le agitazioni sindacali in corso nelle campagne del bolognese, avvengono ripetuti episodi di violenza: circa 190 incendi e danneggiamenti e una ventina di omicidi e ferimenti.

Tra le forme di lotta più radicali vi sono il sabotaggio dei mezzi agricoli e il taglio delle viti. Gli animali vengono talvolta azzoppati.

I mezzadri e i braccianti, che non vogliono iscriversi alla Camera del Lavoro confederale - oppure aderiscono alle leghe bianche (cattoliche) o gialle (repubblicane) - diventano nemici da combattere con tutti i mezzi.

Le leghe rosse costringono con la forza gli agrari e le Fratellanze cattoliche a servirsi degli uffici di collocamento sindacali per l'assunzione di manodopera avventizia.

Anche i mezzadri non schierati con la Lega subiscono pressioni, insulti, minacce, talvolta percosse. A Molinella si hanno pubbliche abiure con passaggi forzati alla Federterra.

In occasione degli scioperi, i braccianti organizzano la vigilanza contro i crumiri, reclutati dai proprietari anche in altre provincie, boicottano i lavori agricoli e la cura del bestiame.

I capilega sindacali impongono a volte taglie da 100 a 500 lire per la ripresa del lavoro: oltre 400 di essi saranno coinvolti più avanti in processi di estorsione e subiranno ritorsioni e vendette.

A Casalecchio di Reno, ad esempio, i dirigenti della locale lega contadina verranno arrestati e imprigionati nel Forte Urbano di Castelfranco.

Saranno processari con l’accusa di aver danneggiato le proprietà di alcuni agrari e condannati a oltre due anni di carcere. Una volta scarcerato, Mario Cavazza sarà legato e percosso dai fascisti.

Nei mesi di luglio e agosto sono organizzate spedizioni punitive contro i proprietari e i coloni, che hanno deciso di trebbiare nonostante il divieto della lega.

Tra i più frequenti episodi di intimidazione vi sono il taglio delle viti e l'incendio dei pagliai nei poderi dei contadini refrattari.

Quasi ogni giorno i giornali riportano notizie di danneggiamenti e distruzioni di colture, incendi di magazzini, sabotaggi di macchine agricole, intimidazioni e aggressioni personali. A volte gli scontri lasciano vittime sul campo.

Un episodio di particolare gravità avviene il 9 agosto a Portonovo di Medicina, dove centinaia di contadini in lotta disarmano e sopraffanno i guardiani delle trebbiatrici.

Alla fine si contano diversi feriti e quattro morti, un bracciante e le guardie campestri Gesù Ghedini, Roberto Poletti e Luigi Barbieri, che hanno “voluto difendere il proprio diritto di lavoratori, contro gli scioperanti bolscevichi” (Enc. Treccani, 1934).

Il segretario del PNF Farinacci ricostruirà così l'eccidio: i leghisti “spararono molto bene, come provetti cacciatori di anitre, senza trepidazione, e colpirono quasi tutti i liberi lavoratori; quindi si gettarono sui feriti per finirli a colpi di rivoltella, di pugnale e di randello”.

Per questo fatto luttuoso nel 1924 il Tribunale condannerà 23 braccianti “rossi” a pene variabili tra i 7 e i 30 anni - per un totale di 251 anni di reclusione - al termine di un processo svolto in un clima di grave intimidazione.

In alcuni comuni i leghisti sono accusati di vendemmiare l'uva padronale e "trattenerla a disposizione delle organizzazioni socialiste". La Federazione dei Lavoratori della Terra invita, però, gli operai a non prestarsi a quella che ritiene una provocazione dell'Agraria.

Dalle colonne dell'"Avvenire d'Italia" l'on. Paolo Cappa denuncia giornalmente, nella rubrica Agitazioni agrarie, le malefatte dei "rossi", mentre la stampa nazionalista si scaglia a più riprese contro i socialisti, chiamandoli distruttori, sabotatori o addirittura "necrofori" che "vivono sui cadaveri".

Anche nel campo socialista non mancano critiche ai metodi di lotta delle "leghe onnipotenti".

Approfondimenti
  • Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, p. 171
  • Antifascismo e Resistenza a Casalecchio di Reno. Documenti e testimonianze, a cura di Graziano Zappi (Mirco), Bologna. Libreria Beriozka, 1988, p. 25
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, pp. 121-123, 154-155, 222-223, 351, 357
  • Dalla guerra al boom. Territorio, economia, società e politica nei comuni della pianura orientale bolognese, vol. 2: Mirco Dondi, Tito Menzani, Le campagne. Conflitti, strutture agrarie, associazioni, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005, pp. 67-68, 74
  • Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 294
  • Emilio Gentile, E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma, Roma, Bari, GLF editori Laterza, 2012, pp. 11-12
  • Alessandro Molinari Pradelli, Bologna tra storia e osterie. Viaggio nelle tradizioni enogastronomiche petroniane, Bologna, Pendragon, 2001, pp. 61-62
  • Alessandro Molinari Pradelli, Osterie e locande di Bologna. La grassa e la dotta in gloria della tavola: folclore, arte, musica e poesia nelle tradizioni contadine e gastronomiche della città felsinea, Roma, Newton Compton, 1980, pp. 104-107
  • Le origini del fascismo in Emilia-Romagna. 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, pp. 199-200
  • Annalisa Padovani, Stefano Salvatori, Cronaca del nazionalismo e del fascismo a Bologna dal 1918 al 1923. Nomi, fatti, luoghi, Bologna, Tinarelli, 2011, pp. 73-79, 134-135
  • Antonio Senta, Rodolfo Vittori, Guerra civile. Bologna dal primo dopoguerra alla marcia su Roma (1919-1922), Milano, Zero in condotta, 2024, pp. 92, 105-107
  • Su, compagni, in fitta schiera. Il socialismo in Emilia-Romagna dal 1864 al 1915, a cura di Luigi Arbizzani, Pietro Bonfiglioli, Renzo Renzi, Bologna, Cappelli, 1966, pp. 229-233
  • Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo, a cura di Sergio Soave, Scandicci, La nuova Italia, 1995, p. 191, 237 nota 47