Biblioteca Universitaria

via Zamboni, 35

Nella sala di lettura della Biblioteca Universitaria (più che nuda, squallida) il numero dei frequentatori variava sempre (e certo varia ancora) a seconda delle vacanze e degli esami, del caldo e del freddo della stagione. Il freddo, più ancora degli esami, valeva a riempire la sala riscaldata di studenti, tolti spesso dall'indugiare nelle vie da un metro di neve e da una temperatura siberiana. Ma poi al primo tepore di maggio ben preferivano starsene per le vie piene di gente o andasene per i bellissimi colli, che fiancheggiano, dalla parte di mezzogliorno, tutta la città.

(C. Ricci)

Il vaso grande del Dotti

Per Luigi Ferdinando Marsigli al centro dell'attività dell'Istituto delle Scienze doveva esserci fin dall'inizio una ricca biblioteca, provvista di libri delle migliori edizioni, curata da un bibliotecario di ruolo e affiancata da un gabinetto per la rilegatura e da una stamperia.

In attesa di apprestare il "vaso grande" dei libri, una prima "libraria" venne ordinata nel 1724 dal Piacentini in una galleria a cui si accedeva dalla loggia al primo piano di Palazzo Poggi. Alla morte del Marsigli, nel 1730, il programma della biblioteca non era ancora completato.

Il rilancio del progetto avvenne negli anni '40 per diretto interessamento di papa Clemente XII, che definì quella dell'Istituto delle Scienze una biblioteca pubblica, con il privilegio, cioè, del versamento obbligato degli stampati.

Nel 1735 si aprì la possibilità di sfruttare nuovi spazi nel palazzo e l'architetto Carlo Francesco Dotti progettò un grande "vaso" rettangolare con otto ampie finestre, terminato nel 1744.

Al completamento della biblioteca diede grande impulso il cardinale Lambertini, poi papa Benedetto XIV, che promosse lasciti, donò la sua personale libreria e una pregevole raccolta di stampe, e fece costruire, a proprie spese, le scansie "in splendida noce di vena".

A coronamento dei lavori dell'Aula Magna, nel 1759 vennero collocati in cima alle scansie i busti in terracotta dipinta di 28 bolognesi, opera degli scultori Petronio Tadolini, Filippo Scandellari e Filippo Balugani.

Nel 1777-79 Gian Giacomo Dotti, succeduto al padre, costruì nuove sale per la biblioteca, mentre al piano inferiore si installò la stamperia di Petronio della Volpe.

Nel periodo napoleonico la biblioteca dell'Istituto delle Scienze fu spogliata dai francesi di parecchi codici e incunaboli. Per converso, vi confluirono i manoscritti più preziosi delle biblioteche e degli archivi dei conventi soppressi.

Di medesima provenienza furono varie suppellettili e scansie. L'architetto Angelo Venturoli potè rinnovare l'antica libreria del Piacentini con scaffali della soppressa biblioteca dei francescani.

Biblioteca dell'Università

Dal 1802 la biblioteca di Palazzo Poggi diventò la Biblioteca Centrale dell'Università Nazionale.

Nel corso dell'800 si arricchì di notevoli fondi documentari: nel 1834 acquisì i manoscritti di Malpighi, nel 1857 la libreria del cardinale Mezzofanti.

Il "principe dei poliglotti" fu all'inizio del secolo bibliotecario dell'Universitaria. Dedicava gran parte delle sue giornate di lavoro ad accogliere i forestieri in visita a Palazzo Poggi o alla pinacoteca dell'Accademia.

Tutti rimanevano ammirati dalle sue prodigiose capacità linguistiche e la sua fama si diffuse in Europa. Dopo la morte gli fu dedicata la sala manoscritti, dove "ordinariamente sedeva".

Olindo Guerrini bibliotecario

Studiare, meditar che cosa? Il clarinetto non glielo sentii mai suonare là dentro nel gabinetto direttoriale, né posso asserire che ci tenesse la macchina fotografica: credo, sì, che uscisse di là più d'una pornografia in rima a infamar il nome di argia Sbolenfi e a sfamare il compilatore dell'E'permesso?; credo che ivi fosse concepita più di una burla e tempo andasse speso in amene ricerche su vecchie carte; ed anche son certo che da galantuomo qual era il Guerrini adempiesse agli obblighi del suo ufficio nonostante l'aria troppo ostentata di meneimpippo.

(A. Albertazzi)

Dal gennaio 1876 il poeta e scrittore Olindo Guerrini entrò come volontario nella Biblioteca Universitaria e in seguito vi fece carriera: nel 1880 fu promosso assistente di seconda classe e nel 1883 di prima classe. Nel 1885 divenne direttore e l'anno seguente fu inquadrato nella qualifica di bibliotecario.

In biblioteca poté svolgere ricerche erudite, quali la monografia La vita e le opere di Giulio Cesare Croce, pubblicata nel 1879, uno dei primi importanti contributi critici sul creatore di Bertoldo. Nell'atrio della biblioteca c'è un medaglione in suo onore con iscrizione dettata da Giuseppe Albini:

Olindo Guerrini
bibliotecario dal 1885 al 1912
negli scritti eruditi
accurato e attraente
fu poeta di vivace vena
con l'arguzia sul labbro
e nobili sensi nell'animo.

Con lui collaborò per alcuni anni il ravennate Corrado Ricci, allievo di Carducci, che in seguito diventò famoso, oltre che per le sue qualità di scrittore e saggista, per la sua attività di conservatore dei beni artistici.

Oltre al volume Studi e polemiche dantesche del 1880, il frutto più noto del loro sodalizio fu il poemetto giocoso in quattro canti Giobbe. Serena concezione di Mario Balossardi, stampato nel 1882. Guerrini venne aiutato da Ricci anche nella compilazione del catalogo dei manoscritti dell'Universitaria, poi completato da Carlo e Lodovico Frati. Ricci e Guerrini divennero famosi anche per gli scherzi che ordivano insieme: erano

tutti e due spiriti arguti, lieti se potevano trovare modo di pigliare a gabbo il prossimo, una insieme n combinavano ed un'altra ne facevano per divertire gli altri e sé. (G. Guerrini)

Tra le vittime delle loro beffe c'era il dott. Alberto Bacchi della Lega, che dal 1885 fu aiuto bibliotecario all'Universitaria. Egli fu l'autore, con Luigi Razzolini, della Bibliografia dei testi di lingua citati dall'Accademia della Crusca. Dal 1888 divenne segretario di Carducci nella R. Commissione per i testi di lingua e poi segretario particolare del poeta.

Le meditazioni letterarie di Dino Campana

Cosa faceva Dino Campana a Bologna nel 1912, studente di chimica e poeta, "assente pertinace alle lezioni e agli esami"? Secondo il suo migliore amico di allora, Federico Ravagli, trascorreva le giornate "in assoluta comunanza di vita, in solidale fraterno cameratismo coi goliardi".

Anche con loro sapeva, però, isolarsi, assentarsi, attendere da solo agli "ozi letterari". Poteva leggere poesie o correggere manoscritti nel pieno della baraonda goliardica, ma spesso cercava luoghi più tranquilli "per le sue meditazioni letterarie", come la latteria dell'Ada in via Zamboni o la biblioteca universitaria.

In mezzo ai libri antichi trovava rifugio dopo le sue improvvise, violente sfuriate, dovute forse al progredire inesorabile della malattia mentale. Lo si ritrovava, come se nulla fosse successo, "quieto, tranquillo, paziente, nella biblioteca dell'università: curvo su un libro, con un foglio davanti, come uno studente che prepara la tesi".

In sala lettura copiava per gli amici brani dalla Gaja Scienza di Nietzsche, usando la carta intestata azzurrina del bar Nazionale. A Mario Bejor regalò il pensiero "le donne e la loro influenza sulla lontananza", invitandolo a meditare.

Amava "lo stanzone polveroso dagli stinti tavoloni" dell'universitaria, "il lucido e silenzioso luogo di studio". Un giorno però trovò tutto ripulito e ordinato e allora cominciò a protestare, lamentandosi di non poter più fumare e bere liberamente e accusando della spiacevole novità il gentil sesso: "Per le donne, sempre per le donne!".

Approfondimenti
  • Adolfo Albertazzi, Il Carducci in professione d'uomo. Ricordi e aneddoti, a cura di Stefano Scioli, Lanciano, Carabba, 2008, p. 73
  • Adolfo Albertazzi, La trinità letteraria di Bologna, in: Bologna nell'Ottocento, a cura di Giancarlo Roversi, Roma, Editalia, 1992, pp. 133-137
  • Albo carducciano. Iconografia della vita e delle opere di Giosue Carducci, Bologna, Zanichelli, 1980, p. 101
  • Mario Bejor, Dino Campana a Bologna 1911-1916, a cura di Antonio Castronuovo, Roma, Elliot, 2018, p. 15, 55
  • Bologna. Parole e immagini attraverso i secoli, a cura di Valeria Roncuzzi e Mauro Roversi Monaco, Argelato, Minerva, 2010, p. 185
  • Guido Guerrini, Olindo Guerrini, Corrado Ricci e le beffe che combinavano insieme, in: "Strenna della Fameja bulgneisa", 1958, p. 99
  • Palazzo Poggi. Da dimora aristocratica a sede dell'Università di Bologna, a cura di Anna Ottani Cavina, Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1988, pp. 68-78
  • Federico Ravagli, Dino Campana e i goliardi del suo tempo, 1911-1914. Autografi e documenti, confessioni e memorie, Bologna, CLUEB, 2002, p. 85, 87
  • Corrado Ricci, Guido Zucchini, Guida di Bologna, nuova ed. ill., Bologna, Alfa, 1976, pp. 103-104
  • Università degli studi di Bologna, Monumenti ed iscrizioni. Palazzo centrale, Accademia delle scienze dell'istituto, Biblioteca, Facolta e loro istituti, a cura di Ferdinando Rodriquez, Bologna, Tipografia Compositori, 1958, p. 57