1778-1827

A Bologna

Il primo soggiorno di Foscolo a Bologna è del 1797. Il poeta milita come volontario nei cacciatori a cavallo della Repubblica Cispadana. Presto però si congeda da questo servizio per motivi di salute. Nel frattempo dà alle stampe l'ode A Bonaparte liberatore, dedicata alla città di Reggio Emilia, dove per la prima volta è stato innalzato il tricolore. Il 23 maggio 1797, di ritorno a Venezia, dove intende "spargere le prime lagrime libere", riceve dal capoluogo felsineo la nomina a tenente onorario della Legione Cispadana.

Torna a Bologna nel 1798, dopo che Napoleone, con il trattato di Campoformio, ha ceduto Venezia all'Austria. Qui collabora al giornale il "Genio Democratico", pubblicato tra il 23 settembre e il 13 ottobre dallo stampatore Canetoli. Sua è una rubrica contenente istruzioni politico-morali, brevi scritti finalizzati all'educazione del popolo. In novembre ottiene un impiego presso la Sezione criminale del Dipartimento del Reno ed è nominato aiutante del Cancelliere del Tribunale di Bologna.

Sul finire dell'anno il libraio Jacopo Marsigli, stampatore del "Quotidiano", inizia a pubblicare un suo romanzo epistolare, ancora senza titolo (nel Piano di studi del poeta è indicato come Laura, lettere): si tratta di un insieme di lettere inviate da Jacopo Ortis all'amico Lorenzo F. La partenza del poeta nell'aprile 1799, arruolato nella Guardia Nazionale, interrompe la stampa alla lettera XLV e lascia l'opera incompiuta.

Nell'aprile del 1799, divenuto capitano della Guardia Nazionale e aiutante del generale francese Fripoult, Foscolo è ferito vicino a Cento di Ferrara durante uno scontro con gli Imperiali ed è costretto a riparare sulle colline attorno a Bologna.

Dopo una sosta a Calcara nella villa Turrini, si rifugia nell'abbazia di Monteveglio, dove trascorre alcuni giorni di vita monastica, sotto il falso nome di Lorenzo Aldighieri.

Durante una fuga con la sorella del comandante della Guardia Nazionale, è arrestato come sospetto agente austriaco. Rimane alcuni giorni prigioniero nella Rocca di Vignola ed è poi trasferito a Modena. Verrà rimesso in libertà il 12 giugno, all'arrivo del generale francese Mac Donald e parteciperà, aggregato a un reggimento di ussari cisalpini, alla battaglia della Trebbia.

Tra il 14 agosto e il 15 settembre del 1814 Foscolo intrattiene una fitta corrispondenza con la contessa Cornelia Rossi Martinetti, donna piena di fascino e animatrice a Bologna di un famoso salotto mondano. Un suo tentativo di approccio amoroso rimane senza esito. Cornelia sarà ritratta nelle Grazie come Polinnia, la musa della lirica, sullo sfondo dell' "armonioso speco", cioè della cripta della chiesa sconsacrata di S. Vitale, trasformata in una "tavernetta" ante-litteram:

Ciò che tu puoi mi dona
e poi lascia che io sogni
e che deliri
un bacio poi un altro.

La vita in breve

Foscolo nasce il 6 febbraio 1778 nell'isola greca di Zante, da padre veneziano e madre greca. Dopo la morte del padre la famiglia si trasferisce a Venezia.

Qui Ugo compie la sua istruzione, si innamora della letteratura, partecipa agli eventi politici, manifestando simpatie per Napoleone. Assume l'incarico di segretario della Società d'istruzione pubblica nel governo democratico istituito a Venezia nel 1797.

Dopo Campoformio fugge dalla Serenissima e ripara a Milano. Qui stringe rapporti di amicizia con Vincenzo Monti e incontra il Parini. Per un breve periodo è redattore del "Monitore italiano" di Melchiorre Gioia.

L'anno seguente si trasferisce a Bologna, dove inizia una collaborazione con "Il Genio democratico" e dà alle stampe i primi capitoli dell'Ortis. Terminato il soggiorno nella città emiliana, partecipa alla difesa di Genova al comando del generale Massena.

Tra il luglio e l'agosto del 1799 compone il Discorso su la Italia, dove è espressa la speranza di una repubblica italiana indipendente. La grande vittoria di Marengo lo induce a tornare a Milano, dove si arruola nuovamente col grado di capitano. Agli ordini del generale Pino combatte gli insorgenti in Romagna.

Nell'estate del 1800 compone l'ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, rielabora e termina Le ultime lettere di Jacopo Ortis e conclude l'ode All'amica risanata, dedicata al suo nuovo grande amore, Antonietta Fagnani Arese.

Nel 1803 pubblica la versione definitiva dei sonetti, con i quattro suoi più famosi: Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla Musa. Dello stesso anno è la traduzione in endecasillabi sciolti della Chioma di Berenice di Catullo, accompagnata da quattordici Considerazioni e quattro Discorsi, che contengono la sua poetica, ispirata al neoclassicismo di Winckelmann.

Nel 1804 si reca in Francia come addetto militare e vi trascorre due anni relativamente tranquilli. A Valenciennes conosce Lady Fanny Emerytt Hamilton, che nel 1805 gli darà la figlia Floriana.

Nel 1806 ritorna a Venezia, dove ritrova la famiglia e le antiche amicizie. Dai colloqui a Verona con Pindemonte nasce l'idea del carme Dei Sepolcri, pubblicato nel 1807 a Brescia presso l'editore Bettoni. Comincia, in accordo con Monti, la traduzione del primo libro dell'Iliade.

Congedato dal servizio militare, nel 1808 ottiene per breve tempo la cattedra di eloquenza all'Università di Pavia. Il 22 gennaio 1809 pronuncia la prolusione Dell'origine e dell'ufficio della letteratura, con al centro il rapporto fra letteratura e società.

Tornato ancora una volta a Milano, inizia per lui un periodo di difficoltà economiche e contrasti con i letterati di regime. Rompe con Monti e la sua tragedia Ajace, rappresentata nel 1811 alla Scala, è un insuccesso.

Nel 1812 si trasferisce a Firenze, dove inizia la stesura dell'inno Alle Grazie. Nella villa di Bellosguardo vive, fino al 1813, un periodo positivo sia dal punto di vista affettivo che creativo. Amato da Quirina Mocenni Magiotti, lavora intensamente: scrive un carme mitologico, la tragedia Ricciarda, traduce altri canti dell'Iliade.

Dopo l'abdicazione di Napoleone, nel 1814 torna per l'ultima volta a Milano. Il governo austriaco gli offre la direzione di una rivista letteraria, ma l'obbligo di giurare fedeltà all'Imperatore lo fa fuggire per sempre dall'Italia.

Ripara in Svizzera, dove vive per un periodo tra Lugano e Zurigo sotto falso nome e nel settembre 1816 raggiunge Londra. Qui, accolto nell'alta società, si dedica alla pubblicazione delle sue opere e allo studio dei classici della letteratura italiana. Fa una vita dispendiosa ed è assediato dai creditori. Nel 1824 è per breve tempo incarcerato per debiti. Costretto a vivere in quartieri malsani, si ammala di tubercolosi e muore il 10 settembre 1827 nel villaggio di Turnham Green. Nel 1871 le sue ceneri saranno traslate a Firenze nella basilica di Santa Croce.

  • Andrea Campana, Prosa e poesia dal triennio giacobino al governo provvisorio, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 132-133
  • Bologna Caput Mundi. I grandi e la città da Dante ai giorni nostri, testi di Fabio Morellato, foto di Paolo Zaniboni, Gianni Castellani, ricerca storica e bibliografica di Isabella Stancari, Bologna, L'inchiostroblu, 2011, pp. 108-113
  • Bologna nell'Ottocento, a cura di Giancarlo Roversi, Roma, Editalia, 1992, pp. 87-88
  • Andrea Emiliani, La polis culturale bolognese, in: I laboratori storici e i musei dell'Università di Bologna, vol. 1., La città del sapere, Milano, Silvana, 1987, p. 33
  • Maria Antonietta Terzoli, Foscolo, Roma, GLF editori Laterza, 2000

Internet:

Luoghi
  • Giardino Martinetti - Collegio Ungarelli via San Vitale, 56
  • Stamperia Marsigli via Cesare Battisti, 21
  • Caffè dei Grigioni via Ugo Bassi, 1/2
  • Giardino della Montagnola via Indipendenza
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